Tempo fa laVale, che adoro, ha deciso di chiudere il suo blog. C’era stata un po’ di maretta nella sua azienda per certe cose che aveva scritto (la sto sintetizzando molto, giusto per capire) e che, a detta di qualcuno, potevano “danneggiare” l’azienda medesima. I commenti si sono sprecati: chi diceva che non poteva essere un problema pubblicare quel tipo di osservazioni, chi diceva che no, no che non va bene, perché se i clienti leggono che c’è casino nel tuo ufficio poi si demotivano e ti lasciano. Sempre sintetizzando molto.
Io ho osservato solo una cosa: poco dopo l’apertura del mio blog, un cliente della mia agenzia mi ha scoperto, e confesso che la prima cosa che ho pensato è stata “azz… speriamo che non ci siano conseguenze”; in realtà lui (che qui non linko, scusami sai, ma se no facciamo tanto a parlare di discrezione…), con cui ho lavorato per diversi anni, sa benissimo di cosa parlo quando alludo o riporto più o meno fedelmente, e comprende perfettamente, senza che la cosa abbia ripercussioni sulla sua relazione con la mia azienda. Il che mi sembra normale, a stare tra persone intelligenti. Del resto, preoccuparsi per un esodo di massa dei colleghi, o dichiarare di voler cambiare lavoro, sono cose più che comprensibili soprattutto se chi ti legge conosce la realtà di cui stai parlando e le sue implicazioni su chi ha vissuto un “prima” assai diverso dall’ora. Ciò detto, non oserei mai fare nomi e cognomi di colleghi e/o di clienti, ma questo attiene alla sfera della buona creanza.
Altro è quando parliamo del privato. Un’amica mi ha ripreso quando ho pubblicato il post sulla felicità: secondo lei mi sono scoperta troppo. E allora mi chiedo che tipo di coperta sia quella di cui parliamo. Perché quel post non riportava eventi, non parlava di persone né di cose, ma solo di stati d’animo, riflessioni sulle priorità. “Priorità” è una parola che non amo, perché troppo spesso l’ho sentita in contesti che non esiterei a definire offensivi. Del tipo: “Ora che sei mamma le tue priorità sono cambiate, e quindi…”, il che prelude sempre ad una clamorosa trombata, lavorativamente parlando. E però in alcuni casi ci sta: e a quanto pare esplicitare le proprie priorità su un blog può essere avvertito come uno scoprirsi eccessivo. Non la pensavo in questo modo quando ho scritto quel post, e non lo penso oggi. Se è vero che il blog è uno spazio personale, non vedo perché nascondersi. Se volessi solo costruirmi un’identità digitale alternativa a quella reale, entrerei su Second Life e mi costruirei una vita parallela, del tutto slegata da quella reale. Ma questo può essere solo un gioco, oppure lo chiamo onanismo.
Guardo i blog degli amici per vedere come si regolano. La Meringa ci fa seguire con passione le sue vicissitudini ormonali e non, e non mi sembra mai fuori luogo. Graziella lancia in mare una zattera per chiedere notizie a qualcuno che ci è già passato sui misteriosi dolori che affliggono la figlia, e non è fuori luogo. Poi ci sono gli spaccati di Maurice, di Popale e di Topozozo, che raramente sforano nel personale ma quando lo fanno sono imperdibili – tutt’altro che fuori luogo. E così Copyman, che pesca nei siparietti di varia umanità, cita e osserva, rendendoci partecipi, e solo di rado si lancia in avventure diaristiche che tutto sono fuorché fuori luogo. Stessa cosa per il Prof, Ruben, la Coniglia, Labelladdormentata. Idem per Antonio LdF, con il quale c’è anche una corrispondenza privata, ma la cui trasparenza sul blog (anzi, sui blog) è a volte perfino disarmante, ma non fuori luogo. E così gli altri, che non cito per brevità ma che sono nel mio cuore e nella mia agenda.
