martedì, giugno 08, 2010

Qualcosa è cambiato. Al MomCamp

E anche questo MomCamp è andato. E anche stavolta ci sono stati i bambini, qualcuno in braccio a chi parlava, qualcuno aggrappato alle travi del bellissimo spazio di The Hub.

Però. Però è stato diverso. Cioè, stessa atmosfera di festa con carrambate sparse, e tanti interventi, ma.

L’anno scorso l’obiettivo era quello di incontrarsi e conoscersi. Quest’anno c’era un tema, “il tempo delle mamme”. E le mamme sono state nel tema oltre ogni aspettativa.

Puntuali, sono arrivati i temi che in questi 12 mesi se ne sono stati lì, sparsi per i blog e i gruppi di discussione, in attesa di essere abbastanza maturi per cadere dall’albero senza farsi male. I papà, per esempio. Il lavoro, spasso negato. La chiamata, anche. Una specie di chiamata all’azione che mai si era manifestata con questo entusiasmo, ma anche con questa rabbia.

Eccole, le mamme blogger. Vorrei che le vedessero tutti, le aziende che vogliono averle dalla loro parte, la politica che non vuole averci niente a che fare, il mondo della scuola che ama definirle utenti ma poi non può fare niente.

Sono molte le considerazioni che mi vengono in mente – quelle che giustificano questo ritardo di qualche giorno. Provo a metterle in fila, ma saranno disordinate. Pazienza.

1)    Non chiamiamole mamme, chiamiamole genitori
Ci sono anche i papà, prima di tutto. Oltre all’ottimo intervento di Federico Ghiglione di Professione Papà, la presenza dei papà è stata importante, non tanto numericamente ma in termini di interesse e partecipazione. Mi chiedo allora se abbia senso che i riflettori siano così tanto sulle mamme, e quanto tempo manchi al momento in cui anche i papà diventeranno attori della famiglia a pieno titolo.
Si è parlato di ruolo del papà nella famiglia, e naturalmente del tanto discusso congedo di paternità. Si è detto che dovrebbe essere obbligatorio, altro che i 3 giorni che ci sono adesso: per iniziare a ragionare, dovrebbero essere 3 mesi, magari insieme alla mamma, perché no. Per imparare insieme che cosa significa famiglia.

2)    “Cara mamma Giuliana” a chi???!!!
Non so voi, ma quando io ricevo una email che esordisce con “cara mamma Giuliana” e poi mi propone, tipo, una prova prodotto, mi viene la pelle d’oca. Come sarebbe “cara mamma”? ma ti ascolti quando parli? È come se io aprissi una mail dicendo “cara figlia maggiore”, o “cara cugina” (non intrattenendo alcun rapporto di parentela con lo scrivente). Ma stiamo scherzando? Ho capito che così definisco subito il ruolo nel quale sto chiamando in causa la persona Giuliana, ma, uè, io sono proprio la persona, altroché.
Guardiamole, queste mamme blogger. C’è solo una cosa che le accomuna, anzi due: si sono riprodotte (ma non è obbligatorio) e hanno un blog (neanche questo è obbligatorio, purché abbiano una presenza in rete). Fine. Stop. Tutto il resto è diverso. E tutto il resto è la loro ricchezza.
Proviamo a pensare quanta diversità c’è tra le mamme blogger. Ci sono quelle che erano blogger e poi sono diventate mamme, ci sono quelle che erano mamme e poi sono diventate blogger, ci sono quelle che hanno aperto un blog quando sono diventate mamme, ci sono quelle che hanno uno/due/tre/quattro figli e un blog ma non parlano di maternità, ci sono quelle che hanno figli e blog ma con quel blog ci lavorano, ci sono quelle che non hanno figli ma hanno un blog e, vai a capire perché, l’argomento le interessa. E così via. Ad oggi non esiste una classificazione di questo genere, e forse non ha molto senso farla.
Però è un fatto. E chi c’era al MomCamp ora lo sa meglio di chi non c’era.

3)    E ora che abbiamo parlato, facciamo.
Una cosa è certa: queste persone sanno di avere un po’ di (non chiamiamolo potere, che fa brutto) influenza. E di potere, con questa influenza, lavorare sulla cultura, sui costumi, sull’educazione; insomma, su tutte le cose che non vanno bene. È stato emblematico l’intervento di Valeria, penultimo della giornata, in cui si parlava di lavoro. La discussione è stata più che concitata. Se non ci fosse stata una mozione d’ordine, saremmo ancora lì ad alzare la mano per intervenire.

