Io ho una zia che si chiama Eufemia. Sul serio, non è uno scherzo. E zia Eufemia, sebbene il nome possa suggerirlo, non è una vecchia zitella col cappellino con la veletta e i capelli tutti bianchi che ti offre tè e pasticcini: è una signora di mezza età molto carina, simpaticissima e un po’ strana, con due figli straordinari, Lafiglia, sposata con Ilgenero, e Ilfiglio, sposato con Lanuora. Ha anche un cane, Cane, verso il quale nutre alterni sentimenti: lo cura come un altro figlio ma a volte le viene voglia di strozzarlo.
Zia Eufemia e i suoi figli sono i miei unici parenti a Milano, ma non è per questo che li adoro; è perché sono veramente affettuosi, e veramente simpatici, e veramente strani, presi così tutti insieme. E comunque li amo anche singolarmente.
La più strana di tutti, però, è zia Eufemia, detta La Ufi. Che poi una con questo nome non possa essere proprio normale normale si capisce abbastanza. Anche lei, come il mio amico Antonio, è un social network vivente, di cui fanno parte in primis i suoi figli con relativi consorti, e poi una quantità sesquipedale di amici e fornitori di ogni sorta. Se hai bisogno di qualunque cosa, da un bravo idraulico a un infermiere per le iniezioni a domicilio, La Ufi è sempre la prima a cui rivolgersi: qualcuno nella sua rubrica c’è sicuramente.
Fine del prologo. Ora viene la storia della cucina. La Ufi ha un debole per il baratto: di cose, di tempo, di servizi. Perciò quando la sua amica Caterina l’ha chiamata per dirle che intendeva cambiare la sua cucina e sentire se per caso lei fosse interessata a prendere quella vecchia, zia Eufemia non ha saputo resistere. È andata a vedere la cucina in questione, l’ha definita “nuova” nonostante i suoi trent’anni, e le ha detto di sì. Ma non prima di aver sentito i figli. Così, in una seconda visita, il consiglio di amministrazione di casa Eufemia (figli e relatives) invade la casa di Caterina, e dà il placet definitivo. Poi si discute dei dettagli: Caterina riceverà la nuova cucina per metà dicembre, quindi bisogna far combaciare i tempi di consegna. Nessun problema. Solo un particolare:
“Sai, Eufemia – fa Caterina – io sono abituata ad usare questo forno, e mi dispiacerebbe molto cambiarlo, sai, per via delle intolleranze di mio marito… [questa non l’ho capita, secondo me anche Caterina non è che le abbia tutte a posto… ndr] Perciò, se non ti dispiace, me lo terrei”.
Alla Ufi non dispiace.
Caterina: “Anzi, guarda, ce n’è uno in offerta proprio oggi da Auchan. Lafiglia, non andresti a prendere il forno in offerta da Auchan?”
Lafiglia: “Ma, veramente io avrei delle cose…”
Caterina: “No no, vacci subito, guarda, subito. È un’occasione da non perdere!”
Eufemia: “Da non perdere! Subito, subito!”
Exit Lafiglia, destinazione Auchan.
Ma il forno è troppo grosso e pesante, in macchina non ci sta e comunque per lei è impossibile sollevarlo.
Lafiglia: “Senti, Ilfiglio, ci sarebbe un’emergenza… non è che verresti all’Auchan a prendere il forno per la mamma?”
Ilfiglio: “Il forno??? Senti, sono a 50 km, facciamo sabato…”
Lafiglia: “No, me lo tengono solo per oggi…”
Il figlio arriva, dopo il lavoro, si carica il forno, lo deposita nella cantina di Eufemia. Smadonnando. Ma la mamma è sempre la mamma.
