mercoledì, febbraio 25, 2009

Il cielo è pesante, speriamo non ci cada sulla testa

Leggo sul Corriere di ieri – pag. 4 sezione Cronaca di Milano, l’articolo non è presente online – questa cosa inquietante:

Nel 2006 le dimissioni in Lombardia “causa maternità” sono state 4.608. Sono salite a 5.581 nel 2007 e 5.819 nel 2008.

Le province in cui questo fenomeno si fa sentire di più sono Milano (2.020) e Brescia (1.211).

Le ragioni di una débacle
Gli argomenti sono i soliti: difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, per lo più, in una regione in cui l’occupazione delle donne ha superato il 60% (tasso richiesto dall’Unione Europea). Ma anche un sostegno delle reti parentali più fragile (in altre parole, niente nonni), costi troppo alti per nidi e baby sitter. E poi: modelli organizzativi aziendali rigidi e superati, che “premiano la disponibilità di tempo, il presenzialismo e la visibilità”.

I servizi alla famiglia sono i principali imputati: pochi nidi, quasi niente nidi aziendali (una nota di costume: il nido creato circa 6 anni fa nell’azienda in cui lavoravo, da me e un’altra mamma – quindi senza una parte attiva dell’azienda stessa nell’organizzazione -, sta per essere chiuso).

Mi viene male. Mi viene male perché mi sembra una sconfitta. Mi viene male perché mi sembra un passo indietro di quarant’anni. Mi viene male perché capisco perfettamente queste mamme e contemporaneamente vorrei prenderle a sberle. Per me, mica per loro.

IMHO
Ho affrontato il discorso diverse volte. Proverò a riprendere alcuni punti. Per come la vedo io.

1) C’è un problema politico: non si interviene a sostegno della famiglia, al massimo a sostegno della mamma. Creando di fatto un disequilibrio di ruoli all’interno della famiglia stessa che è sovente fatale per la donna, in termini di raggiungimento dei suoi obiettivi professionali;
2) C’è un problema di potere: poche donne al potere, per la scarsa accessibilità del medesimo, a causa proprio di quei modelli organizzativi improntati alla rigidità e ai ritmi tutti maschili (attenzione anche ai modelli maschili proposti, perché qui si parla di maschi completamente deresponsabilizzati rispetto alle esigenze della famiglia, praticamente degli adolescenti per i quali le case sono alberghi e le mogli badanti);
3) C’è un problema di educazione: i maschi imparano a giocare a fare la guerra (di qualunque genere, è guerra anche quella per il potere, fuor di metafora), le femmine vengono addestrate a fare le mamme o le veline – in altre parole, a compiacere i maschi;
4) C’è un problema culturale: nessuno ha notato la spita sempre più forte ad un certo bigottismo che vuole la donna a casa ad allevare i figli e l’uomo fuori a lavorare?

Soffitto di cristallo?
Questo soffitto qua è di ghisa, signora mia.

25 commenti:

Annachiara ha detto...

dio che depressione oltre a quella che già c'ho.
Io sono una di queste, nel lazio, però. Anche se nel mio caso non devo compiacere nessun maschio perché mio marito mi caccerebbe fuori di casa a calci, se potesse. Perché lo vede anche lui che sono depressa, che badare a due figlie non è tutto (almeno per me) e che soprattutto non mi dà quella serenità e realizzazione per la quale ho tanto lavorato nella vita (passata). Però è un circolo vizioso. Se non lavori non puoi pagare baby sitter o nido, e non puoi nemmeno cercare lavoro. Una risposta non ce l'ho. Se no non starei qui a sparare cazzate. Certo è che la nostra classe politica non s'immagina nemmeno lontanamente quale danno si possa fare alle nuove leve che avranno sempre meno esempi di madri che lavorano fuori casa. La classe politica, e anche quella femminile ché pure esiste, non ce lo dimentichiamo, ha la colf e la baby sitter fisse. E probabilmente non sa nemmeno quanto costa un litro di latte.

Marilde ha detto...