Lo scatto, quello vero, forse si è realizzato: finora abbiamo usato i nostri blog come delle tribune, più o meno private, da cui esporre opinioni. Ora, sempre forse, è arrivato il momento di far seguire delle azioni.

La mia proposta, abbozzata in un commento all’interessantissimo post di Serena di Genitori Crescono sul blog del MomCamp, è questa. Troviamoci uno spazio (potrebbe essere proprio il blog del MomCamp, per iniziare, ma di questo stiamo parlando con Sara e Jolanda, che sono state le mie compagne di avventura in questo evento), trasformandoci in tanti piccoli project manager, e affrontiamo le cose con una prospettiva diversa, che non sia più quella del parlare e basta, ma dell’agire. Se è vero che abbiamo (un po’ di) influenza, facciamola crescere. Dobbiamo partire da microprogetti, perché se no non si va da nessuna parte, e anche perché non a tutte interessano gli stessi temi. Anche considerando solo la questione del lavoro, ognuna di noi ha una sua visione, ma sono convinta che alla base i dati sui quali riflettere siano pochi, pochissimi. Perciò ogni piccolo gruppo potrà portare avanti una singola, piccola cosa.
Con l’obiettivo di preparare una generazione migliore della nostra.

Chi ci sta?

P.S. Qui e qui trovate tutto sulla giornata. Come sapete, io non ho un buon rapporto con l'iconografia ;)
Grazie a Hagakure, a Fattore Mamma e a The Talking Village, che hanno reso possibile tutto ciò.

26 commenti:

pollywantsacracker ha detto...

scusa se vado un po' off topic, ma davvero ti chiamano "mamma Giuliana"? cioè. terrificante.
se uno sconosciuto mi scrivesse "mamma Valentina" io mi sentirei un po' "nonna Papera" e credo non gli risponderei neppure...

Giuliana ha detto...

eh sì, mi hanno chiamato "mamma giuliana". da far accapponare la pelle.

Angela ha detto...

Cara Giuliana,
intervengo (e non sono solita farlo...) perché mi ha colpito quello che hai scritto, e rispecchia un po' come mi sento: persona prima che mamma! quindi grazie a te per aver portato anche la mia voce in campo.
A presto
AngelaC2

Marco Decio ha detto...

Complimenti Giuliana, che bella questa cosa!

Giuliana ha detto...

@angelaC2: non ci crederai, ma era la voce di tutti :)

@marco decio: grazie, Marco. la prossima volta vieni anche tu a dare uno sguardo?

LGO ha detto...

L'obiettivo. E' quello.
Ma non ho capito bene cosa intendi con i micro progetti.
Perchè, ripeto :-), l'obiettivo è quello...

la staccata ha detto...

Sai cosa faccio quando mi capita di conoscere un'altra mamma? Le chiedo subito come si chiama, per evitare, incontrandola di nuovo, di chiamarla "La mamma di..."
Lo so che non è 'sta genialata, ma pensaci... Quante volte sarà capitato anche a te di conoscere una persona carina, magari a scuola di tuo figlio, di parlarci in più occasioni e di non conoscere il suo nome ma quello del figlio/a?
Il concetto che voglio esprimere si potrebbe sintetizzare in uno stringato "nonsolomamma", che come sappiamo tutti è lo splendido blog di Claudia De Lillo.
Esponi i microprogetti, li appoggerò se mi piacciono. Ad occhio e croce so già che mi piaceranno.
Un bacio

Paola ha detto...

ciao Giuliana,
tra le diversità che hai menzionato ce n'è una sulla quale credo non si possa sorvolare per intraprendere un'azione congiunta. personalmente credevo e speravo che l'orientamento politico - un po' come la fede calcistica, o il segno zodiacale - fosse ininfluente rispetto alle esigenze che accomunano tutti noi. ma ci sono elementi che mi fanno sempre più pensare il contrario: proprio perchè siamo persone, prima che mamme o blogger, non è affatto detto che le idee che coltiviamo sulla libertà, il lavoro, lo Stato e gli individui contino più dell'esperienza sul web e con i figli.
ho l'impressione che, messi di fronte al da farsi, le divergenze su queste idee ci indurrebbero a un ripensamento circa il fatto che si possa parlare in quanto genitori, prima che in quanto liberali (o comunisti, o anarchici, o altro). a meno di non effettuare una "selezione all'ingresso", naturalmente, che però avrebbe l'effetto di una scrematura già tra gli stessi presenti al momcamp.
in altre parole: ogni progetto sul cambiamento, sulla società, sulle generazioni future è affare politico, prima che sociologico: tale dovrebbe essere quindi la definizione comune dei genitori blogger, prima di passare all'azione, e non è affatto detto che resti comune.

ps: saluti a Marco Decio (che simili discussioni se le è sorbite ai bei tempi alla macchinetta del caffè).

