mercoledì, maggio 26, 2010

Cena stralunata di un lunedì sera a Milano

Esterno notte.
Piazza San Carlo, Milano, ore 23 circa. Un caffè con i tavoli all’aperto sta chiudendo: un paio di camerieri hanno appena iniziato a togliere le sedie. Un gruppo di persone si avvicina, circospetto ma deciso a sedersi.


“Ci fermiamo qui?”
“Sì, che a quest’ora…”

Un cameriere dall’andatura non particolarmente sicura ci viene incontro mentre iniziamo a prendere posto, e sposta tavolini per farci sedere tutti.

Corso Vittorio Emanuele è semideserto. Non ci sono più neanche i ragazzi che vendono le eliche che si lanciano in cielo e si illuminano. Silenzio nella strada, rumore di tavoli e sedie che vengono spostati nella piazzetta. Un paio di barboni, anche, sotto i portici, che si sta preparando il giaciglio.
“Però abbiamo solo toast e pizze”
“Toast e pizze va bene per tutti?”
“Ok”
“Ok”
“Ok”

Siamo tutti seduti, adesso.
Il cameriere dall’andatura strana e dalla parlata strana, più che straniera (dell’est? Magari no, forse è sardo, o di Gorizia. Insomma, non si capisce) si avvicina e con un gesto autoritario prende la parola.
“Abbiamo dei sandwich. Ve li faccio vedere”
(“In che senso?”)
“Eccoli, questo è il norvegese, col salmone” e cala sul tavolo un vassoio con su due o tre panini. “Chi prende il norvegese?”. Aderiamo in due all’offerta. È chiaro però che questo dopoteatro si annuncia all’altezza del prima.

E infatti.
“Questi, guardateli, sono con la bresaola”
Stesso rito: ce li mostra, raccoglie le ordinazioni.
E poi stessa cosa con le piadine: “Ci sono queste con crudo e mozzarella, volete vederle?”, e così via con un paio di varianti.

I vassoi roteano sul tavolo, sopra le teste, e planano al centro, lui illustra, prende le prenotazioni e passa al vassoio successivo.

Finiamo le ordinazioni. Qualche temerario ha preso la pizza. Ora, io credo che ci siano poche cose rischiose come prendere la pizza in un bar del centro di Milano. Perciò lodi a chi ha avuto questo coraggio.
Simone, il marito di Silvia, decide di festeggiare il suo compleanno con un ricco toast. Sono sicura che ha avuto feste più eccitanti.

“Quanti siete?”
Ci contiamo rapidamente.
“21”
“Allora ok”
E fa per andarsene.
“Scusi, e da bere?”
“Ah, certo, da bere”
“Eh”

Stavolta non ci mostra niente. Prende l’ordinazione velocemente, a un certo punto abbiamo la sensazione che non voglia portarci dell’acqua, vai a capire perché.

Appena si allontana iniziamo a ridere.

Cioè, c’è questo che è proprio strano, che ci ha messo mezz’ora per prendere le ordinazioni ma si vede che ha voglia di chiudere, e il centro di Milano deserto, e le romane che sfottono i milanesi, e io e altri, punti sul vivo, che diciamo: “Il centro non è zona di uscita, si va a Brera, sui Navigli… e poi il lunedì a Milano non si esce”. “Il lunedì a Milano non si esce? Madò, se siete strani! E poi per uscire, giustamente, non andate mica in centro, no, partite per le periferie…”. Ci rendiamo conto che è strano, e in effetti io non ci avevo mai pensato, a quanto sia singolare questa cosa del centro reietto e del lunedì negletto, perciò non so cosa rispondere e mi metto a ridere. E anche i romani. E i genovesi. E i reggiani e i bolognesi.

Il nostro amico cameriere ci porta due bicchieri alla volta. Vuole sapere quanti berranno dell’acqua, esattamente, e dove sono posizionati nel lungo tavolo da 21 persone. Gli diamo una cifra a caso, naturalmente, che ormai è partita la ridarola.

La birra è sgasata e calda. Cioè, non ho mica chiesto una Guinness. Insomma, se prendo una birra si presume che vado sul sicuro, una birra alla spina non si può sbagliare come un cocktail, e invece no, fa veramente schifo.

