lunedì, giugno 06, 2011

A un certo punto devi farti riconoscere

La tata del mio pupo va per i 60 ma non si capisce. La tata del mio pupo non è andata al mare per 30 anni perché a suo marito il mare non piace e si becca le vacanze in montagna da quando si sono sposati; ora ci è andata per un week end con la parrocchia e quando me lo raccontava aveva le lacrime agli occhi. La tata del mio pupo ha sempre fatto la tata, e nei ritagli di tempo lavorava a maglia o ricamava, ma seriamente: faceva i campionari di maglia per gli stilisti (indimenticabile un pull rosso Valentino, fatto per il medesimo ed eletto capo di punta di non so più quale sfilata); poi il marito ha sviluppato un’allergia per la lana e ha smesso. La tata del mio pupo dice che la cosa più importante per lei è il rispetto: dell’autorità, dei genitori, del marito (più o meno in quest’ordine). La tata del mio pupo, quando ho avuto la mia settimana di passione in giro per l’Italia ha chiesto a mio marito: “ma tu non le dici niente?”, e quando lui le ha risposto “se lei è felice, io sono felice per lei”, si è commossa. La tata del mio pupo frequenta la mia casa da quando il pupo è nato, e dal suo primo giorno di materna è da noi tutti i giorni. La tata del mio pupo mi considera una fuori di testa da sempre (per esempio un giorno sono tornata a casa e avevo in borsa della birra presa dal garage, e lei mi fa “ma come, c’era bisogno del latte e tu porti la birra”, e io a spiegare che non ero andata a fare la spesa, ma che non doveva preoccuparsi, non avrei dato la birra al pupo al posto del latte), ma ora di più. La tata del mio pupo mi ricorda le feste della scuola, le riunioni, i compleanni, e mi guarda ogni volta con riprovazione perché io le do sempre l’idea di essermeli dimenticata, questi gioiosi avvenimenti. La tata del mio pupo mi dice che una volta la settimana almeno dovrei andare a prenderlo a scuola, il pupo, e portarlo al parco con le altre mamme o le altre tate degli altri pupi, e mi guarda con riprovazione perché io le dico ci proverò, appena posso lo faccio, ma poi non lo faccio mai. La tata del mio pupo “si dimentica” di preparargli la cena perché il pupo dovrebbe cenare con noi, e noi dovremmo essere a cena alle 7 e mezza, mica alle 9. La tata del mio pupo mi dà la morte.

Quello che la tata del mio pupo non sa è che per alcuni anni ha avuto a che fare con il mio avatar. Di cui lentamente ma inesorabilmente mi sto liberando. Perché non c’è situazione più orribile del sentire di vivere la vita di un’altra persona. Anche se sta bene alla tata del pupo.

E dire che avevamo cominciato bene, non io e la tata ma io e marito. Il pupo ci seguiva ovunque, ma cercavamo di non farci mancare niente (a parte il cinema, vabbè). Ogni tanto venivano a trovarci i miei e cercavamo di ritagliarci almeno una serata solo per noi. Oppure il pupo rimaneva con la vicina, ed erano felici tutti e due, e anche noi. Poi volevamo portarlo in barca, da subito, così se ne faceva una ragione.

A un certo punto però i miei non sono venuti più, il pupo ha iniziato a recalcitrare per certe uscite, e dopo la morte della cagnolina anche la vicina ha perso il suo fascino. Quanto alla barca, le volte che riuscivamo ad organizzare con altre famiglie (che mica puoi far subire un pupo a un equipaggio di single) capitava sempre che all’ultimo momento uno dei pupi si ammalasse, e senza accorgercene ci siamo dimenticati del proposito.

Questa cosa è andata, non bene, ma andata. Poi un giorno ho mollato il lavoro che mi stava ammazzando, ho iniziato a farmi un mazzo tanto per conto mio, mi sono iscritta a Pilates, ho riscoperto il piacere di mettermi la crema idratante tutte le mattine. E mi sono resa conto che ricominciavo a respirare. E ho deciso che volevo respirare fino in fondo.

Ho consultato la rete: un po’ di persone sagge, wikipedia alla voce “tata”, l’oroscopo di Internazionale. Salta fuori che c’è un sacco di gente che si fa domande e che si dà risposte su cose simili. Che arriva un momento in cui uno deve riprendersi la sua vita, cercando sì di non fare vittime, ma evitando accuratamente che la vittima sia lui stesso. Che c’è chi vuole prendersi “il resto”, come dice Flavia, e chi analizza la situazione in termini di alfa e beta o anche di smalto nero rosso, come Chiara. Che quest’anno mi dice bene, secondo gli astri. Che adesso che sono partita non mi posso più fermare, neanche se lo volessi.

Perciò il programma per il prossimo futuro – ma anche per il presente, alcuni passi sono stati già fatti – è serratissimo, e temo che la tata del pupo dovrà farsene una ragione.

E la mia parola del mese è riappropriazione. Che, stante la situazione attuale, dovrò gestirmi più che altro come un esproprio proletario.

