Wikipedia recita:
Con digital divide (divario digitale, spesso abbreviato in DD) si intende il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet, personal computer) e chi no. Le cause sono ad oggi oggetto di studio. Tuttavia vi è consenso nel riconoscere che condizioni economiche, di istruzione e, in molti paesi, l'assenza di infrastrutture siano i principali motivi di esclusione.
Però non c’è solo questo. Per esempio.
Ho chiesto ad una mia amica di darmi uno sguardo esterno su un lavoro che sto facendo, in cui si parla di aziende e consumatori, e in particolare di consumatori attivi in Rete. La mia amica è una ex consulente di quei consulenti cattivi, tutti azienda e marketing, quelli abituati a vincere. Quindi è il soggetto ideale. La mia amica, inoltre, è la persona meno digitale che io conosca. Legge la posta e consulta i siti dei quotidiani. Fine dell’attività. Non scriverebbe mai niente di personale in rete, considera i social network un passatempo per nullafacenti, trova che parlare con delle persone attraverso un IM sia una bestialità (tra l’altro, mentre lavoravamo, c’è stata una piccola emergenza, per cui le ho chiesto di farmi connettere alla mia posta per mandare una mail. Lei mi ha guardato. Una piccola ruga le si è disegnata al centro della fronte, mentre aggrottava le sopracciglia. Le labbra le si sono increspate. E mi ha detto: “Ma voi, alzare un telefono, no?”. Ecco).
Ho iniziato a leggerle quello che avevo scritto. Alla quarta riga mi fa: “Ecco, io a questo punto vi sbatto fuori”.
Io: “...”
Lei: “Eh! Ma ti sembra il modo?”
Io: “?”
Lei: “State parlando con un’Azienda! (la maiuscola si sente). E’ che voi siete così. Voi blogger, cioè. Voi che fate un uso smodato di Internet. Voi vi considerate una casta. Parlate delle vostre cose come se il resto del mondo non potesse comprendere. Guardate gli altri dall’alto in basso”
Io: “Ma no, ma guarda che non è così. Prima di tutto non c’è un noi e un gli altri, e poi...”
Lei: “Ecco, vedi, neanche te ne accorgi. Sai cos’è, secondo me? È che voi siete abituati a scrivere nei vostri blog, e nessuno può dirvi niente. E allora salite in cattedra...”
La conversazione è andata avanti per un po’, su questi toni. Poi abbiamo ripreso a lavorare. Con grande soddisfazione. Però questa cosa mi è rimasta in testa. Voglio dire: quando si è imparata la libertà di scrivere su un blog quello che si vuole, davvero poi ci si crede migliori degli altri? Una volta si parlava di autoreferenzialità della blogosfera. Ci stava. Ma c’era la blogosfera e poco altro. Poi si è tutto democratizzato, con i social network e il 2.0 ecc. ecc. E non si è parlato più di autoreferenzialità.
Mi sono venute un sacco di domande, che mi terrò come compito a casa per questo lungo week end, e se qualcuno vorrà partecipare sarà il benvenuto.
1) Davvero ci comportiamo come una casta? (con tutte le varianti: ci comportiamo come una casta ma non lo facciamo apposta, ci comportiamo come una casta perché ci piace proprio, ci comportiamo come una casta perché siamo una casta, non è vero che ci comportiamo come una casta, ecc.)
2) Il fatto di poter scrivere quello che vogliamo (insomma, più o meno) ci porta davvero al delirio di onnipotenza?
3) Davvero ci rivolgiamo agli altri come se non potessero capire?
4) Varie ed eventuali
16 commenti:
credo che parlare di blogger come una categoria è molto riduttivo. è come dire che chi è dotato della parola si crede una casta. un blogger non è altro una persona che invece che parlare scrive, secondo me. con il grande privilegio che forse quando scrivi in rete qualcuno ti ascolta. cosa che normalmente quando si parla non è poi così scontato.
la persona che hai interpellato ti ha dato un punto di vista molto utile. è importante sapere come si viene percepiti da chi non appartiene a un certo mondo.
riguardo le tue domande...
1. come tra tutta la gente là fuori, anche qua ci sono ...blogger e blogger. e a giudicare da alcuni esempi sottomano (ma non mommyblogging :), ce ne sono alcuni che se la tirano molto.
