martedì, marzo 18, 2008
Diario di scuola
"Diario di scuola" affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima - secondo Pennac - i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l'autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
Dei "somari" si parla molto, ma come fenomeno sociologico. Pennac invece ne parla come di persone, il che è veramente apprezzabile (forse perché lui si autoannovera nella fitta schiera? non è detto, Pennac è uomo di cuore, sarebbero persone comunque).
Fatto sta che l'idea che la scuola sia fatta dagli insegnanti mi sembra, in questo momento, piuttosto rivoluzionaria, e che si possa leggere lo "zero" come un guscio da cui aiutare gli studenti a uscire, beh, questo lo trovo fantastico. E altrettanto si dica per l'analisi del bambino-cliente: questo farà piuttosto male a chi "fa il marketing di mestiere", ma è la prima volta che le frasi sull'argomento non mi rimbalzano in testa con il gusto delle cose già sentite, magari in tv, magari a Porta a Porta.
Da leggere assolutamente se si è insegnanti (chissene se si è precari, un po' di saggezza non ha mai fatto male a nessuno), con attenzione se si è genitori (chissene se i propri figli non sono somari, almeno si saprà quanto si è "normali" ai colloqui con gli insegnanti), con gusto se si è ex somari. Ma anche no.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Ho la quasi certezza che non mi scandalizzerò se mio figlio sarà somaro, perchè somara lo sono dai tempi del liceo! Dispiacerà un po', si sa. Ma ho visto bambini somaroni diventare ingegnieri, e topo da biblioteca fin dalla nascita restare disoccupati!
Baci!
già, ed è molto bello che qualcuno confermi il fatto che non tutto dipende da quanto si è stati bravi a scuola :)
E come li vede quelli che passavano i compiti a tutti i somari, in cambio di niente?
Questa figura mi interessa assai....
@ annachiara: figura peraltro diffusa, quella che descrivi. tuttavia qui si discetta di asini, somari, ciucci, chiamali come vuoi. vedi che strano? questa pretesa feccia dell'umanità ha un sacco di nomi, e quegli altri no. il solito complotto?
seguirò il tuo consiglio anche x' mi trovo tra due fuochi mamma ed educatrice...non solo terapista!!Buona pasqua!!!:-)
avevo già idea di leggere questo libro e dopo quello che hai scritto e come mamma di un somarone lo farò al più presto....
scrittrice, suysan: è una lettura ideale per pasqua, c'è più tempo per riflettere :)
auguri!
Posta un commento