mercoledì, novembre 08, 2006

Ad occhi aperti

Ieri ho fatto un sogno ad occhi aperti. Non mi capitava da tanto, in genere è un segnale, vuol dire che l’energia ricomincia a circolare. I miei sogni ad occhi aperti sono precisi e circostanziati, immagino ogni singola azione, i luoghi, le parole esatte, le persone, esattamente come vorrei che le cose andassero.

Il sogno di ieri riguarda il lavoro, un nervo scoperto in questo momento. Ed è iniziato sulla strada tra l’ufficio e la macchina. Succedeva che ricevevo una telefonata, ma non riconoscevo il numero:
Io: “Pronto?”
La voce: “Giuliana?”
Io: “Sì, sono io. Chi parla?”
La voce: “Sono…. Disturbo?” (anche nei sogni il bon ton non mi abbandona, così lo attribuisco anche ai miei interlocutori)
Io: “Ah, … ! Buonasera! No, non disturba, mi dica”
La mia voce è sorridente, e lo sarà per tutto il tempo della telefonata. Anche la voce de La voce lo è, e questo mi piace molto.
La voce: “Direi che ci diamo del tu, visto che lo facciamo regolarmente quando [omissis]. Ho ricevuto il tuo curriculum, e mi sembra interessante…”
Io (che sto per svenire dall’emozione, ma non lo do a vedere): “Ah, bene…!”
La voce: “Sì, e mi chiedevo se potessimo vederci… Tu quando potresti fare un salto da noi, nei prossimi giorni? Per me andrebbe bene anche domani, se per te non ci sono problemi…”
Io: (Fino a domani??? Ma io ti raggiungo immediatamente, ovunque tu sia! Sfiderò il traffico dell’ora di punta, mi perderò nella metropoli tentacolare e troverò la strada per raggiungerti, tutto, purché tu mi porti via di qua, al più presto possibile!) “Sì, direi che domani va benissimo! A che ora?”
La voce: “Se tu potessi per le 18.30-19… sarebbe perfetto, così facciamo due chiacchiere, ci conosciamo e parliamo di una cosa che mi è venuta in mente, che non c’entra molto con il motivo per cui mi hai mandato il curriculum, ma a noi sembra interessante…”
Io: (Non c’entra? E che è?) “Non c’entra? Allora mi puoi anticipare qualcosa, magari…”
La voce: “No, è un po’ complicato, preferisco che ne parliamo a voce. Allora, ti aspetto domani sera, ok?”
Io: “Certo, ok. Dove devo venire?”
La voce: “In via … . Se vuoi ti mando un sms, se non puoi scrivere, sento che sei per strada”
Io: (Ammazza che raffinatezza…! Ti amo già!) “Sì, sono per strada, ma mi ricordo, grazie, sei molto gentile” (Guarda, il tuo indirizzo ce l’ho scolpito nella testa col fuoco)
La voce: “Non prendere impegni per l’aperitivo, la chiacchiera potrebbe anche protrarsi”
Io (la voce si fa più sorridente, lotto perché non diventi ridanciana come sotto un effetto chimico): (Ma figurati! Mi tengo libera anche per la cena ed eventualmente per la notte! Ma tu, per favore, portami via di qua, via di qua!) “Va bene, non prenderò altri impegni. A domani, allora!”
La voce (sempre sorridente): “A domani”.

Fine della telefonata. Adrenalina a 1000. Mi gira persino un po’ la testa. Non ho voglia di dirlo a nessuno, questa volta terrò il segreto fino alla fine. Per scaramanzia. Sì!