2. il primo sintomo di delirio di onnipotenza, corollario della suddetta mancanza di umiltà, è il modo in cui si formulano le critiche, a chiunque esse siano edirette. irridere credendosi superiori è il tipico esempio di questo atteggiamento. ma c'è invece chi usa un atteggiamento costruttivo
3. scrivere compiacendosi di un linguaggio da addetti ai lavori, da "geek", è anche un fenomeno che ho osservato spesso. ma c'è chi non lo fa e si fa leggere con piacere da tutti.
insomma, come tu ci insegni :), si porta nella rete la propria personalità.. Il rischio è che chi si avvicina per la prima volta ai blog si becchi un concentrato dei tre punti suddetti e si faccia un'idea generale negativa...
Come sempre Giuliana ci offre degli spunti molto interessanti.
Concordo su tutto con Flavia e aggiungo che frequento moltissimi "non blogger e poco internet" (sì, ne esistono!), i quali proprio non capiscono il mondo virtuale delle idee e delle relazioni. E lo vedono con timore. Quindi, facciamo un match tra intruppamento blogger e ignoranza dei codici di comunicazione e la frittata è fatta.
E'chiaro cmq che il poter avere uno spazio a disposizione in cui, essendo casa mia, dico quello che mi pare, un senso di potenza me lo dà. L'onnipotenza è degli sciocchi. Ma anche se scrivono una lettera a mano!
ciao, ti leggo sempre ma è la prima volta che commento perchè proprio ieri ho avuto un'esperienza analoga. Riunione anziendale per parlare di web 2.0: il direttore marketing (che ha 36 anni, non 56) guarda con occhi sgranati e un grossissimo interrogativo sulla testa il consulente che umilmente e con grande preparazione cerca di spiegare l'abc dei social media. Il punto, secondo me, è che per forza di cose la parte viva della rete usa un linguaggio che è differente da quello usato da chi è abituato a comunicare off line e questo fa sì che spesso si venga percepiti come "diversi", a volte come "arroganti" ...perchè sì un pò forse ci si sente superiori ; ) Se non superiori, un passo avanti a chi utilizza il web da "inattivo" o "spettatore"...giusto per leggere i quotidiani o la posto ; )
Io mi metto in discussione anche troppo ma stavolta mi sento di rispondere "no" a tutte le domande.
La terza poi è ridicola.
Il blog è comunicazione e la comunicazione è un'arte. Come potrebbe un blogger rivolgersi agli altri come se non potessero capire?
E' un ossimoro!
guarda Giuliana ringrazia la tua amica perché a me tutta questa importanza fino ad ora non me l'aveva data nessuno....
casta????
in Italia ce ne sono parecchie di caste, e molto più perniciose dei blogger.
in più i blogger se non ti piacciono non li leggi.
la loro influenza è legata al loro potere di comunicazione personale (almeno per ora)
la verità è che per scrivere un articolo di 10 righe su un qualunque giornale o rivista ti devi sbattere 10 anni a fer la gavetta, stare simpatico/a qualche caporedattore, passare esami, filtrare i tuoi pensieri, esser politicamente corretto o scorretto,a seconda. invece sul blog ti assumi la responsabilità delle tue idee.
forse l'impressione dia rroganza viene da qui, dal fatto che non siamo più abituati a sentire persone che esprimono liberamente le proprie idee?
poi certo, arroganti, presuntuosi e gente poco per bene c'è ovunque...
m faren una categoria relativa alla blogosfera...
Il discorso è molto interessante e molto attuale, del resto la trasformazione in atto è EPOCALE.
La tua interlocutrice rientra senza dubbio nella media italiana che, da sondaggi recenti, evidenzia un uso di internet ancora molto "banale" (senza offesa), cioè quello che prevede la lettura dei quotidiani e la "veloce" lettura della posta (non si sa mai che arrivi qualche virus). :-))
[..."uso banale"... fermo restando il fatto che ognuno poi ci fa ciò che vuole,
naturalmente...]
Non mi stupisce il suo dire: "state parlando con un'Azienda"; però questo si che suona molto di più come sentirsi elite...
Ora è tempo che le aziende si umanizzino...
Purtroppo, chi non usa "la rete", ha delle oggettive difficoltà a capire chi "la rete" la vive ed "la rete" stessa; colpa anche dei giornali, che parlano male di internet, (non capendo molto), tendendo a spaventare quel 50% che non si è ancora avvicinato all'utilizzo.
Apro una breve parentesi personale...