Giuliana ha detto...

@LGO: ti faccio un esempio. Federico Ghiglione ci ha parlato di due cose che sta facendo. la prima è portare i papà nei corsi preparto del gaslini di genova (l'utilità di questo dovrebbe essere evidente), e la seconda è una sorta di "educazione sportiva" rivolta ai genitori dei piccoli sportivi. sono cose piccole, ma magari serviranno a creare una generazione di papà e poi di sportivi diverse da quelle che conosciamo. un altro microprogetto (bah, magari non tanto micro) è quello portato avanti l'anno scorso da edoardo di farmacia serra genova (http://farmaciaserragenova.blogspot.com/), che ha promosso la creazione, in 300 farmacie della provincia, di un angolo attrezzato in cui le mamme potessero allattare o cambiare i bambini, senza doverlo fare nel parco, ad esempio.
sono cose piccole che lavorano sulla cultura, anche se ne prendono in cosiderazione solo un pezzo. il vantaggio è che in questo modo sono più facili da realizzare, perché se ci poniamo come obiettivo quello di cambiare la cultura della genitorialità tout cour, l'anno prossimo stiamo ancora qui a parlarne.
sei d'accordo?

Giuliana ha detto...

@la staccata: sono commossa dalla tua fiducia, ma credo proprio che questo sia esattamente il caso in cui le idee bisogna farsele venire insieme. che so, abbiamo individuato qualcosa nella scuola che può essere affrontato e risolto in piccolo, anche solo per creare una best practice? beh, portiamolo dentro e cerchiamo di realizzarlo altrove. tante piccole cose ad alta viralità, ma stavolta per un obiettivo veramente importante, sapendo che in tanti lo possiamo fare.

Giuliana ha detto...

@paola: eh, fatto spinoso, questo, e hai ragione. c'è una cosa però che mi porta a sperare di poter comunque fare qualcosa. nel corso di una conversazione con altre persone su questi temi, il discorso politico è venuto fuori subito. ma ci siamo chieste se un'azione "politica" da subito fosse il modo migliore di affrontare la cosa, e ci siamo risposte di no. perché è vero che il discorso è politico, ma il vero problema è la cultura. il congedo di paternità, per dirne una, non è un fatto politico: è una questione culturale, che investe trasversalmente prima di tutto le aziende e una certa cultura del lavoro in italia.
politiche sono invece le pressioni che si possono/devono esercitare: ma qui parliamo di lavorare sulle persone, su quel "dal basso" che ci è tanto caro. e questo si può fare a prescindere dalle bandiere.
per questo parlo di microprogetti, di cose che non hanno bisogno di scranni in parlamento, ma che agiscono sul fare quotidiano delle persone.
banalizzo molto, ma consapevolmente, quindi non prendermi alla lettera: è come lanciare una moda. negli anni 80 c'erano gli yuppie, e uscire dall'ufficio a mezzanotte faceva figo. adesso no: vogliamo dimostrare che se esci a mezzanotte dall'ufficio vuol dire che non ti sai organizzare bene, e che la tua azienda non è efficiente. mi spiego?
poi sì, a un certo punto verrà anche lo schieramento, sarà inevitabile. ma le persone che c'erano al momcamp erano di fede politica mista, suppongo, eppure su certi fondamentali eravamo tutti d'accordo.
parliamone.

pollywantsacracker ha detto...

mi intrometto nel vostri discorso sulla fede politica. per dire: io ho idee molto precise, che vengono fuori spesso, se si parla di FARE. però in questo caso sono d'accordo con giuliana, qui si parla di CULTURA. e credo che i ruoli sessuali e genitoriali facciano parte della cultura. credo anche che l'esperienza della femminilità, della maternità, in molti casi di una qualche dipendenza economica da qualcuno, con un conseguente minore potere decisionale all'interno della famiglia e della società, ecco, su questi e altri punti, credo si possano trovare d'accordo donne non solo di diversi ideali e di diversi vissuti, ma addirittura donne di culture lontane. e un'azione di genere non ha bisogno di una stretta condivisione delle idee politiche.
per gli uomini penso sia diverso, bisognerebbe lavorare su un altro piano, a mio avviso: quello dell'emotività, che noi ci siamo prese con il 68 o il 77. credo che loro siano rimasti a una concezione ma soprattutto a una condivisione dei sentimenti rudimentale, un po' "macha", e questo è uno dei motivi per cui si vedono così pochi padri a questi raduni. prima di lavorare sulla "paternità" penso, riassumendo, che dovrebbero lavorare sulla loro umanità, sul loro femminile, sulla liberazione dagli stereotipi comportamentali, sessuali, emotivi, che stanno stretti anche a loro. e così magari nascerà una società a misura di donna. e di madre.(scusa se l'ho fatta lunga)

chiara ha detto...

