Sabato nella bassa. I genitori di Edoardo devono andare alla sua partita di basket, gli facciamo notare che l’assenza di mamma e papà crea traumi infantili tremendi, e allora loro ci raccontano che un trauma Edoardo deve averlo già subito, ma risale a quando giocava a calcio, due o tre anni fa. La storia è quella che segue. La colonna sonora va da sé.
Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone
e terra e polvere che tira vento e poi magari piove…
Edo cammina che sembra proprio quello che è: un ragazzino di 8 anni che si avvia all’ultima partita di campionato, e sì che quest’anno non sono messi affatto male, e sa che, come sempre, rimarrà in panchina.
Sennonché dal corridoio degli spogliatoi si sentono le urla di Mario, il mister, che sbraita qualcosa a proposito di pustole e epidemia. Mario è un brav’uomo. Ha preso questa squadra di pulcini che avevano 6-7 anni, e si ricorderà per sempre quando hanno perso una della prime partite perché Stefano il portiere era impegnatissimo a raccogliere le margherite che crescevano dentro la porta invece di sorvegliare la medesima. Belle erano belle, le margherite, ma Mario a Stefano se lo sarebbe mangiato vivo. Non che ciò potesse fare una gran differenza, d’altra parte, ché il resto della squadra, intanto che il Real Rottofreno gliele suonava di santa ragione, era impegnato in discussioni su chi doveva stare di qua e chi di là, e insomma era una caciara raramente vista su un campo di pallone. Però non si era arreso. Lacrime, sudore e frequenti sbucciature delle giovani ginocchia avevano fatto sì che oggi l’ex squadra più scarsa della storia della pianura padana giocasse per il secondo posto in classifica. L’orgoglio lo gonfiava come un tacchino. Fino a quella telefonata.
Insomma, era successo, come spesso accade a quest’età, che il centrocampo era zoppo: Nicola, la punta della squadra, aveva la varicella. In un empito di passione, Mario aveva detto alla mamma di Nicola (pugliese, si raccontava che fosse andata a scuola con Cassano, ma non era possibile, Cassano avrebbe potuto essere se non suo figlio, al massimo suo nipote) di portarcelo lo stesso, e che non gliene fregava niente se poi tutta la squadra si riempiva di pustole, l’importante era vincere questa partita. Ovviamente la mamma l’aveva mandato a stendere.
Due minuti prima di entrare in campo Mario si avvicina a Edoardo e gli dice: “Preparati, oggi entri tu al posto di Nicola”.
Edoardo ha una mezza sincope. Ma come?! Non ha mai giocato neanche 5 minuti per tutto il campionato, tutti sanno che è timido, sensibile e molto intelligente, veramente bravo a scuola ma veramente una ciofeca quando gioca a pallone! E il mister lo fa giocare proprio oggi! Che non ci sono neanche i suoi genitori, che per questa volta (“Solo per questa volta, Edo, ma davvero dobbiamo fare una commissione importante, lo sai anche tu…”) non saranno a bordo campo a insultare gli avversari (non è che possano fare granché, visto che lui non gioca…).
Edo entra come se stesse andando al patibolo. Il pubblico scalpita dagli spalti. Qualche genitore telefona ai genitori di Edoardo: “Edo sta entrando in campo! Gioca al posto di Nicola, Nicola ha la varicella!” “Edo al posto di Nicola? Ma è un suicidio! Per la squadra, eh! Ma Mario non ha nessun altro? Accidenti, proprio oggi! Cerchiamo di arrivare in tempo…!”
Il primo tempo finisce in parità, 5 a 5 o 6 a 6, adesso nessuno si ricorda più. Edo ha preso un po’ di confidenza, perciò quando esce dagli spogliatoi è un po’ più tranquillo. Non avrà nessun exploit, ma tornerà a casa vivo. Con buone probabilità.
Il secondo tempo è piatto, ma proprio parecchio. Fino agli ultimi due minuti. Per qualche strano motivo, Edoardo si ritrova di colpo al centro di un’azione, e allora
mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell'area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare…
I genitori sulle gradinate fanno la ola. La partita è finita. Sono secondi in classifica, grazie al gol di Edo.
Qualcuno ha ripreso tutto con la videocamera, a imperitura memoria degli eventi: l’azione, il gol e poi un Edoardo frastornato e non del tutto cosciente di quello che è successo, che viene preso in braccio dai suoi compagni e vola in aria. Mario che corre come un pazzo per il campo. E quando il mister arriva sta piangendo come un vitello. E allora tutta la squadra che si porta Edo sulle spalle in trionfo comincia a piangere, e Edoardo pure, piange. I genitori degli altri bambini invadono il campo, e dopo un attimo sono lì che piangono anche loro.
E i genitori di Edo, quando vedono il tutto in TV, non riescono a trattenere le lacrime, ci provano ma poi cedono e via, Edo sei un campione, passami un fazzoletto per favore.
…un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia…
5 commenti:
Giulià, che te possino...mi hai fatto davvero commuovere! E in orario d'ufficio non è facile dissimulare la pelle d'oca...ma chissenefregaaaa...forza Edoooo!!!
Ah! Comunque la mia migliore amica faceva Non è la Rai e me le ricordo bene certe ragazze che oggi sono famose;però che vuoi, la fortuna va a casaccio!
Bacioni grandi a te e al campione!
Gra
Cavolo avrei sempre voluto che qualcuno facesse il tifo per me..
Ormai è tardi e questa parte della vita un un maschietto me la sono persa per sempre!
Forse perché da piccolo ero obeso..
Vabbeh..mi applauduranno alle conferenze, forse..
;-)
Pietro ha 8 anni e quest'anno ha deciso di andare a giocare a calcio (io volevo che giocasse a rugby, mia moglie a tennis...).
fortunatamente la squadra fa parte di un circolo serio dove non ci sono genitori che insultano l'arbitro o gli avversari e l'allenatore fa giocare sempre tutti.
alla prima partita come giusto è partito dalla panca e c'è stato un bel po', poi a qualche minuto dalla fine è entrato ha claciato un po' a casaccio nella polvere (campo in sabbia) e a un certo punto, complice il portiere, senza quasi rendersene conto ha fatto gol.
non mi scorderò mai la sua faccia più stupita che felice, tipo: "papà, ma ho fatto veramente gol?".
Ciao Giuliana, come mio solito sono in ritardo (ho scoperto solo oggi il tuo blog) . . . se posso permettermi . . . sono il papà di Edo . . . in effetti non è andata proprio così (la realtà non è mai bella come il suo ricordo), ma credo che quando Edo leggerà la tua ricostruzione si commuoverà come è successo a me! Grazie. E' stato bellissimo.
zanza, che onore! chi ha mai detto che la realtà deve per forza coincidere con il suo ricordo, o peggio, con il suo racconto? scherzi a parte, la storia di edo del suo mitico gol valeva la pena di essere raccontata... comunque sia andata davvero :)
un abbraccio e grazie della visita
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