-il problema di far capire "internet" ed il suo utilizzo come aiuto al lavoro di tutti i giorni, allo sviluppo del business, lo sto vivendo IN PIENO nella azienda in cui lavoro...ogni volta che gli parlo vedo SOLO degli occhi che rimangono "effeto Carfagna" (occhi sgranati), da quando inizio a parlare a quando finisco... :-D
....chiusa parentesi. :-)
Come dice VereMamme, è vero che esistono diverse tipologie di blogger e quindi anche quelli che esagerano, come del resto in tutte le cose della vita, reale o virtuale che sia.
[...c'è blogger e blogger... posto che la maggior parte di noi sia se stesso e non si nasconda dietro maschere (ci sono anche queli, come nella realtà), esistono
blogger di tutti i tipi ognuno col suo carattere e il suo modo di essere e relazionarsi al mondo]
A me piace far capire, alle persone non avezze al digitale che internet è SOLO UN PAESE DOVE LA GENTE PARLA, o.k. la comunicazione va più veloce ed è facilitata da miliardi di software, servizi vari ed applicazioni, ma è un paese.
Risposte...
1- Qualcuno che si comporta da superiore c'è, ma ... volenti o nolenti, gli off-line sono differenti alla stessa maniera di quanto loro lo siano rispetto agli on-line, niente casta...
2- No, porta soltanto a poter vedere in maniera diversa il mondo e la società che viviamo, (credo) con occhi più critici
3- Questo si! Capita, purtroppo, di dare per scontato che tutti conoscano e che tutti (o chi viene in contatto con noi) sappiano. Che è un modo (come mi piace dire) molto analogico di procedere; credo che il digitale, ci dovrebbe
insegnare a dare meno per scontato (una notizia, una informazione, la conoscenza dei passaggi di una procedura). Ma, anche noi del resto siamo SOLO umani!! :-))
4- Altre considerazioni...
L'internet è un mondo in cui le info tecniche e le novità nascono a ritmo impressionante e bisogna rimanere in continuo aggiornamento, forse questo è un fattore negativo per chi vorrebbe cercare di capire e non ci riesce... (tunnel della mente).
L'internet non dovrebbe essere considerato come un mondo a se o un altro pianeta, è solo un mezzo che se conosciuto, può aiutare nel quotidiano, non solo le aziende ma ogni singolo individuo. (Commodity)
Ora la smetto, altrimenti sono troppo lungo... :-DDD
@itmom: scripta manent, insomma. ci può stare, anche se sono portata a credere che la mia amica rilevava soprattutto le conseguenze di questo "essere ascoltati" (ammesso che si sia davvero ascoltati. però il principio di categoria, in effetti, sussiste, almeno nella misura in cui ci sono persone che condividono questa opportunità e altre che non la vedono.
@veremamme: ho chiesto il suo parere proprio perché, essendo quasi a digiuno dell'argomento, poteva essere un'utile cartina di tornasole. tuttavia, attenzione: lei non ha parlato di "alcuni" blogger, e non ha stigmatizzato il tirarsela (cosa con la quale concordo con te). lei ha visto questo comportamento in tutti, ed è questo che mi dà da pensare. per esempio che c'è ancora molta strada da fare.
@M di MS: ecco, questa della lettera a mano me la segno. perché ad esempio la mia vicina dice che suo figlio "è finito sul giornale", e poi scopro che in realtà ha scritto una lettera al direttore. uhm...
@sara: benvenuta :) dici che è un problema di linguaggio, e anche questo è da approfondire. il fatto è che il linguaggio è sempre espressione di un modo di pensare, e ad essere sincera temo che anche se si trovassero le parole più vicine a chi ci ascolta ma non ci conosce, il gap rimarrebbe. e quello che mi sto chiedendo è proprio se per un fatto di presunta superiorità (o più avanti, o comunque noi vogliamo chiamare questo sentirsi diversi che si sta delineando - e che io non condivido).
@silvia: questa dell'arte me la segno, so che tornerà utile :)
@piattini: ecco, allora ti annuncio che sei molto più importante di quanto pensi :) scherzi a parte, lei non ha parlato di arroganza o maleducazione, solo di sentirsi superiori. evidentemente il potersi esprimere viene interpretato come un privilegio per pochi (non so)
@andrea: attenzione, perché il tuo lungo ed interessante commento è un po' una dimostrazione che la mia amica ha, almeno in parte, ragione. devo farti notare che sei salito in cattedra? ;)
Davvero? O_O
Ops... :-DD
Non posso considerarmi "blogger navigata" a tutti gli effetti: ho poche visite, mi nascondo dietro a un giochino di parole e una struttura volutamente scarna.