Nel sogno viene domani, cioè oggi. Nella realtà sono arrivata alla macchina, meccanicamente accendo la radio, ma la spengo quasi subito, mi deconcentra e mi distoglie da questa felicità, dalla felicità di una cosa che ancora non è successa ma che mi dà una speranza, dalla felicità sintetica e artificiale (ma non per questo meno vera) di una cosa che non è successa e che non succederà affatto.
Domani cioè oggi sorvolo sulla fase del “che cosa mi metto?”, perché sarebbe troppo lunga, e non c’è tempo da perdere, perché una volta arrivata a casa ciao ciao sogno. Quindi lo devo finire prima.
Domani cioè oggi, più o meno alla stessa ora, mi vedo in questo ufficio non grande ma accogliente, con queste due persone che mi salutano come una vecchia conoscenza, anche se non siamo mai stati presentati. Poi solite cose: che cosa fai, ma sai che abbiamo delle esperienze comuni, certo che lo so, ti ricordi?, anche tu avevi questa impressione?, ecc. ecc. Ma la proposta, venite alla proposta.

La voce/persona: “Come sai, noi siamo [presentazione dell’azienda]. Allora avremmo pensato che…”

Ecco, la proposta non la posso formulare in sogno, anzi, non voglio formularla in sogno. Per pudore e per scaramanzia. Ma so che è fantastica, e che comporta dei rischi. E scopro che ho bisogno di una dose di rischio, è troppo tempo che mi crogiolo nel calore della sicurezza, sto soffocando, ne ho un disperato bisogno. Altrimenti questa calda intimità finirà col sommergermi e poi annegarmi, e un bel giorno non mi troverete più, punto e basta.

Il colloquio diventa aperitivo, l’aperitivo cena nella trattoria sotto l’ufficio, dove ristoratori e clienti si chiamano per nome e non c’è bisogno della lista per ordinare. Nel frattempo – sempre nel sogno – ho telefonato ad Alberto per dirgli che sì, insomma, avrei fatto più tardi del previsto, mi fermerò fuori a cena, sì, non ti preoccupare, poi prenderò un taxi.
Poi c’è un balzo spazio/temporale. Il capitolo successivo si svolge nell’ufficio della mia capa del personale, sto dando le dimissioni. Ferma all’ultimo semaforo che ancora mi separa da casa, sono semplicemente euforica.

Semaforo verde: parlo con un paio di persone in azienda, quelle a cui sento di dover spiegare la mia scelta.
Parcheggio: mando una mail a tutti i colleghi che hanno reso più interessanti questi anni.
Salgo le scale: ho giusto il tempo di ricompormi e
Il sogno è finito. Suono il campanello. Mio figlio impazza. Metto su la cena.

Questi sogni non si avverano mai così come sono. Nei momenti più rosei hanno fornito degli spunti interessanti alla realtà, in quelli più grigiastri semplicemente nella realtà non ne è rimasta traccia.
Speriamo che non sia (ancora) un momento grigiastro.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Senti, non vorrei essere scortese, ma dal tuo sogno non si capisce bene se tu abbia bisogno di un nuovo lavoro o di un'infuocata serata.... ;-)

Giuliana ha detto...

di un nuovo lavoro, senz'ombra di dubbio. la voce era di una donna, ma sul lavoro tendo ad essere piuttosto infuocata, lo ammetto :-)

Anonimo ha detto...

ma cosa hai mangiato PRIMA di questo sogno???
:-))

Giuliana ha detto...

ma perchè, è così strano? uscivo dal lavoro e mi è venuto così...

Anonimo ha detto...

Sognare a occhi aperti è una prerogativa FONDAMENTALE di un creativo.
È vero, c'è il rischio di confondere un poco realtà e sogno, ma se non sai far correre la tua fantasia in ogni momento della giornata, non puoi/non sai creare. Sognare a occhi aperti è un po' la "droga" di ogni creativo. Da sempre…

Giuliana ha detto...

grazie tommy, mi rassicuri. vuol dire che non devo trovarmi (di nuovo) un buon analista :-)

Anonimo ha detto...

Ah, ecco svelato l'arcano: è il tuo analista che ti ha inculcato questo sogno perché è rimasto sul lastrico! ;-)