lunedì, maggio 04, 2009

Eppiauar, monamur

“Ho deciso. Non andrò in gita.”
“...”
“No. Non ci vado. Ho cambiato idea.”
“Ma come, Gabri? Eri così contento, abbiamo preparato tutto...”
“...”
“... E poi tutti i tuoi amici saranno lì. Vi divertirete un sacco, vedrai.”
“Vedi, il problema è...”
“Qual è il problema?”
(Una lacrima) “E’ che mi mancherete troppo.”

Ecco, a questo non ero preparata. Quando mio figlio fa così mi prende il cuore con le ditine e ci salta sopra.

Comunque, la crisi è stata superata. Siamo andati comunque a scuola, dove l’allegra comitiva l’ha preso e gli ha fatto dire, dopo 3 minuti “Ho cambiato idea”. Con l’espressione di chi si sta scusando, tipo “Se non ti dispiace”.
Una quarantina di bambini di 5-6 anni dotati di trolley e zainetto si è arrampicata nel pullman e si è sbracciata a salutare. La maestra (quella che non sorride e non sa parlare con gli adulti) non sorrideva, tanto per cambiare. Ma stavolta la capisco. Non c’è un cavolo da ridere.

Il mio programma prevedeva di bere un caffé. Ho saltato il primo bar, quello dove il caffé è più buono e dove si trovano i croissant più simili a quelli francesi: troppa ressa, anche se con un paio di mamme avrei scambiato volentieri due parole. È che alla fine, in modo abbastanza imprevisto, mi sono agitata. Non che avessi sottovalutato la cosa, ma insomma ero decisa a prenderla sportivamente.

“Mamma, me la leggi di nuovo?”
Il libro è Favole al telefono di Gianni Rodari, la storia è “A sbagliare le storie”, che racconta la storia di Cappuccetto Rosso interpretata da un nonno visibilmente riluttante, il quale continua a sbagliare tutto, con effetti che Gabriele trova irresistibilmente comici.
“Ok, ma poi si dorme”
“Ok”
Seconda lettura.
“Bene, adesso buonanotte”
“No, aspetta. Mi leggi un’altra storia?”
Stavolta tocca alla Pimpa. Strano. Sono secoli che non se la fila. Ma è chiaro che lui non ha affatto sonno, quindi procedo.
“Ultima”
“Ok, ultima”
Fine della storia.
“Mamma”
“Dimmi”
“Posso dormire con voi?”
Ah, ecco. Non posso dire di no. La nottata è tutto un coprirlo mentre lui si scopre, e “ho sete” e tirar via il suo tallone appuntito dalla mia milza.

Proseguo verso casa con la netta sensazione che la settimana childfree che avevo in mente naufragherà miseramente in un mare di ansia. Però, mi ripeto, potrò andare al cinema a vedere un film da grandi, uno qualsiasi. E magari anche uscire una sera solo a bere, solo per il gusto di uscire dopo cena. Figata!

L’elenco delle cose da portare è lungo. Altro che trolley piccolo! Qui ci vorrebbe una valigia! Una delle cose da portare è una scatola di scarpe, vuota e personalizzata, in cui riporre i tesori che raccoglieranno in loco. E poi ci vuole anche una tenuta elegante, per la discoteca.
“Io non vado in discoteca”
“Perché? È molto divertente”
“Perché ballare mi fa schifo”
“Veramente balli sempre... Comunque in discoteca si va per tacchinare, non per ballare”
“Che significa tacchinare?”

... e che dire di un happy hour? Sì, sì, l’eppi auar!
È che è proprio una cosa grande. Mi aspetto che si modificheranno certi equilibri, nasceranno amicizie mai sospettate, si scopriranno inclinazioni, gusti, magari nasceranno passioni. Ma anche no. Alla fine, comunque vada, sarà un successo. Speriamo che il tempo sia buono.
Ho superato anche l’altro bar. Mi berrò il caffé a casa, scrivendo un post.

4 commenti:

M di MS ha detto...

Oh, cara!!!
(detto con tono dolce, partecipe e solidale)

chiara ha detto...

In gita si parte piagiuclolando e si torna baldanzosi e pieni di segreti.
Anche io dopo aver accompagnato i bimbi a scuola penso sempre di prendermi un bel cappuccino in compagnia al bar e poi...inevitabilmente vengo presa
vedrai che andrà benissimo! vortice delle ansie e del correre.

Annachiara ha detto...

L'importante è che non passi la settimana a cazzeggiare. Che di cose da fare senza bimbi ce ne sono! ;-)

Giuliana ha detto...

è che c'è proprio poco da cazzeggiare, 'sta settimana. però mi sto prendendo le mie soddisfazioni. tipo ieri sera passeggiata e cena in brera con mio marito, che erano anni che non si faceva. c'è da dire che la pizza faceva veramente schifo...