Ma ho notato che il problema è proprio internet: sconosciuto ai più, nella sua potenzialità.
Ho cominciato con un blog tre anni fa proprio per conoscere il web: volevo capire che significa far parte di una community.
Maldestra, titubante, isolata dalla semplicità del mio progetto... credo di aver fatto "il" passo decisivo quando mi son decisa a commentare una discussione.
E poi credo di aver capito.
Non si conosce il mondo dei blog se non si "partecipa". Perché un blog è fatto di scrittori e lettori (altrimenti sì che è sterile..). E questa considerazione, di per sé, esclude eccessiva superbia.
Ora rispondo alle domande:
1) un po'. Spesso la diffidenza vince, e prima di considerare un nuovo arrivato, si aspettano due o tre risposte, per "inquadrarlo".
2) un po' di più. Soprattutto quei blog che si credono informazione alternativa (a meno che non siano tenuti da professionisti o altre menti capaci), molto meno per quei blog che raccontano le proprie idee.
3) Organizzare i contenuti di un blog non è facile. Anche scrivere senza essere travisati. Ma quando mi sento rispondere: "preferisco parlare con persone vere, quindi le mie sere le passo davanti alla tv"O_o penso che forse non abbiamo tutti i torti: non siamo capiti!
4) scusa la prolissità
ciao Giuliana, che post interessante. Quesiti inimmaginati fino ad oggi.
penso che per alcuni scrivere su un blog personale finalmente significhi avere la possibilità di scrivere qualcosa e dire la propria quindi un po' di supponenza la puoi anche trovare, ma francamente tra le mamme blogger non mi sembra proprio. Il fatto di essere lette da altre mamme che possono commentare anche con pareri discordanti frena un po' l'autoreferenzialità che è tipica, invece, dei giornalisti dei media tradizionali.
in altre parole credo che il web 2.0 abbia fatto abbassare un po' la cresta a qualche giornalista saccente e abbia aperto la porta a tante forme di informazione e tanti tipi di informatori che interagiscono direttamente con i lettori. un rapporto che per forza di cose è meno formale e più diretto.
Confermo in generale il pregiudizio diffuso che chi si occupa di internet e sempre più di "digital" viene vissuto dagli addetti marketing tradizionali e da altri reparti aziendali come una specie di guru dell'intangibile. Vivo la mia lotta quotidiana da una decina di anni e l'intero team viene spesso attaccato perché presuntuoso, poco comprensibile, "tecnico" quando invece il nostro marketing è il loro applicato con altri mezzi, tempi e risorse. Il nostro e il loro. Noi e loro. Siamo nello stesso open space e quando arrivano "ospiti" si colgono presentazioni tipo "questi sono quelli che fanno internet e quelli fanno il marketing".
Ultimamente qualche rivincita me la sto prendendo. Sempre più spesso mi sento dire "sai che dette da te le cose sembrano così facili?". Forse devo ringraziare il laboratorio con mia mamma di 75 anni che ha voluto un portatile, iscriversi a FB per chattare con il nipote adolescente negli States, a cui ho dovuto spiegare l'intangibile.
L'ho fatta facile ma credo che sia solo una questione di tempo per arrivare a parlare una lingua più completa.
1) SI
2) no
3) dipende dai blogger
Troppi blogger si sentono una casta, secondo me è un fatto.
ciao, non uso internet solo per posta e giornali e cerco di tenere le antenne alzate, ma non sono blogger nè cosi esperta di web/nuove tecnologie.
quindi il mio parere è di chi ha la punta dentro e il resto del piede fuori (altrimenti detto: il parere dell'asinino).
mi è capitato spesso da lettrice di blog di pensare "questo pensa di saper tutto" (e concordo, accade molto meno spesso nel mommyblogging, devono essere tutte quelle rotonde che giriamo a renderci paradossalmente equilibrate).
questo a volte genera negli "esterni" (che razza di alieni che siamo) una sensazione di barriera, freddezza e "gela" un po' la voglia di partecipare. per carità, è verissimo che uno può decidere di non leggere piu, ma credo che il punto sia proprio questo, ovvero il grado di esclusività (o meglio, di "affinità) che il blogger decide di generare per la comunità dei suoi lettori. come a dire, il tono setta l'asticella.
per concludere
1) impossibile generalizzare..ma a volte si
2) no
3) piu che come se non potessero capire, come se stessero dalla parte sbagliata nella lotta tra il Bene e il Male :-)
Posta un commento