mercoledì, gennaio 21, 2009

Di moda e modelli

Il parterre è emozionante. I volti sono i soliti noti (a tutti tranne che a me). Ho bisogno di un capospalla decente, mi dico, evitando di paragonare la mia giacca - carina, sì, ma con qualche anno di troppo segnato sulle cuciture - con i cappotti e le giacche che mi circondano, tutte inserti e tessuti preziosi. Ci sono anche degli studenti, o almeno così sembra, molti giapponesi, che sfoggiano mises parecchio decontractées e hanno la metà dei miei anni.

E infatti quando è arrivato l'invito il mio primo pensiero è stato: che mi metto? Un classico. Ora sui tacchi non sembro neanche così male. Se non che queste scarpe le ho comprate d'estate, e i piedi reduci dalle infradito hanno reclamato un numero in più. Perciò ora sono grandi. Camminare sul pavé è come fare free climbing, devi verificare ogni singolo punto d'appoggio. Per fortuna all'interno dell'ex cinema Cavour c'è la moquette, e la mia camminata si fa, se non proprio elegante, almeno più stabile.

La sfilata è quella di Missoni, AI 09/10. Perché entrino tutti ci vogliono 45 minuti. A un certo punto i fotografi iniziano ad urlare di spostarsi, urlano proprio come degli ossessi. Non è come al teatro, dove una voce gentile ti avvisa che "mancano 4 minuti allo spettacolo". Questi strillano "Via quelle gambe dalla passerella!", ed è il segnale d'inizio.

Otto minuti dopo (secondo più, secondo meno) è tutto finito. Esce la signora Missoni, ma l'applauso si sta già spegnendo, e la folla che gremiva la sala sta sciamando fuori alla velocità della luce. A raggiungere le Mercedes nere della Camera Nazionale della Moda parcheggiate in seconda fila in tutto il circondario da autisti dall'aspetto minaccioso. Come a dire: "vuoi passare? non ci pensare nemmeno, questa è la moda, baby".

La collezione è bellissima: mi aspettavo il solito arazzo, e invece qui c'è soprattutto bianco, nero e grigio. Linee destrutturate ma non troppo, tessuti caldi e preziosi, tutto portabile, reale, un'idea di uomo che non deve per forza fare orrore alle donne.

Ecco, l'uomo. I modelli sono un discorso a parte. Avranno 16 anni, forse sono tutti fratelli, tanto si somigliano (ok, l'identità di marca). Ma. Sembravano clandestini moldavi appena scaricati dal bagagliaio di un pullman con cui hanno attraversato 7 frontiere. Scesi di fretta e picchiati da un caporale. Poverini.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora capisco perché non mi vogliono come modello: ho più di 16 anni :(

Giuliana ha detto...

deduco che sei un clandestino moldavo

Costanza ha detto...

cara giuliana,
ho passato anni a seguire le sfilate uomo e donna per lavoro, all'inizio mi sentivo sempre la più demodé, poi ho imparato a fregarmene altamente, e andavo lì per fare il mio lavoro, non mi interessava come ero vestita io i vestiti li dovevo guardare e descrivere. ma mi facevano ridere le varie 'addette ai lavori' che credevano di essere loro a dover sfilare e quindi indossavano abiti ridicolissimi, e parlavano come se solo loro avessero in dote la fantasia e l'originalità. scusa lo sproloquio, ma il carrozzone della moda è finto, è tutto un atteggiamento e basta. tutto solo per vendere due stracci alla fin fine.

marge ha detto...

Onestamente questo mondo non mi attira proprio...è lontano da me anni luce!!!
sei andata per lavoro?

Anonimo ha detto...

Mi sa che eri l'unica a cui importassero i capi che hanno sfilato.

Giuliana ha detto...

non ero lì per lavoro, ma su invito di una addetta ai lavori. certo, ci sta tutto, che è tutto finto, che in fondo la scena è quasi più quella che è in sala di quella in passerella, ma io mi sono divertita, mi è piaciuto.
maurice, era pieno di buyer, quindi ritengo che almeno a loro i capi interessassero. più o meno :)

Annachiara ha detto...

Mio dio che pomeriggio glamour!
Avrei pagato nonsocché per essere con te a sfoggiare le mie cuciture sdrucite.
Sei troppo IN!

Anonimo ha detto...

Io abito di fronte alla sede di Prada e vedo sempre modelle e modelli che vanno a fare i casting: una tristezza sti ragazzini con le spalle strette e l'aria smunta! Ai miei tempi i modelli erano quelli che si definivano "dei bei manzi", mica sta roba qui!