Questo post è tristissimo.Non solo perché illustra la situazione, ma perché è evidente che sta peggiorando. Non si sa davvero come uscirne senza un intervento deciso. Sono necessarie leggi e fondi a favore della famiglia che in questa situazione politica mi sembrano lungi da essere anche solo pensate. Inoltre e mi spiace scriverlo, è sempre più visibile un ritorno a un femminile del passato, compiacente, anche da parte delle donne. Ho tre figli maschi, adulti, e ho investito parecchie energie nel passare dei messaggi di parità. Ma la fatica più grossa non è stata tanto con i figli, ma con lo stupore di tante mie coetanee di fronte al mio perseverare. Io inorridisco quando mi viene chiesto se non preparo la borsa da calcetto ai figli(dai 25 ai 28 anni) eppure garantisco che mi tocca inorridire spesso. Anche questo bisogna cambiare, insieme alle altre cose. Scusa il commento lungo ma l'argomento è per me scottante.

Giuliana ha detto...

@annachiara: nessuno ha una risposta, purtroppo. d'altra parte credo che un tema come questo sia troppo importante per non essere trattato. e credo anche che una situazione come questa sia troppo grave per essere lasciata a se stessa, che già sta imputridendo.
quanto alla classe politica femminile, non credo che il problema stia nelle babysitter (che fanno, eh? signora mia, ma conosco anche molte manager che ce l'hanno e però non hanno nessun potere politico), quanto nel fatto che è una classe senza potere. chissenefrega se abbiamo una ministra alle pari opportunità, ce ne serve una agli interni, all'economia, al tesoro, agli esteri. ministeri veri, non contentini. e a quel punto, chissenefrega anche se sa quanto costa un litro di latte, l'importante è che io non lo debba pagare con i miei 20 anni di studi sprecati.

Giuliana ha detto...

@marilde: capisco perfettamente quello che dici. conosco quelle madri. sono il motivo per cui mi sono autoemarginata dalle situazioni sociali tipo consultorio (dopo il parto), scuola, feste dei bambini. ho una tata pagata profumatamente per evitarmi il mal di fegato che me ne deriverebbe.
e sì, la cosa più triste è che la situazione peggiora, e che a questo punto per la prossima generazione ho grandi, grandissime preoccupazioni.
grazie del lungo commento.

lorenza ha detto...

Ho lavorato e sto lavorando sulla conciliazione famiglia-lavoro (che è un po' come lavorare sul sesso degli angeli, in Italia), e a dirla tutta sono reduce da un incontro in provincia di Torino. Devastata dal "tanto le cose stanno così", dall'ignoranza dei diritti (una mamma che ha candidamente affermato di non aver ricevuto un soldo dall'INPS per la maternità, aveva un contratto a progetto) e dalla solita, eterna lotta tra: mamme che non lavorano e giudicano le mamme che lavorano, mamme che lavorano che si trinceano dietro le loro salde convinzioni. Il dato che citi è a dir poco sconfortante, e sarebbe bello analizzarlo (capire se questi lavori persi sono contratti a termine non rinnovati, per esempio)... Se hai ancora sottomano il pezzo, mi potresti segnalare la fonte dei dati? Grazie!! :-)

Renata ha detto...

E' difficile tenersi un lavoro quando hai due figli e ti devi affidare completamente ad asilo e nido, unico supporto quotidiano. Io però sono stata fortunata, nella mia azienda mi hanno permesso il part time di sei ore. Riesco a conciliare i ritmi casa- figli -lavoro.
Sinceramente? Mi serve lo stipendio e non voglio mollare ma di fatto non sto lavorando, sto occupando una scrivania per sei ore al giorno. E tutto perchè il part time non potevano negarmelo. Parole del mio capo "siamo una grande azienda, ci mancherebbe che non possiamo venire incontro alle esigenze di una donna", però visto che non puoi lavorare come prima (trasferte, nottate, week end): accontentati.
Prima di assere mamma lavoravo per passione, ora occupo un posto per lo stipendio fisso a fien mese, è squallido e demotivante.

Il post era rivolto ai motivi che spingono ad abbandonare: il mobbing, che poi infondo a guardar bene è la conseguenza dei punti da te elencati.

Anonimo ha detto...

E' un problema vecchio, angosciante, ma sempre attuale. E adesso c'è un involuzione culturale e sociale: il Vaticano sempre più prepotente che oltre a continuare a dire "fate figli" (e poi sono cavoli vostri/il meglio sarebbe tornare indietro a 50 anni e legare le donne al focolare); e la cultura trash/televisiva che ripropone "allegramente" la deficiente donna-oggetto. E' disperante, ma oltre a una soluzione politica (la rivoluzione?) dobbiamo attuarne una personale educare filglie e soprattutto figli all'eguaglianza e al rispetto: E sul lavoro continuare a fare le acrobazie: ognuna come può. E' tristissimo.

