martedì, gennaio 30, 2007

Debolezze del martedì

Molti anni fa mi capitava di frequentare un salotto assai esclusivo. La padrona di casa, Cristina, era una pianista dai multiformi interessi, condivisi dal marito paleontologo. Lei alta e ben piazzata, ma non grassa né corpulenta, con lunghi capelli corvini e uno sguardo che ti dava l’impressione di aver capito tutto prima ancora che chiunque avesse aperto bocca; lui, Carlo, biondino, slavatino e silenzioso, sembrava un’appendice di lei, ma i suoi rari interventi rivelavano un’intelligenza superiore e un’affabilità insospettabile. La coppia amava circondarsi di giovani culturalmente promettenti, talenti musicali, cool hunter ante litteram. Di quale di queste categorie io facessi parte, mi è tuttora oscuro.
Da Cristina ci si vedeva una volta ogni due-tre settimane, sempre di martedì, e si passavano serate sempre estremamente interessanti, piluccando cioccolatini artigianali e ascoltando musica (lei non suonava mai, preferiva esibire uno dei suoi allievi), oltre che, naturalmente, parlando, parlando, parlando. Sempre nel segno del gusto e della raffinatezza più esclusivi. Quelli veri, non quelli della pubblicità.

Una volta Cristina lasciò tutti di sasso con un’affermazione che in qualsiasi altro contesto sarebbe suonata come una caduta di stile: le piaceva da morire la Lambada. Al punto che la faceva suonare per ore, al mattino, mentre si preparava per uscire, cantandoci sopra e ballando, anche, proprio come la signorina che all’epoca con questa maliziosa musichetta faceva la pubblicità al caffé.
“Lo so, mi vergogno – diceva il nostro affascinante anfitrione, schernendosi e ridendo – ma quella musica mi mette proprio di buonumore, non è vero Carlo?” e spingeva il marito al pianoforte, a suonare come si fa nelle serate tra amici in cui si è bevuto un po’ e c’è quello che suona, e tutti vanno attorno a lui, e insomma di colpo la serata cambia segno.
Nessuno parlò più di quella confessione. La debolezza della nostra ospite non fu mai menzionata durante i successivi incontri. Ma in privato ci ha fatto sempre ridere un po’. Non perché non apprezzassimo la Lambada, ma perché non ci saremmo mai aspettati una cosa simile da quella persona.

Io che non sono neanche lontanamente come quella persona, ovviamente ho alcune simili debolezze e una più grande libertà nel confessarle; tutte però televisive – il che probabilmente è un’ulteriore aggravante. La più orribile, maturata all’epoca in cui stavo a casa con Gabriele appena nato, è Un posto al sole. Questa soap che trasuda napoletanità, piena di passioni-passioni e di sentimenti che sono o buonissimi o terribili, e tuttavia che apre le porte alla redenzione, dà sempre una seconda possibilità ai cattivi e in generale a chi è stato traviato, questa tremenda serie è la mia droga delle 20.30. Se sono a casa faccio qualunque cosa per non perdermela, compreso litigare con Gabriele, che alla stessa ora, lavato, pigiamato e orsettato, vorrebbe vedere un ultimo cartone prima di andare a nanna. Sono scene alle quali nessuno sano di mente vorrebbe mai assistere. Neanch’io, se ci penso. Ma poi, quando ci sono dentro, è tutto un altro discorso.

Poi c’è il dilemma del martedì, che sussiste da due o tre settimane. Su Rai 2 c’è Desperate Housewives, altro polpettone di scarsissima statura morale ma avvincente e capace di rispecchiare come pochi altri, pur nell’esagerazione della maggior parte delle situazioni. Mi piace un sacco, e non avendo Sky vedo questa serie per la prima volta adesso (non avere Sky è per me una posizione politica, magari ne parlo un’altra volta).
Ma contemporaneamente, su Rai 1, c’è un capolavoro della fiction, nato da un capolavoro della letteratura popolare contemporanea: il mitico commissario Montalbano. Figo, molto più che nel suo originale di carta, tanto coraggioso nel lavoro quanto codardo nella vita privata (chi non ha mai fatto il tifo per la povera Livia?), ma sempre così umanamente difficile da etichettare, così straordinariamente vero.

Ecco, questo è il dilemma che anche stasera mi si presenterà. Certo, una buona soluzione potrebbe essere uscire, e buonanotte ai suonatori.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che uscire e uscire!
La soluzione selvaggia: sonnifero nella cena di Gabriele, poi "un posto al sole" e dopo il mitico "Desperate".
Non sono d'accordo con te che sia di scarsa statura. Io trovo che la vita quotidiana, se messa in scena in maniera ironica sia divertentissima e purificatrice (sono molto aristotelica in questo). Lascia da parte Monty, ché l'avrai già visto, poiché credo sia l'ennesima replica!
Evviva le casalinghe!

lemoni ha detto...

Giuliana...vedi...tu non lo sai...ma sotto il tuo corpo meneghino o nordico, che dir si voglia, in realtà batte il cuore di una veraciona napulitana con la biancheria nera e reggicalze e la vestaglietta leggermente aperta sul davanti (hai presente la Sofia?)ecco perche un posto al sole ti attrae...ed ecco perchè pure per questo ti bacerei!
Dal Nord al sud tutte noi, blogger che non si sono mai viste ma che ci sentiamo sorelle di esperienze, unite al grido: Uè Raffaè è pronto 'o cafè?

Bacioni dalla Terrazza (magari!)

Gra

Anonimo ha detto...

Io mi salvo perché, con Amelia piccola e la sveglia antelucana di Mignolo, la TV la guardo davvero di rado.
Ma confesso che mercoledì scorso, complice l'assenza del marito per corso di tai-chi, mi sono sparata sia "Un posto al sole" sia "Nati ieri" (ma solo la prima puntata, ché poi Amelia va messa a letto).
OK, adesso che ho esternato vado a cospargermi il capo di cenere... ;-)
Un saluto
Chiara

Anonimo ha detto...

la mia droga televisiva invece è l'Inter e adesso sto pian piano convincendo i bambini che Adriano e Ibraimovich sono meglio di Mucca & Pollo. è dura ma ce la faremo...

Giuliana ha detto...

chiara, direi che a questo punto non ce n'è bisogno ;)

andrea, mi sa che sarà dura, mucca e pollo sono dei duri :D