Sennonché, siamo in ballo e balliamo: visto che si cambia la cucina, non sarebbe carino cambiare anche il pavimento (della cucina)? Ma certo! Un paio di preventivi sono esagerati rispetto al lavoro che c’è da fare, e allora Ilfiglio prende in mano la situazione: “Che cosa? 1500 euro per 10 metri quadri??? Non ti preoccupare, mamma, il pavimento te lo mettiamo noi!” (dove “noi” significa figli e relatives). Eufemia è felice (negli occhi le si può distinguere l’immagine di 1500 euro), Ilfiglio e Ilgenero sono pronti alla sfida Piastrellisti per un giorno. E il giorno sarà quello di Sant’Ambrogio, sacro per tutti i milanesi, il weekend lungo che è già un anticipo di Natale e che fa tanto vacanza.
Sant’Ambrogio arriva puntuale, con nubifragio. Il tempo ideale per andare a fare shopping di piastrelle. 300 chili delle medesime vengono trasportate dai due baldi giovani nella macchina, che si piega (molto, moltissimo, si piega, la marmitta fa le scintille contro l’asfalto) ma non si spezza. Inzaccherati. Grondanti acqua e sudore. Chiedendosi perchè non fossero andati via con un last minute, come tutti i milanesi sani di mente. Insomma, smadonnando (ma la mamma è sempre la mamma).
E inizia il lavoro. Piastrellisti così non si erano mai visti. Il primo pacco di piastrelle soccombe sotto un uso non proprio ortodosso dell’apposito seghetto. Poi cambiano tecnica: mentre Ilfiglio taglia, Ilgenero versa l’olio direttamente sulla lama. Dio sa perché, funziona, quindi ora si tratta di mettere in bolla e rifilare la portafinestra. Che è il difficile. Ora, secondo le prime stime, grazie al taglio della portafinestra Eufemia non dovrà mai più temere le fughe di gas, perché lì sotto è tutto seghettato e a zig zag, cosicché passa uno spiffero da fare invidia a qualunque presa d’aria fatta ad hoc. Due giorni dopo il pavimento è a posto. Ora la situazione è la seguente: il forno è in cantina, la lavastoviglie in terrazzo e il frigorifero in sala. Tutto il resto è in corridoio, che aspetta di essere portato in discarica.
Arriva il grande giorno. Tra qualche ora la cucina nuova sarà tra le sue nuove pareti e, soprattutto, sul suo nuovo pavimento. Alle 10.30 ecco il vicino di casa incaricato del trasporto in discarica della vecchia cucina.
Ilvicino: “Ufi, sei sicura?”
Eufemia: “Certo che sono sicura! [Ufi è sempre sicura, ndr]”
Ilvicino: “Perché per portare via questa cosa devo spaccarla, e quindi se poi ci sono problemi...”
Eufemia: “E perché dovrebbero esserci problemi?”
Ilvicino: “Allora spacco”
Eufemia: “Spacca”.
E Ilvicino spaccò. Tutto quello che poteva essere ridotto a dimensioni accettabili per l’ascensore fu ridotto. Non un pensile, anche piccolo, non un piano di tavolo, non una mensola sopravvissero alla barbarie di quell’opera di riduzione in pezzi piccoli. Si carica il furgone. Exit Ilvicino, alla volta della discarica. Sono circa le 11.15.
11.30. Driiiin! Driiiiinnn!! Driiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnn!!!
Eufemia: “Pronto?”
Caterina: “Ufi, sono Caterina”
Eufemia: “Caterina, ciao! Guarda, è appena uscito...”
Caterina: “Ufi, va tutto bene?”
Eufemia: “Certo, ti dicevo che è appena uscito...”
Caterina: “No, perché invece io volevo dirti che c’è un problema...”Eufemia: “Un problema? Stai bene, Caterina? Tuo marito... [per la Ufi, ipocondriaca conclamata, i problemi sono quelli di salute. Tutte le altre cose no, ndr]
Caterina: “Sì, sì, sto bene, è solo che... che, insomma... la cucina nuova è bruciata. Cioè, è bruciata la fabbrica, con la mia cucina nuova dentro”
Eufemia: “...”
