giovedì, aprile 12, 2007

Cronache dalla Lucania (misteriosamente) felix: un Codice da riscrivere

Sono giorni un po' così per me, e nel casino generale faccio fatica a scrivere. Per fortuna ce n'è sempre una dal mio avamposto potentino. Come sempre, ricevo e volentieri pubblico (poi la prima volta che ci vediamo però ti insegno a pubblicare da sola, Vale...).

È di poche settimane fa un importante servizio andato in onda su Rete 4, credo che il programma fosse “Corti di cronaca” o qualcosa del genere. Se quanto hanno scoperto viene confermato dai prossimi studi, possiamo anche dare alle fiamme il best seller di Dan Brown.
Il caso è stato sollevato dal parroco di Castelmezzano, una specie di presepe incastonato nelle Piccole Dolomiti Lucane. Il don ha studiato, cercato, esplorato e alla fine (mi dicono) è stato ospite del Maurizio Constanzo Show dove ha sganciato la bomba: da lì sono passati i Templari.
Sì, i Templari, i Cavalieri, quelli del Santo Graal. E le loro tracce non si fermano a Castelmezzano. La Basilicata ne trabocca. Anzi proprio in questa terra piccola insignificante, e fra non molto disabitata, i nobili Cavalieri avrebbero fissato i loro più preziosi avamposti. A Castelmezzano, proprio sul picco della montagna, sono evidenti le tracce di un’antica chiesetta; a Acerenza risulterebbe inspiegabile la costruzione della maestosa cattedrale normanna – collocata praticamente in mezzo al deserto lucano – se al suo interno non fossero stati rinvenuti segni di ambienti nascosti sotto la cripta disseminati di simboli templari. Ancora: pare ormai accertato che il padre fondatore dell’Ordine dei Templari fosse nato a Forenza. Come se non bastasse, il castello di Lagopesole, ritenuto sinora riserva di caccia di Federico II di Svevia – qualcuno aveva pesino dubitato che l’imperatore avesse mai messo piede da queste parti – non solo è stata una delle residenze estive del teutonico, in realtà è l’unica fra le fortezze federiciane ad avere al suo interno una cappella affrescata con scene di Crociati che donano “qualcosa” all’imperatore. Non sono a caccia della poltrona da assessore al turismo – abbiamo assodato che tocca a Henry John – ma un giretto nella zona nord della regione io lo farei… hai visto mai che a 20 km da Potenza si riscrive il Codice?!

E il giro nella zona nord ho cominciato a farlo. Questa risale a ieri. Ancora una volta mi chiamano dalla scuola media di Rionero. Stessa segretaria, stesso copione: c’è una cattedra di inglese per due settimane ma dobbiamo sentire chi ti precede. Lo so. Aspetto. Non mi richiamano. Allora chiamo io. Sì, pronto, sono la prof. Mi hanno chiamato stamattina e non ho capito se domani devo venire o no. Non so niente, la segretaria non c’è e qui abbiamo da fare. Bene, mi sa che è saltato tutto. E invece, colpo di scena. Alle 8.20 stamattina mi telefona mia madre. Vale, ma hai ancora il cellulare spento?! Hanno chiamato da Rionero, vogliono sapere se accetti. (Per fortuna sulle varie domande al provveditorato ho lasciato anche il numero dei miei genitori). Pronto? Rionero? Sì, sono ancora la prof. Ieri non vi ho più sentito… La serafica segretaria risponde che c’è stato un malinteso. Fra tre quarti d’ora devo essere in aula. Traduco. Ho tre quarti d’ora per uscire di casa e fare 50 km. Caffè sul fuoco, letto disfatto, mi infilo il primo tailleur che trovo (meno male non l’ho lavato ieri come previsto), ho il cuscino stampato sulla faccia, sarà meglio metterci su un po’ di fondotinta. Abito in centro, quindi la macchina è parcheggiata ad una passeggiata da casa. La passeggiata diventa una corsa con la giacca e la borsa trascinate tipo Linus. Entro in macchina, accendo la radio – prima la inserisco, da quando me l’hanno rubata la porto in borsa, ma non rinuncio ai miei riti anche se sono in ritardo – richiamo la scuola. Sono partita, sto arrivando. Dall’altra parte, la segretaria ancora più serafica di prima: ti aspettiamo ma non correre, quella strada è molto pericolosa (io: lo so, da quando c’è la Fiat a Melfi la SS è tutta una bisarca).