(Che poi io capisco che se una tata si ritrova con una che un giorno le dice “guarda, abbiamo scherzato, hai presente quella con la mia faccia che stava qui fino a ieri? Beh, non sono io, era un avatar, sai che vuol dire avatar?” un po’ si sturba. Ma è pur vero che potrei, in una botta di milanesità, farle presente che pagopretendo. Oppure farle notare che essere un avatar per 8 anni è di certo strano, ma è molto più strano non confessare al consorte che la montagna ti fa cagare, e andare avanti così per 30 anni).

(Alla voce “tata” Wikipedia ha una pagina di disambiguazione che porta a un’altra piuttosto banale intitolata a “babysitter”. Ecco, stavolta è stata proprio lo cosa meno utile).

9 commenti:

Maurice ha detto...

Questo post meriterebbe un'enciclopedia di commenti. A me la sola parola "riappropriazione" mi fa venire i brividi: l'ho sentita troppe volte per giustificare separazioni e divorzi, compreso il mio. Forse che alla base dell'unione di una coppia c'è qualcuno/a che rapina ed un altro/a che viene rapinato? O non è una via mediana di compromesso tra tue libertà?
Ci sono poi i figli per i quali io rinuncerei a tutto. Ma io non sono tutti gli altri.

Giuliana ha detto...

beh, no, non sto parlando di questo. il termine, è vero, non è molto bello, ma non ne ho trovato un altro che rendesse l'idea. nessuna rapina alla base, al contrario una (per certi versi) volontaria rinuncia a beneficio di un'idea alla quale conformarsi, che più o meno coincide con le idee della tata del pupo.
non è mia intenzione togliere niente a nessuno - beh, un po' di tempo sì, a dirla tutta - che possa far soffrire qualcuno.
pare che alle donne dopo i 40 capiti spesso, un po' come gli uomini che a 50 anni si fanno la moto e spesso l'amante. io non intendo prendermi una moto, e per l'amante non ho né l'età né la testa e il cuore. però potrò ricominciare ad interessarmi alle cose che mi sono sempre interessate, a fare qualcosa per me, a guardarmi allo specchio e darmi l'approvazione prima di uscire di casa, no?
che poi i confini di una cosa del genere siano labili e forse anche pericolosi lo so, ma confido nel fatto di poter condurre il processo in modo che tali confini possano essere sempre salvaguardati.
ma vivere in un avatar proprio no, non ce la posso fare.
anzi, ho pensato spesso che così, con l'avatar, si possa andare avanti ad libitum, ma il problema è che prima o poi ti parte l'embolo, a fare così, e allora sì che discutiamo di altro.
(e comunque tu sei una delle persone sagge che ho consultato, sallo :))

Maurice ha detto...

Ricambio con un caro abbraccio.

abc ha detto...

Beh! Stavolta hai stimolato anche una mia risposta...
Arriva prima o poi per tutti il tempo della resa dei conti (con sè stessi). E allora, se si ha la buona sorte di potersela gestire da soli, magari facendo in modo che la "riappropriazione" sia una libera scelta (tutt'al più condivisa, ma pur sempre individuale), è un momento di goduriosa maturità. Ma quando te l'impongono (più o meno il prodotto di scarto di una rapina) allora è un evento dirompente, massacrante.
Ma dietro l'angolo, nell'uno e nell'altro caso, ci sono vite parallele e vere. Quelle insomma che viviamo quando ci stacchiamo dal nostro Avatar.
E allora buona vita! verrebbe da dire.
Purchè, però, nessuno riunci al mare per trent'anni.
Un bacio al pupo, una carezza alla tata del pupo, un sorriso a Mamma in corriera e...una complice pacca sulla spalla a Maurice.
Al marito della tata...un deferente silenzio. :-)
Shalom

M di MS ha detto...

Ma nella "riappropriazione" ci sono anche i giardinetti con il pupo?
:-D

Chiara Trabella ha detto...

Più che di "riappropriazione", che può far pensare a un precedente esproprio, parlerei di "ridefinizione". Io per esempio non ho spazi molto diversi da quelli che mi ero ricavata un anno o due fa, ma li sto abitando in modo diverso, sia per come divido il mio tempo sia per l'atteggiamento che ho.

Anonimo ha detto...

io ho avuto bisogno di riappropriarmi di me stessa già dopo pochi mesi dalla nascita della pupattola. Ma il mio problema è stato un altro: un bel carico di sensi di colpa da riappropriazione (indebita). Cioè: il tempo che mi sono riconquistata lo sto rubando a qualcun altro (leggasi Pupattola)? Mi dico di no, ma faccio un discreto sforzo.

Anonimo ha detto...

Cara mamma in corriera, ti ho trovata tramite tante altre mamme blogger e questo tuo ultimo post ha fatto centro nel mio io un po' sconquassato ultimamente. Vorrei essere più soddisfatta della mia vita, vorrei avere un lavoro che oltre a rendermi felice, renda anche sotto il profilo economico. Mi trovo un po' spiazzata tra la sicurezza di quel che ho e quel che vorrei fare. Sempre in bilico... da stasera mi sento un po' meno sola :)

Flavia ha detto...

questo post, che ha la data del mio compleanno, è il mio terzo regalo: wow