Giuliana ha detto...

@milanoelorenza: gravissima mancanza la mia di non citare le fonti, e in parte è perché sono varie. nell'articolo in questione si cita l'osservatorio sul diversity management della bocconi, coordinato da Simona Cuomo; Sabina Guancia, presidente dell'associazione per la famiglia vicina alla cisl (sic); Roberta Cocco, manager Microsoft; l'assessore al lavoro del comune, Andrea Mascaretti. L'autrice dell'articolo è Rita Querzè, rquerze@corriere.it.
spero che questi riferimenti ti siano utili...

Giuliana ha detto...

@renata: hai detto la parola magica, quella che nessuno pronuncia, mobbing. è che il mobbing è difficile da provare in sede legale, e in generale nessun avvocato ama perseguire questa strada in caso di cause di lavoro. ma so perfettamente di cosa parli, ho vissuto (direttamente e indirettamente) molte situazioni di questo tipo, e so quanto dolore possano causare. i casi più gravi ai quali ho avuto modo di assistere, però, sono stati tutti risolti senza mai pronunciare "la parola": con il licenziamento (in generale per giusta causa, inutile dirlo, causa creata ad arte), o, per le più fortunate, con una transazione "pacifica". le persone coinvolte hanno sempre lasciato il lavoro. per quanto riguarda la mia esperienza personale, invece, a me è successo quando ho dichiarato di essere incinta, e il risultato è stato una specie di mobbing al contrario: mi è stato impedito di fare il mio lavoro impegnandomi in attività molto pesanti e time consuming, che mi hanno portato, all'inizio dell'ottavo mese, a stare veramente male. capita anche questo. in bocca al lupo, un abbraccio

Giuliana ha detto...

@extramamma: ecco, è bruttissimo doverti dare ragione. spemiamoci le meningi: davvero non si può fare niente di diverso che stare al gioco?

lemoni ha detto...

Porcaloca Giuli...ma così me giri il coltello nella piaga...a 41 anni me ne vado a filgiare per la seconda volta lasciando il mio meraviglioso 8° contratto a progetto (però voi mette 'ndò lavoro, questo è il pensiero del mio capo!) vabbè me sà che ce devo scrive un post!
Comunque ti voglio bene...
Gra

Igraine ha detto...

Cara Giuliana, io lavoro fulltime da quando mia figlia aveva sei mesi però prima ho frequentato il consultorio, e ora oltre alle mamme conosciute lì, frequento mamme dei compagni del nido di mia figlia (2 anni), una mamma del corso preparto, una vicina di casa. E nessuna mi ha mai detto "come, non prepari la borsa a tua figlia", nè nulla di simile. Sono tutte persone che lavorano, con cui si parla spesso anche dei massimi sistemi, o comunque si condivide del tempo, facendo cose carine con i nostri figli. Non sono mamme che fanno la calzetta o hanno come massima aspirazione fare il ragù. Quelle che dici tu sono forse le mamme "sposate bene" che appunto pagano una tata per andare dal parrucchiere, o che le accompagni al parchetto, per parlare del nulla. Scusa se mi scaldo, ma non sopporto che si parli male del consultorio, che a Milano perlomeno funziona benissimo ed aiuta a sentirsi meno isolate. Se poi come mamma, tu preferisci non socializzare con altre mamme, penso sia una scelta personale. O forse hai avuto brutte esperienze con loro? Hai trovato solo mamme che non lavorano, con pregiudizi? Mi pare molto strano, perlomeno in una grande città come Milano...

VereMamme ha detto...

questo è un argomento molto difficile e fai bene a ritornarci periodicamente. Il dato è: lascia il lavoro una donna su 5 al nord, 1 su 4 al sud, se ricordo bene. C'è un articolo con un po' di numeri e statistiche ufficiali nella sezione "learning" di VereMamme, se qualcuno fosse interessato a un po' di numeri e a scaricare i pdf dell'istat. E questo dato è stato una delle spinte e delle motivazioni più potenti per me: contrastare le spinte retrograde che stanno riportando "le donne a casa". Quando ho detto che ogni donna che lascia il lavoro è una perdita per l'economia e per la collettività, una giornalista al telefono mi fa: "un danno per la singola donna forse, visto che non mi pare ci sia carenza di lavoro in giro" - ecco, questi sono gli opinionisti, che le dici a una così?
Intanto cominciamo dalla nostra testa e dai modelli culturali che noi passiamo, su quello possiamo agire. Sull'offerta di servizi e nidi, che è fondamentale, occorre ancora tanta tanta strada. ma perchè il tuo lo stanno chiudendo?

