giovedì, novembre 09, 2006

Ragionevolmente

Durante una riunione un collega ha pronunciato la parola “ragionevolmente”. E io non ho più seguito per qualche minuto. Perché “ragionevolmente” era l’intercalare tipico di un altro collega, che ci ha lasciato alcuni anni fa. Non per un’altra azienda, per sempre. Con un infarto la mattina del suo primo giorno di vacanza dopo 3 anni.

Al suo funerale c’eravamo tutti, 2 o 300 persone ammutolite da quello che, a tutti gli effetti, poteva essere considerato come il primo (a noi noto) suicidio da iperlavoro in Italia. Lui aveva totalizzato 3 anni senza ferie, con uno stile di vita tutt’altro che sano: 4 ore di sonno a notte (per il resto del tempo era in ufficio a lavorare), una decina di caffé e 40 sigarette al giorno. Week end compresi. Il risultato: una carriera luminosa, un amministratore delegato che lo portava ad esempio a tutti, collaboratori che lo rispettavano, molti soldi. Ma anche una moglie e un figlio di 3 anni che continuava a vedere solo nella foto che teneva sulla scrivania.

Se l’è cercata, fu la tesi da molti sostenuta quel giorno. I più acidi quel giorno dissero che si era trattato di omicidio colposo, e che l’azienda doveva pagare. Altri, meno polemici e più intimisti, quel giorno si sono guardati gli uni gli altri e gli si leggeva in faccia la paura: stessa età (lui aveva 42 anni), stesse ore lavorate (week end meno, week end più), stesse sigarette, stessi caffé.

Dopo averlo accompagnato, siamo tornati tutti in ufficio, ma ormai non c’era più gusto a lavorare. L’AD (che oltre ad essere spaventato era roso dai sensi di colpa, anche se non lo ammise mai) ci portò prima a prendere un aperitivo e poi a mangiare, nel loft del direttore generale, che con l’occasione ci mostrò dal vivo alcuni pezzi di design veramente notevoli.
Ci furono lacrime e belle parole e buoni propositi, e brindisi alla salute di chi non era più e della sua famiglia (che era ancora ma alla quale ora mancava un pezzo – più sotto forma di reddito che di persona fisica, a dir la verità).

Il giorno dopo ci si incontrò alla macchinetta del caffé e si fumò tutti insieme la prima di una lunga serie di sigarette.
Ragionevolmente.

3 commenti:

astralla ha detto...

Ragionevolmente la vita deve essere ragionevole. Quindi i tempi, le fatiche e le gioie dosate con un proprio equilibrio. Ma l'equilibrio ci deve essere. Sempre. Anche nella serie infinita di sigarette e caffè... :] un abbraccio

Anonimo ha detto...

E' un po' O.T. il mio commento, giusto per dire grazie del link al mio "parco".
Farò altrettanto, ma per stima di una signora pensante.

Ciao

TZ

P.S.
Le mie coronarie, per fortuna, mi hanno sempre assistito. Brava io che ho saputo sempre riconoscere i segnali lesionistici del vivere solo per lavorare.

Giuliana ha detto...

Grazie, Titti :-)