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Come è nato Mamma in Corriera e perché è diventato (Mamma) in Corriera - 
Update: e poi In corriera e basta

Ho aperto un blog perché volevo dimettermi da mamma. Cioè. Dopo la nascita di Gabriele il mondo aveva smesso di considerarmi la stessa persona di prima, con i suoi interessi, le sue passioni, il suo lavoro, e mi aveva appiccicato addosso questa etichetta di “mamma” che fagocitava tutto. E io non lo sopportavo.

Tempo prima Marito, uomo e padre di grande spirito, aveva designato con il termine “mamma in corriera” (opposto a “donna in carriera”) una persona a noi molto vicina, che dopo un brillante percorso in azienda aveva pensionato i tailleurini neri per infilarsi nelle tutone di felpa della mamma a tempo pieno. Anche se non in modo così letterale – io avevo continuato a lavorare, ma qualcuno per me aveva deciso che, viste le mutate condizioni del mio stato di famiglia, non potevo continuare a ricoprire il mio ruolo – io mi sentivo esattamente così. Ché si sa, l’abito non fa il monaco e non serve una tutona per fare una mamma. La tutona è uno stato dell’anima. Da qui il titolo.

La corriera è una bella metafora: si ferma in un sacco di posti, vede tanta gente. Si può guidare in molti modi diversi, poi, una corriera. C’è per esempio il giorno in cui l’autista si sente sportivo e corre come un pazzo su e giù per monti e per valli; un altro giorno c’è la nebbia, e sembra di guidare nelle nuvole, ed è tutto molto ovattato; ci sono i giorni di sole alto, di luce spietata, di spettacolari albe, che viene voglia di fermarsi sul ciglio di una strada e stare là semplicemente a sorprendersi; ci sono le notti, anche, quelle in cui le strade sono tutte buie; e poi c’è il traffico oppure il deserto nelle strade, una manifestazione e uno sciopero generale, i cantieri aperti. Ecco, la mia corriera io la porto dappertutto, finché posso.

L’ho sempre pensato così, questo blog: il mio spazio di libertà, dove posso dare voce alle cose che sento, che mi piacciono, che mi interessano, dalla comunicazione che è il mio mestiere alla politica che è una delle mie passioni. Uno spazio che per me è stato importantissimo anche per fare la pace con la maternità, quella gabbia che mi stava stretta come uno strumento di tortura.

Perciò, ristabilito un equilibrio magari precario ma più equilibrato di prima, la corriera è rimasta ma la mamma adesso se ne sta a casa. Capiterà – certo che capiterà – di parlare ancora di cose mammesche, ma non è più tempo di farsene un cruccio, né tantomeno un titolo. Da qui le sopraggiunte parentesi.

Update
La mamma non ne voleva sapere di starsene tra parentesi. E allora io l'ho fatta scendere. Cioè, dopo una sosta in Autogrill non l'ho più ripresa a bordo. Che vada a viversi il suo "Pane e Tulipani" e sia felice.