Giuliana ha detto...

@lemoni: ...e tu terrai duro, immagino :) vengo a leggere il tuo post!

@igraine: non ce l'ho col consultorio, è solo uno dei luoghi in cui è più facile trovare le mamme talebane, indipendentemente dal fatto che siano sposate bene. la mia esperienza in merito non è stata molto positiva (ma non mi riferisco solo al consultorio, parlo anche del corso preparto o della scuola materna), per cui ho deciso di chiamarmi fuori. se ho offeso una cosa in cui credi scusami, sono stata involontariamente superficiale.

@veremamme: e che le dici a una così? la mandi a stendere.
il nido chiuderà perché l'azienda ritiene che si tratti di un costo superfluo. del resto, sono rimaste ben poche mamme - ma questo non si può dire.

Igraine ha detto...

@Milanoelorenza. C'è anche un'ulteriore divisione tra le mamme che lavorano. Ci sono quelle che vorrebbero un orario normale, quelle invece che preferiscono sacrificare la prole al lavoro, e quindi passano per "brave". Il tutto condito come sempre da tante PR, chiamiamole così. Eh eh!

Elena Galli ha detto...

sono un po' confusa.
da una parte questi dati mi mettono angoscia. ma perchè il passo indietro viene fatto culturalmente. nel senso che non ci sono aiuti per le madri, per le donne che hanno una carriera e che tengono al proprio lavoro. non c'è considerazione e e c'è un bigottismo che fa rabbrividire persino mia nonna...

dall'altra penso alle madri che decidono di lasciare il lavoro per stare con i figli. e lo fanno perchè lo vogliono fare. e io non penso che decidere di fare la mamma a tempo piena debba venir considerato un passo indietro. non lo so ma io ho preferito, per ora, stare a casa con mio figlio piuttosto che sopportare un lavoro frustrante e magari prendere i pochi soldi dello stipendio per metterli direttamente in tasca a una babysitter...

Insomma è un argomento che mi confonde un po'.

VereMamme ha detto...

la confusione c'è perchè questo non è un paese dove una donna possa fare una scelta veramente libera. quella dello stipendio alla baby sitter ne è la prova lampante, la sento sempre, e se una donna è costretta a ragionare così, vuol dire che stiamo messi proprio male. proviamo a mettere dei paletti: ci sarebbe la stessa confusione se
- ci fossero posti per tutti ai nidi pubblici con orari prolungati o nidi privati sovvenzionati in grado di praticare prezzi affrontabili
- ci fosse una cultura del lavoro veramente flessibile per cui non casca il mondo se 5 giorni al mese lavoro da casa, o se scelgo i benefits in base alle mie esigenze (extra giorni ferie, buoni-nido o altri servizi)
già questo basterebbe, per non parlare di una cultura e di un sistema in cui a casa coi bambini potrebbe starci anche lui un po'. le donne che vogliono lavorare lavorerebbero tranquille, e quelle che vogliono stare a casa sarebbero solo quelle che lo vogliono veramente e non costrette dalla mancanza di alternative. un'ultima cosa, mettiamo che io sia un'imprenditrice che vuole creare un sistema di asili come quello, ho pensato al garbuglio di burocrazie regionali e mi sono messa le mani dei capelli: da dove inizio? questo è un paese che scoraggia anche le buone intenzioni/iniziative economiche private. se però avete dei contatti utili fatemi sapere. :)
Flavia

Giuliana ha detto...

@igraine: sai una cosa, a proposito del "sacrificare la prole"? c'è stato un periodo in cui ogni volta che c'era in ballo qualcosa di interessante, in azienda, mi veniva detto che "dal momento che la famiglia ha sicuramente la priorità" sul lavoro, allora forse era meglio che quella cosa la facesse qualcun altro (maschio, preferibilmente, o femmina dichiaramente priva di vita privata). nello stesso tempo, a volte lo stesso giorno, la tata di mio figlio mi diceva cose del tipo: "certo, sarebbe carino se tu potessi ogni tanto andare a prenderlo a scuola. magari una volta la settimana, così. del resto, hai dato la priorità al lavoro...". il tutto con espressione dispiaciuta.
io non ho sacrificato mio figlio, questo è certo. e non avrei voluto sacrificare il mio lavoro, se solo qualcuno mi avesse lasciato fare.
ecco, magari non c'entra con il tuo commento, ma mi veniva così. è un nervo scoperto, sai.

