Prendo spunto da un post di Maurizio Goetz per fare alcune considerazioni (di costume, come sempre) sui pargoli che ci ritroviamo a casa.
Noi non lo sapevamo, ma loro solo dei digital native, mentre noi solo un branco di digital immigrant (dalla definizione di Marc Prensky). In altre parole, loro sono nati digitali, mentre noi proveniamo da un mondo analogico.
Da cosa si capisce? Ho provato a fare un censimento, a partire dai comportamenti di mio figlio e dalle sue intime convinzioni, ed ecco i risultati:
1) Gabriele “parla dentro” qualunque oggetto oblungo, in plastica o simili, che somigli anche lontanamente a un cellulare. È inammissibile, dal suo punto di vista, che non si possa comunicare attraverso un telecomando;
2) Sempre sul cellulare: per lui il telefonino trasmette anche le immagini. Quando parla con qualcuno, se ha voglia di mostrare qualcosa al suo interlocutore, semplicemente punta verso l’oggetto in questione e dice: “Vedi?”;
3) Inoltre, un cellulare senza fotocamera e senza possibilità di tenerci dentro dei video è un reperto archeologico, utile e interessante meno (di gran lunga meno) di uno scheletro di dinosauro;
4) L’anno scorso gli ho portato il calendario dell’Avvento, quello di cartoncino con le finestrelle con dentro un cioccolatino al giorno. Lui ha piantato una grana pazzesca perché pretendeva di guardarlo con il DVD, o al massimo con il computer;
5) Avendo frequentato il nido aziendale, gli è capitato più volte di passare del tempo alla mia scrivania in ufficio. Pur essendo opportunamente dotato di giochi, matite e fogli di carta su cui esercitare la sua creatività, lui è sempre stato irremovibile sul fatto di andare a visitare il sito della Pimpa. E giocare. Usando lui il mouse. Dall’anno e mezzo ai tre anni;
6) A un certo punto si è evoluto, e i computer per lui dovrebbero avere tutti il touch screen. Forse perché gli piace l’effetto che fa mettere le dita sullo schermo del portatile;
7) Quando in TV i cartoni finiscono, lui afferra il telecomando del DVD e dice “Li metti di nuovo?”, oppure, col telecomando del videoregistratore: “Lo mandi indietro?”. Nessuna percezione del broadcasting;
8) Le macchine fotografiche sono un altro dei suoi oggetti di culto (oltre ai cellulari e alle macchinine). Solo che dopo aver scattato vuole vedere la foto. Si è fatto una ragione di questa impossibilità solo con le macchine usa e getta, che peraltro è in grado di adoperare in tutta autonomia (scatta, gira la rotellina, aspetta che si accenda la lucina del flash, scatta ancora. E non gliel’ho insegnato io).
Ecco, io sono un'immigrata e lui è un nativo. E a me chi mi regolarizza?
8 commenti:
Hai mai visto, su qualsiasi tastiera, la velocità dei pollici degli under 18?
Sulla tastiera no, ma sui cellulari si!
Giuliana..buongiorno!
:-)
Sorry, intendevo i cell!
e l'ho vista sì, è per quello che mi preoccupo!
@ antonio: buongiorno! tutto a posto con le metropolitane?
Io più che analogico mi sento meccanico, anzi metalmeccanico visto che avevo 30 anni quando ho messo per la prima volta i miei zoccoli sulla tastiera di un PC.
A parte i momenti di involontaria comicità (la primogenita che a 2 anni portava all'orecchio il mouse del Mac lanciandosi in improbabili conversazioni), resto sbalordito per la facilità con cui la prole si è impossessata del telecomando, del mouse e di qualsiasi apparecchiatura elettronica.
È grasso che cola se non hanno ancora imposto la dittatura culturale a suon di Alla ricerca della valle incantata, Shrek 2 (film in DVD e sito web) e Barbie Raperonzolo.
copy, stai scherzando? posso citarti a memoria shrek 1 e 2, alla ricerca di nemo, z la formica, gli incredibili e altri 4 o 5 della top list di mio figlio. barbie raperonzolo però no, mi rifiuto :)
che vitaccia!
Mi sa che a me m'ha detto culo, visto che mia figlia si bèa solo di fronte agli aristogatti....e soprattutto si accontenta di un cellulare giocattolo e men che meno sa che esiste un sito della PimpA!!!
Quanto è vero! Mia figlia ha 14 mesi, apre da sola il nokia col flip e se lo porta all'orecchio...mi fa un po' senso, mi fa.
Posta un commento