Nessuna dichiarazione, nessuna confessione è fuori luogo. Le vicende, i pensieri, le divagazioni di ciascuno degli abitanti di questo piccolo mondo sono un piccolo tesoro. Sono la possibilità di esprimersi in un ambiente neutrale (ma non neutro), aprendosi al confronto, mettendosi in gioco, scherzando magari, o ironizzando sui piccoli e grandi momenti che punteggiano l’esistenza. Una specie di terapia di gruppo in cui il gruppo si costituisce ogni giorno, ed è aperto ai nuovi membri e ci rimane male se qualcuno se ne va, se ci priva della sua interpretazione delle cose.
Quanto ci si può scoprire in un blog? Forse la domanda è mal posta, forse dovrebbe essere piuttosto: quanto si è disposti ad essere se stessi? Ve la giro, come compito a casa.
16 commenti:
heilà Giuli! mi sono permessa di segnalarti nell'iniziativa di Sw4n che tenta di premiare gli Z-blog più meritevoli :)
http://www.sw4n.net/2007/05/02/z-blog-awards-1/#comment-25482
uau Brigida! quale onore! grazie!
Giuly per risponderti credo che scriverò un post, perchè, come ti avevo già detto, l'argomento mi intriga assai.
Dev'essere un argomento che ci tocca molto!
http://provoafareunblog.blogspot.com/2007/04/anonimato-e-esposizione.html
Un bacio
L.
Sono della tua stessa opinione.
Ho aperto il mio blog per uscire dai confini del paesello, pensando poi che tutto il mondo è paese, e sicuramente altri hanno passato e passano lo stesso vissuto.
Perchè non scoprirsi?
L'unico limite è il coinvolgere con nomi e cognomi altre persone con giudizi negativi o strettamente intimi, ma basta dar loro un alias. Anzi, a volte lo faccio apposta, per parlare a nuora in modo che suocera intenda...se intende.
Non credo di essermi mai posta il problema di quanto scoprirmi! Se qualche mia paziente trovasse il mio blog, alla fine forse mi farebbe piacere: probabilmente a volte il blog potrebbe diventare un valido supporto terapeutico! A parte ciò, credo che ognuno di noi mostri solo quello che ritiene giusto o che si sente di mostrare. Come c'è chi si mette tranquillamente magliette trasparenti ed espone il suo corpo senza problemi e chi invece anche sulla spiaggia preferisce portare il maglione dal collo alto!
La mia personale teoria è che sta nascendo un nuovo tipo di letteratura, alternativa rispetto a quella tradizionale e che non la supera ma la affianca. Chi non capisce cos'è un blog, è difficile che apprezzi un libro, un vero libro, di quelli scritti per il piacere di scrivere. Chi non ama cucinare non riesce a capire come si possa perdere tanto tempo davanti ai fornelli e quindi cucina la pasta fresca comprando quella di Giovanni Rana. Così si esprime solo a metà, non "osa" andare oltre. Ho reso?!
"La letteratura delle nostre cippalippe".
Questo mi pare un titolo assennato per il mio eventuale nuovo blog!
E comunque, Giuli, e dovresti ben saperlo, i letterati del cyber spazio divido i blogger in tre tipi: quelli che raccontano i fatti loro, giudicati spesso fuori luogo e ininteressanti; quelli che raccontano le notizie scopiazzate altrove nel cyber spazio, giudicati passabilmente interessanti; e quelli che parlano di come si deve scrivere un blog e che giudicano ininteressanti i blog di fatti propri, passabilmente interessanti quelli che raccontano notizie e super interessanti e indispensabili i blog che parlano di come si debba scrivere un blog. E' tutto un circolo vizioso in cui, comunque, secondo me, possono essere solo realmente innovativi in campo di avanguardia letteraria, i blog che raccontano la vita vera in modo originale anche se personale. Tutto il resto è noooooiaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
coniglia, laura: sì, supponevo che non fosse solo un mio pensiero...