Giuliana ha detto...

@wwm: benvenuta confusione. io ho fatto un ragionamento molto personale: ho studiato per vent'anni, mi sono fatta un mazzo tanto nei successivi dieci per raggiungere degli obiettivi professionali di qualche soddisfazione, il tutto senza mai smettere di imparare, documentarmi, cercare in tutti i modi di crescere. per me, per la persona che ero.
rinunciare a quella persona sarebbe stato dolorosissimo, troppo, per me.
ho deciso di continuare a coltivare quella persona, anche se a un certo punto era diventata mamma. mi batterò per continuare, fino alla morte. e mai mi ha sfiorato l'idea di poter buttare tutto nel cesso. quando è successo che qualcun altro lo facesse per me, ho sofferto come un cane, poi mi sono alzata e ho ricominciato.
ma questo è quello che io ho deciso di fare della mia vita, non quello che dovrebbero fare le mamme (che poi, non sono mica una categoria, le mamme. ce ne sono talmente tante e sono tanto diverse...)

Giuliana ha detto...

@veremamme: quoto tutto. quanto ai nidi, quando me ne sono interessata, ormai 6 anni fa (ma in questo senso non credo che sia cambiato molto), tutta la legislazione in merito era comunale. di conseguenza sono i comuni che decidono tutto, dal tipo di asilo che puoi aprire al tipo di persone di cui avrai bisogno, alle caratteristiche del luogo in cui lo aprirai. purtroppo però le leggi comunali cambiano continuamente, e ogni anno esce qualcosa di nuovo che scopiglia le carte.
se la cosa ti interessa davvero, conosco qualcuno che ha fatto un business plan di recente, posso metterti in contatto.

Igraine ha detto...

Ti capisco Giuliana, in effetti la tua azienda ti mobbizzava. Ti dirò, anche io ho un nervo scoperto. Essere circondata da grandissimi leccac..., sul lavoro. E' qualcosa che non sopporto, probabilmente una mia ossessione personale, visto che il 95% delle persone stima sia necessario fingere amicizia per chi conta. E mi danno ancora più fastidio le madri che si lamentano della scarsa attenzione per la loro condizione, quando sono le prima a lavorare senza orari, quando non rischiano certo il posto. O una cosa o l'altra. Oppure mi fanno ridere i giornali che fanno articoli contro il mobbing quando sono i primi a praticarlo nelle redazioni. O ancora chi si dice "comunista" e poi è sempre a 90 sul lavoro. Perdonami per lo sfogo. Dico solo che un clima di scarsa trasparenza non aiuta la causa delle madri lavoratrici. Forse tanto varrebbe dirci in faccia che la situazione non cambierà, e meno ancora in un paese "familista" e in crisi.
Scusa lo sfogo.

Giuliana ha detto...

@igraine: spero proprio di no, spero che cambi. non so come. un primo passo è sicuramente prendere coscienza di quello che sta succedendo alle donne in questo paese, in nome della famiglia e della vita. speriamo bene

Anonimo ha detto...

proprio sicuri poi che si tratti di vere dimissioni e non anche di molti "licenziamenti"???

Giuliana ha detto...

suppongo che ci siano dentro dimissioni vere, licenziamenti, licenziamenti travestiti da dimissioni, dimissioni travestite da licenziamenti, e chi più ne ha più ne metta. il senso non cambia

piattinicinesi ha detto...

c'è da dire che stiamo vivendo una situazione difficile per tutti sul lavoro (ho anche diversi amici uomini sui 40 che rischiano licenziamenti, sono stati licenziati, o vivono diverse forme di pressione), per noi donne è ancora più difficile, specialmente per quelle (come me) che non hanno avuto presto un posto fisso, e che quidi di fronte alla tempesta vengono spazzate via prima dall'onda.
io sto ricevendo diverse proposte di lavoro, ma con stipendi così bassi da non valere la pena pagarne la metò 8 o più) per una babysitter, lasciando i bambini, soprattutto perchè sono collaborazioni e non assunzioni.
dico loro trovate una persona più giovane, e loro lo fanno.
è molto triste ma è così.