Una singolare quanto macabra coincidenza fa sì che mentre nel mio ufficio è finita l’acqua (da bere, quella dei boccioni ma anche quella della macchinetta), altre parti di umanità stiano consegnando bottiglie d’acqua per Eluana. Dovendo fare una scelta per il futuro, preferisco l’aridità del mio ufficio.
Non ha alcun valore legale, lo so, ma siccome scripta manent credo che sia giunto il momento di mettere nero su bianco quello che voglio sia fatto del mio corpo quando non sarà più collegato al resto in maniera efficiente ed efficace. Pubblicare un testamento biologico su un blog avrà sempre un valore, se non altro di visibilità, superiore a quello che, a quanto pare, ha un’identica dichiarazione fatta a voce ai familiari.
Il corpo e la mente
Vengo da una famiglia in cui, non senza una certa superficialità spacciata per snobismo medioborghese, la mente è sempre stata considerata assai più del corpo. (Poi, a onor del vero, devo dire che i miei ci hanno provato, a farmi fare sport – almeno sei o sette, di sport – ma io, ormai intrisa dalla cultura familiare di base, ho sempre dimostrato di non essere assolutamente all’altezza. Neanche di mandare una pallina da ping pong dall’altra parte del tavolo, per dire.).
E la mente per me è diventata molto di più: coscienza, consapevolezza, linguaggio, espressione. Esistenza stessa. Con il tempo anche il corpo ha acquisito la sua importanza, non secondaria nonostante la mia ormai conclamata inettitudine nelle discipline sportive. È un corpo che non può esistere senza una mente. Che lo sostenga, che ne faccia funzionare tutte le parti, che comandi tutti i muscoli, che presieda alla vita delle ossa e di ogni singola cellula di ogni singolo tessuto.
La vita secondo me
La vita secondo me è una cosa semplice e complicata insieme. È possedere un corpo che consenta alla mente di esistere, e poi un’anima che consenta alla mente e al corpo insieme di dare una direzione alle azioni, ai pensieri, alle emozioni e ai sentimenti.
Quando corpo, mente e anima non vanno più insieme non è più vita, è ombra. Magari qualcuno ama stare nell’ombra. Io no.
Uscire di scena con dignità
È come nel lavoro: se raggiungi il tuo livello di incompetenza è finita. Ti sei giocato la dignità, e tutto quello per cui hai lavorato fino a quel momento.
Ecco, questo non lo voglio, per me. Non mi togliete la dignità, per favore. Soprattutto non fatelo quando non sarò più in grado di decidere per me. Meglio un’uscita di scena magari prematura che uno stazionamento a tempo indeterminato dietro le quinte.
Niente acqua per me, grazie:
non sono un vegetale né intendo diventarlo
Non mi interessa la diatriba tra quanto è considerato accanimento terapeutico e quanto non lo è. Non mi interessa per me. Quando il mio corpo, la mia mente e la mia anima non andranno più insieme non depositate bottiglie d’acqua in piazza, e neanche vicino al mio letto. Tenetevele per quando sarà finita l’acqua dei boccioni nel vostro ufficio. Oppure fatevi uno shampoo.
Staccate la spina, lasciatemi andare dove starò di nuovo bene, e verrò a ringraziarvi uno a uno in sogno, se ci tenete vi darò anche i numeri da giocare.
Fatemi la punturina che mi mandi nei verdi pascoli di Chiunque-Sia-Il-Padrone-Dei-Verdi-Pascoli, non vi compiacete di rimanere al mio fianco a turno a consumare la vostra vita così come si starà consumando la mia. I sensi di colpa mi accompagnano da sempre, non aggiungetemi anche quello di avervi sottratto giorni, mesi, magari addirittura anni preziosi, che avreste potuto impiegare a fare qualcosa di più costruttivo.
Ecco, adesso il mio testamento biologico è pubblico. Scusate se scappo, devo tornare a vivere.
2 commenti:
Perfettamente d'accordo, sottoscrivo parola per parola.
Negli ultimi giorni mi sono intrattenuto anch'io su questo argomento, e qui aggiungo un'altra osservazione: quando i cattotalebani mostrano tanta veemenza nel difendere un ammasso di cellule scollegate dallo spirito, anche loro perdono di vista il punto centrale del nostro essere uomini, entità dotate di anima, spirito, alito di Dio o come vogliamo chiamarlo.
Per il resto siamo polvere, fango con cui il Creatore ci ha formati, ed in polvere ritorneremo.
Anche io sposo ogni tua parola, e sottoscrivo in pieno.
Nel minuscolo della mia esperienza, ho visto mio padre sfiorire sotto i miei occhi nel giro di 2-mesi-2.
Per fortuna il cuore lo ha abbandonato, altrimenti (lo dico da sempre) sarei stata disposta a "dare una mano al destino" (anche se probabilmente, smidollata egoista, non sarei stata in grado di fare nulla).
Quello non era mio padre, quel 59enne bello, che andava in giro in moto, che usciva con gli amici a far baldoria. Davanti a me c'era l'involucro di quello che era stato mio padre: il padrone-dei-Pascoli ha fatto davvero l'unica cosa giusta (e umana) che potesse essere fatta: portarlo a correre da qualche altra parte.
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