Continua mi piaceva il tuo post, che microprogetti avete in mente?

Giuliana ha detto...

@polly: sai che invece io la vedevo diversamente? credo che i padri non siano ancora bbastanza pronti da affrontare un cambiamento su base emotiva, li vedo più disponibili al fare. però è una mia opinione.

@chiara: come dicevo prima, non ho in mente proprio niente, solo l'idea che se un problema esiste va affrontato. naturalmente qualunque suggerimento è il benvenuto :)

Paola ha detto...

giu, 2 cose al volo (acc, ma perché di tutto ciò non parlavamo quando eravamo a 2 cm l'una dall'altra e lo facciamo ora che siamo lontane e pure di corsa?):
- politico, inutile dirlo, non significa partitico. qualche decennio fa andava il motto "tutto è politica": "influenza" vuol dire politica, "agire", vuol dire politica, la cultura stessa è politica, nel momento in cui coinvolge una visione della società, del lavoro, delle madri e dei padri, che deve farsi azione. qui non si tratta, per capirci, di essere berlusconiani o antiberlusconiani, ma individualisti o comunitari, statalisti o antistatalisti, familisti o antifamilisti e via dicendo. ad esempio, per un (sedicente) liberale una misura come il congedo di paternità, che non parte dall'apertura di una libertà ma dall'imposizione di un (altro) obbligo, non è l'ideale.
- poi io sono d'accordo che si possa lavorare insieme, ma a partire dalla consapevolezza di questa diversità del punto di vista di partenza, l'unica che ci metta al riparo dal sottovalutare le distanze e dal conseguire delusioni, invece che risultati. torno a dire che l'unica cosa che può mettere d'accordo tutti secondo me è la flessibilità: workhaholics felici e casalinghe disperate, aspiranti part timers e aspiranti liberi professionisti, talebane e veremamme, non ho ne ho ancora trovato uno che rifiuterebbe iniziative tese ad aprire maggiori possibilità di scelta - quali che poi siano le direzioni di questa scelta. per me, ci sto su qualsiasi cosa agisca in questo senso.

farmaciaserrage ha detto...

Ciao "mamma Giuliana" ..I complimenti per Sabato e per il post sono ovvi e scontati ma li faccio lo stesso.
Grazie per la citazione dell' iniziativa di Genova ,che in realtà ha avuto più risalto in rete che sulla stampa ufficiale ,speriamo che sia stata un inizio di attenzione sull' argomento.

Certamente sfruttando ,come avevamo accennato Sabato ,l'attenzione che la stampa da , spesso in modo molto disattento, al mondo delle mamme in rete sarebbe bello se ci fossero due o tre idee su cui tanti concordano e le ritrovassero come filo conduttore da tante parti contribuendo all' opinione generale .

L'idea geniale per esempio di genitori crescono è arrivata oltre la rete e magari ha fatto pensare qualcuno, e sarebbe già un buon risultato.

Se l'idea del punto allattamento fosse stata veicolata in più blog forse avrebbe aiutato a generare altri casi simili, anche se le notizie positive interessano un pò meno.
Volenti o nolenti siamo una rete che ha nelle sue differenze la sua forza .

E se solo riuscissimo a far capire che dietro una mamma che scrive in rete non c 'è una frustrata e disadattata che preferisce il computer ai figli ma qualcuno che ragiona sarebbe già un buon risultato .

Serena ha detto...

Grazie Giuliana per il riferimento al mio post. Sono contenta di aver stimolato un po' la conversazione su questo tema. Come già ti ho detto noi si genitoricrescono ci stiamo. Parliamo insieme delle modalità, e facciamoci venire qualche idea concreta.

Mamma Cattiva ha detto...

Ci sto. ci credo ai piccoli passi.

Giuliana ha detto...