Diversi tir più tardi arrivo in segreteria. Sei passata dalla presidenza? Lascia stare, è tardi, vai in aula. Quale? Fatti dire l’orario dalla bidel…collaboratrice. Porca miseria. Ho quattro ore di lezione in quattro classi diverse. Pensa allo stipendio, e al punteggio. Pensa all’anno prossimo. Pensa al lavoro che forse hai finalmente trovato. Ma la scuola mi deprime, insegnare mi intristisce, e il pellegrinaggio per le routes – vabbè che parliamo della via Appia e della via dei Templari, ma parliamo pure di salite discese e curve -, chissà quanto dura.

Pensa allo stipendio. Devi rifare il tetto. Ho trovato la motivazione giusta. Il pensiero dell’ultimo preventivo da panico mi sospinge e come una vela dell’America’s Cup. Ritorno in segreteria all’una e mezza. Devo firmare il contratto. E guardare finalmente l’orario settimanale. Ci siamo. Il sabato entro alla prima ora (pazienza, eliminiamo anche l’uscita del venerdì sera, in fondo è solo per due settimane). Gli unici due giorni in cui finisco alle 13.30 a Rionero devo fare lezione a Pescopagano nel primo pomeriggio. Poco male, ci sarà pure un bar aperto all’ora di pranzo. E poi un’altra magica strada mi porterà dal nord-est al nord-ovest della Basilicata.

7 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

Brava, pensa ai soldi...
soldi soldi sodli sodli chi ha tanti soldi vive come un pasciààà..
brrr ok meglio non cantare con la febbre :)

Ileana ha detto...

Viva la Basilicata!!

Anonimo ha detto...

che p-lle questi templari... pare che comunque siano passati anche dalle mie parti. Sono praticamente stati ovunque e ancora fanno notizia???

ruben ha detto...

Coraggio, non sei l'unica: anche io, con un lavoro che mi piace e a quanto pare abbastanza stabile, spesso devo pensare allo stipendio per motivarmi ad uscire di casa. Poi quando penso che la capo-magazzino della Coop guadagna 4500, mi affiggo e comincio a pensare che per darmi un motivo valido per uscire è necessario che faccia colazione in pasticceria...

Anonimo ha detto...

Non ci posso credere dalla lontana Milano una spettacolare cronaca (bravissima!) sulle penose vicende della nostra infelix Lucania.

Anonimo ha detto...

Cara Giuliana, leggo solo ora (30 luglio) il tuo post, dopo aver trovato in rete le 2 puntate di Corti di Cronaca dedicati ai Templari in Lucania. Ebbene, conosco i luoghi, in particolare la cattedrale di Acerenza che è a dir poco spettacolare ed inspiegabilmente (?) enorma per un paesino microscopico. Vorrei solo obiettare a una tua definizione della Lucania, come 'piccola e insignificante': ebbene nonè affatto insignificante, considerato che ci sono alcuni dei più bei paesaggi d'Italia e luoghi storici meravigliosi, sconosciuti ai più perchè i media non se ne occupano. In vito tutti i tuoi lettori ad andarla a visitare, lasciando da parte riserve e luoghi comuni. Non ha industrie, non è ricca, non ha grandi strade di comunicazione, ma possiede ancora ciò che in Italia, da altre parti sta sparendo...la Bellezza. Un po' di spirito di adattamento e poi via...tutti in Lucania! Solo qualche luogo: i sassi di Matera, la cattedrale di Acerenza, l'Abbazia incompiuta della SS Trinità di Venosa, Castel Lagopesole, Castello di Melfi, Le Dolomiti Lucane di Castelmezzano, ecc...
Ciao a tutti Silvia

Giuliana ha detto...

cara Silvia, innanzitutto benvenuta. Queste "cronache della lucania felix", in realtà, non sono frutto del mio sacco: mia sorella, che vive a potenza, di tanto in tanto mi racconta qualcosa della sua disordinata vita di supplente su e giù dalle montagne, e io pubblico.
la definizione "piccola e insignificante" è dunque sua, anche se non ti nascondo, con non poco dolore, che la condivido. la bellezza, hai ragione, è un bene enorme della nostra regione, ma se non serve a vivere (come è per la basilicata) non serve a niente.
conosco i luoghi che hai citato, ci porto regolarmente i miei ospiti, che rimangono incantati e poi, regolarmente, non tornano. perchè non ci sono collegamenti, perchè non ci sono strutture ricettive, perchè i locali (nel senso di persone) trattano i turisti come se stessero facendo loro un favore, perchè il giorno di ferragosto a matera tutti i ristoranti sono chiusi.
mi dispiace, silvia, ma così non si cresce. non basta la consapevolezza di pochi per cambiare la cultura di molti. mi auguro solo che quelli che sono rimasti sappiano spazzare via certe grettezze, sfuggendo alle logiche che hanno portato questa splendida regione a quello che è ora, "piccola e insignificante".