La birra imbevibile non impedisce le chiacchiere, però. Nel nostro pezzo di tavolo ammorbo Silvia e Serena parlando di donne e di diritti, Serena mi racconta come mai vive a Stoccolma e a me viene il magone, Chiara parla dello spettacolo, l’altra Silvia mi offre una golosa complicità, Valentina vuole conoscere i retroscena.

Io ho un panino, mio marito la pizza. Mangiamo in differita, naturalmente, perché tra le due consegne c’è una ventina di minuti di distanza, ma quello è il meno. È che la pizza… è paragonabile solo ad un’altra pizza mangiata anni fa a Brera, in uno di quei locali per turisti dove fanno anche gli “spaghetti bolognaise”. Fetente. Molle. Col formaggio di plastica, che fai fatica a pensare che sia mozzarella.

Il cameriere ogni tanto fa capolino, turbina tra i tavoli deserti, barcolla con i vassoi di prelibatezze che non abbiamo ordinato, entra ed esce. E a un certo punto decide che è proprio ora di chiudere.
In due o tre invadono la piazza per ritirare sedie, impilare tavoli, spegnere luci. Mentre noi ci guardiamo senza parole, in fondo mezzanotte è passata da poco.

Va detto, perché la giustizia (oltre all’amore) trionfi, che il caffè di piazza San Carlo, secondo me, è quello in cui si beve il caffè migliore di Milano, che puoi aggiungerci anche la panna, che è panna vera e non quella delle capsule.

Ah, e va detto anche che prima di questa assurda cena eravamo stati a teatro, al Nuovo, allo spettacolo della Mannino, quello che abbiamo contribuito a scrivere. Sì, ecco.


La prossima volta però, piuttosto si va da MacDonald’s.

12 commenti:

Mammain3D ha detto...

Laddove la comicità involontaria spesso supera quella costruita... il personaggio del cameriere, a inventarlo, non sarebbe potuto venire meglio! :-D

Chiara ha detto...

Mi hai quasi tolto le parole di bocca! http://yenibelqis.splinder.com/post/22777731
Comunque ho la tentazione di scannerizzare lo scontrino. QUELLA birra media costava 9 euro. L'acqua che non ci voleva portare, 4.50. Il coperto (ma si usa ancora???) 2 euro. E la pizza? 9 euro, come la birra. Quindi, quasi economica...

piattinicinesi ha detto...

ah finalmente! ero curiosa di sapere qualcosa sul cameriere, ormai diventato figura mitologica :)

il mac donald, in fondo non delude. è come quegli uomini bastardi che già lo sai cosa ti devi aspettare

Silvia - Mamma Imperfetta ha detto...

Io ho festeggiato con un toast, Simone con la protesi di plastica (pizza), ma la birra...la birra di Simone? :DDDD

"Ueh, raga, ma che pretendete? Mica siamo a Milano eh!"

Così si dice da noi. ;-)

Mamma Cattiva ha detto...

Lo scontrino mi ha pettinato...ho provato una crisi di identità in questo post :romana, milanese, bolognese? Mah! ma anche in quella piazza...sarebbe stato bello rimanere chiusi per caso in quel negozio di giochi.

Giuliana ha detto...

è vero, mi sono dimenticata di parlare del conto: un panino, una pizza e 2 birre, 44 euro.
ma vaff...

Chiara Trabella ha detto...

Piattins, la tua su Mac me la segno: è troppo vera! :-)

farmaciaserrage ha detto...

Il costo salato comprendeva anche lo spettacolo fornito dal cameriere!Pensa se le cose offerte fossero state anche buone ,sarebbe costato il doppio?come

Anonimo ha detto...

Ciao, credo che potrebbe interessarti

http://www.facebook.com/profile.php#!/group.php?gid=110128849031922

valewanda ha detto...

sul conto c'è qualcosa che non torna Giul, io per una media e un toast ho speso 15, come fai ad aver speso 44????

Giuliana ha detto...

ma il toast costava meno del panino e della pizza...

la staccata ha detto...

Ero tanto dispiaciuta per essere scappata via! Meno male, per una volta la mia sfiga se n'è andata a morire ammazzata da qualche altra parte.
Birra bollente e cibo di plastica alla modica cifra di 44 Euro?
Valore aggiunto dello spettacolino offerto dal cameriere?
Ma ve lo offro io uno spettacolo dal vivo, gratis. Quando volete!
Chi mi conosce sa di cosa parlo. Anzi, chi mi conosce sa che parlo. Punto.