@paola: non ne parlavamo perché all'epoca eravamo assai più preoccupate di evitarli, i bambini, altro che tirarli su :)
venendo al "politico". sono tuttora abbastanza d'accordo sul fatto che tutto sia politica, ma anche sul fatto che politica non sia necessariamente una questione di partiti.
ciò detto, sono d'accordo assolutamente anche sul fatto che la vera risposta è la flessibilità. per farti un esempio, come sai io non sono una fan del part time, ma mi rendo conto che per molte persone questo è essenziale.
per questo motivo non mi immagino un movimento globale e onnicomprensivo, ma piuttosto un insieme di gruppi di interesse e pressione, ciascuno impegnato su un singolo tema, che portino avanti progetti piccoli, concreti e fattibili in tempi decenti.
insomma, se siamo d'accordo sui fondamentali, il resto si può affrontare. IMHO

Giuliana ha detto...

@farmaciaserra: io credo che per essere importanti, per avere un peso, non sia necessario avere anche una visibilità su canali diversi dalla rete. quelli arrivano sempre troppo tardi, quando i giochi sono già fatti, e sono imprecisi e pieni di pregiudizi (non ultimo quello di pensare alle mamme, come dici tu, che "dietro una mamma che scrive in rete c'è una frustrata e disadattata che preferisce il computer ai figli": a chi giova? non certo a te, che di figli ne hai fatti 4, e insomma, hai dato abbondantemente). ultimamente abbiamo avuto dei simpatici esempi di questo approccio. in pratica, le mamme blogger sono un fenomeno di costume equiparabile ai jeans a vita bassa con le mutande a vista. no, grazie, chissene.
ma anche se fosse, le persone che abbiamo incontrato in questo anno di momcamp possono arrivare anche lì, alla stampa, alla tv, insomma, a tutti quelli che la rete manco sanno che cos'è. per questo credo che ce la possiamo fare.

Giuliana ha detto...

@serena: grazie a te, serena. non sapevo se il blog del momcamp potesse essere un posto giusto per il dibattito, ma abbiamo visto che se ci sono i contenuti questo viene da solo.
sono molto contenta di averti coinvolto :)
adesso vediamo come andare avanti. un po' di idee le ho, ma prima di raccontarle devo verificare che siano fattibili.

@mamma cattiva: ecco, senza di te non si va da nessuna parte. si sappia.

LGO ha detto...

Mi sembra interessante :-)
(Che vuol dire scusa per la brevità, è un periodaccio, ma cercherò di seguire come va avanti questa storia...)

farmaciaserrage ha detto...

Hai ragione sicuramente tu riguardo all' inutilità di finire per noi sulla carta stampata ,tanto più come macchietta.

Resta un dato di fatto però che ,specialmente per chi è scettico ,il fatto di vedere qualcosa nato in rete uscire sia un campanello che la cosa possa essere utile .

In particolare per l' iniziativa vissuta in prima persona ,quella dell' allattamento,se ne avessero parlato di più i media classici anche i farmacisti più refrattari avrebbero notato che l' esigenza c' era e fosse sentita e quindi utile l'idea di ospitare le mamme .

Anche perchè se le mamme non sanno di poter usare un angolo a loro rivolto può essere bello finchè vuoi ma risulta inutile.

Resta una certezza anche per me che si possa arrivare ovunque con le persone incontrate nell' ultimo anno .
Quando si parte...

VereMamme ha detto...

sì, anch'io credo molto nei piccoli passi e nei progetti concreti. lanciamo un brainstorming sul sito del momcamp e raccogliamo le idee. esempi
- laboratori creativi per genitori e bambini in cui, attraverso il gioco, si smascherino gli stereotipi di genere
- partnership con i siti che parlano di lavoro (uannabe etc) per far passare messaggi importanti alle aziende e ai candidati (per esempio sul presenzialismo vs. la flessibilità, sulla parità retributiva tra uomini e donne)
- sportello online per le donne che stanno pensando di lasciare il lavoro a causa dell'inconciliabilità
- una collana di narrativa per bambini ispirata al pluralismo delle storie e dei ruoli materni e paterni
- i canali per comunicare li abbiamo: non solo i nostri blog ma anche i siti "isituzionali" dai grandi numeri, per esempio un canale video su mamme nella rete e quimamme etc etc, che ci conoscono benissimo e non credo ci negherebbero spazio.
perchè come dice laFarmacia :) anche se sono microprogetti, devono essere comunicati molto e bene.

Giuliana ha detto...

Ok. Devo parlare con le amiche del momcamp, naturalmente, dopodiché si parte. Se vi vengono altre idee sono le benvenute.

Cecilia ha detto...

@Veremamme @giuliana e tutti voi: nel blog di uannabe diamo spazio alle tematiche del lavoro e della maternità, che ci stanno a cuore grazie anche alle nostre epserienze dirette. Se verrà realizzata qualche iniziativa in merito (vedo che le buone idee non mancano!), saremo felici di ospitarla e diffonderla tra chi ci segue!