Caterina: “...”
Eufemia: “Ommadonna! E come dobbiamo fare?! Io ho già mandato tutto in discarica! È tutto a pezzi! Come facciamo, Caterì?” [questa è una cosa classica di zia Eufemia: quando c’è un problema lo si socializza. È il mal comune mezzo gaudio fatto tecnica di comunicazione interpersonale. Il vantaggio è che nessuno si sente mai solo, lo svantaggio è che se invece il problema era il suo, da questo momento diventa anche tuo. E non sempre è cosa banale, ndr]
Caterina: “Ufi, non sai come mi sento!!! Mi dispiace un sacco! Dicono che mi daranno la cucina a fine gennaio...”
Eufemia: “A fine gennaio? Ma siamo a metà dicembre! C’è un mese e mezzo!”
Caterina: “Guarda, ho pensato una cosa. Loro dicono che mi darebbero una cucina sostitutiva, intanto che la mia non è pronta. Allora io gli ho detto di consegnarla a te, la cucina sostitutiva. Tanto io la mia ce l’ho ancora! Sei contenta, Eufemia? Eufemia?”
Eufemia: “La cucina sostitutiva...”
Insomma, è seguita una settimana di pasti cucinati e consumati da Lafiglia, avendo in casa, la povera zia Eufemia, solo un fornelletto elettrico su cui fare il caffé, visto che per buttare via tutto ha dovuto staccare il gas. Poi è arrivata la cucina-muletto, preceduta da una serie di telefonate con la fabbrica sempre sul filo della follia. Ad oggi zia Eufemia non ha ancora la sua cucina nuova, ma quello che è certo è che ci vorranno ancora dei lavori, perché dovendo cambiarne la disposizione rispetto a quella attuale, bisognerà fare fior di buchi nel top. A cura di Ilfiglio e Ilgenero, che sono proprio bravi con queste cose. Magari smadonnano, ma poi la mamma è sempre la mamma.
7 commenti:
He he..anche io smadonnerei, per non usare termini "nostri" un po' più volgari, ma per fortuna non ho mai tempo!
Un saluto bedda!
Io ho dato la mia adesione per Roma..
Perché non ti organizzi e vieni anche te?
verrei volentieri, beddazzo, però il 20 ho un esame di inglese (a parte il problema logistico, che comunque non è banale...). ne stanno organizzando anche uno a matera, per giugno, e per me sarebbe un bel ritorno alla terra natale. non so, vedremo. comunque per matera [a href="http://barcamp.org/BarCampMatera"]questo è il wiki[/a]
[a href="http://barcampmatera.wordpress.com/"]questo è il blog[/a]
(spero che i link vengano fuori bene, non ci riesco mai :)
che figura... :(
....avrei un appunto....ehm...mi presento sono Lafiglia....mia madre è molto peggio di così!!!! C'è da dire che prendendola con filosofia....fa ridere un sacco! Ciao Giuly!
He he..che figura!
Ma che lavoro fai eh?
Beh per matera non so, ma se continuano a scendere, mi organizzerò per quello di catania!
Un saluto!
Per tutti gli angeli e i santi colorati in cielo!... Se non fosse una storia di vita vissuta (e ben raccontata) potrebbe essere un ottimo canovaccio per una commedia o un monologo brillante. Me la sono riletta immaginando la voce e la mimica facciale di Eduardo De Filippo, ma anche Iacchetti non sarebbe male. :)
ciao Lafiglia! ecco, avevo un po' paura che te la prendessi per tutta questa pubblicità, ma visto che la prendi così... ci sarà un report dettagliato del momento della consegna della (vecchia) nuova cucina!
antonio: non faccio l'htmllara, ho visto subito cosa non andava nel link ma non c'avevo più testa per sistemarlo...
copy: magari ci lavoriamo, che dici? potrei anche farti conoscere la ufi in persona!
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