maurice, belladdormentata: sono d'accordo :)
ruben, forse è un po' eccessivo parlare di letteratura, ma sul resto non posso che darti ragione
meringa, ciao, bismamma! anche negli orrori del post-salaoperatoria non perdi la verve, complimenti! ehm... la piccola ha cambiato colore, vero? :))
Il blog è uno spazio creativo che ognuno riempe come vuole, se non ti piace un blog vai avanti. Mi piacciono i blogger che raccontano della loro vita, a volte lo faccio anche io (grazie per avermi citato Giuly), e non mi sono mai posto il problema di quanto espormi nel caso di evitare le doppie dove non ci vogliono ;). A volte in quelle poche righe lasciate nei commenti a un post c'è una "sintetica saggezza" che può farti vedere le cose da una prospettiva diversa è una "blogTerapia" sono d'accordo con te ;)
IO raramente mi racconto nel blog, ma quando lo faccio non mi pongo il problema, altrimenti non scriverei il blog... il problema sono invece quelli che modificano la loro realtà per presentarla nel blog...
PS complimenti per il blog veramente ben fatto!
max
http://lapiccolacasa.blogspot.com
Penso che ci sia un limite di autocensura sulla base di chi ti legge (es. famiglia) e del tono che vuoi dare al tuo blog.
Io ho scelto un tono leggero e ironico, quindi evito toni ed argomenti eccessivamente impegnati, polemici, solenni, ecc. Quando mi capita qualcosa, qualsiasi cosa, volgerla nel tono ironico e leggero del blog mi aiuta ad assimilarla nel modo giusto.
Un anno prima di aprire Il Mignolo col Prof, avevo aperto un blog che era proprio impostato come un diario personale: con un tono ondivago (dall'ironico all'acido al depresso) e argomenti eterogenei. Perdipiù il periodo lavorativo non era dei migliori, quindi ero una lagna terribile.
Non mi faceva bene, e quindi l'ho chiuso. Ma questo dovrebbe essere l'unico limite che chi ha un blog dovrebbe darsi, secondo me.
Un bacione
Chiara
Bah..
io credo sia molto difficile capire cosa possa realmente danneggiare la fama di un'agenzia. Il problema sta più che altro nell'approccio superomistico che si ha nel marketing e che impone di essere sempre a mille, super fighi e con una conoscenza smisurata di tutto.
Cosa che non siamo. Nessuno.
"Ti serve far cosa? Non l'ho capito ma ce l'ho, tranquillo! Ieri sarà pronto!"
Mentre intanto un'orda di stagisti e un paio di sottopagati dipendenti a progetto sgobbano come forsennati.
Detesto dovermi nascondere, detesto mentire e, se faccio una cazzata, lo ammetto perché non c'è nulla di male.
Sono un cretino, ho sbagliato e allora?
Quello che sto facendo è fortemente spinto pure da questo ambiente di merda in cui si è costretti a misurarsi nelle parole, nei gesti e nei pensieri. Non che voglia fare come sgarbi, ma perlomeno dire la mia davvero e avere la possibilità dif aer qualco che mi appassiona davvero..
Ad ogni modo, giusto per non essere troppo autocelebrativo, quando non si ha a che fare con capi idioti e ciechi, per non influire minimamente nella vita azienda, basta solo un po' di buon senso. Nulla di più (come se avessi detto poco!).
Un abbraccio Giulianuzza bedda!
:-)
E' vero. Nessuna confessione mai, è fuori luogo. Se si sceglie di porgerla tra le mani del mondo. Sono scelte. Non peccati...
Farò volentieri i "compiti" perché sul tema che proponi ho riflettuto spesso.
Mi ha spiazzato trovare citato in modo così lusinghiero quel mio blog, quello che quasi tutti i giorni medito di chiudere e che invece mi limito a trascurare - non solo per pigrizia.
Ti ringrazio, però ora non so se sentirmi in colpa o se accelerare la serrata...
max, benvenuto!
chiara, d'accordo su tutto
antonio, ti sei detto tutto da solo, come sempre :)
astralla, ma tu hai un segreto per essere sempre così saggia ed equilibrata?
topozozo, sentiti in colpa e non ne parliamo più :)
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