giovedì, ottobre 27, 2011

Horcrux e socialcosi



Una persona che non sento da tanto tempo mi manda un messaggio su Facebook con cui mi comunica che il nostro comune amico Lino non è più fra noi. Lino era il nostro capo scout, ci ha fatto da mentore in quel momento molto delicato in cui siamo quasi adulti e non più adolescenti, ma che cosa faremo della nostra vita ancora non lo sappiamo con chiarezza. Io sono andata via, e da allora credo di aver incontrato Lino solo una volta o due, per caso, ma ogni tanto mi arrivavano sue notizie. Come oggi, ma di solito erano più belle.

Allora, sull'onda di chi c'è e chi non c'è, sono andata a guardare il profilo di un ex collega, di cui pochi giorni fa ho saputo che ha fatto la sua ultima corsa in moto ormai un bel po' di tempo fa. E non ci ho creduto, ho detto ma no ti confondi, non può essere lui, scherzi, l'avrei saputo. E come avrei potuto, anche lui era finito nel campo degli ex colleghi, che possono essere ritrovati per caso, ma cercarli no. Il suo ultimo aggiornamento su Facebook risale al 2008. Motivo in più per credere che abbia solo deciso che Facebook non fa per lui, e che invece se ne va sereno a scorrazzare in moto su e giù per il mondo, o anche solo per Milano. Mi riprometto mentalmente di verificare, ma so anche che non lo farò, se mi dicessero che è proprio lui quello che si è schiantato sarebbe troppo dolore.

Ho ripensato però ad una conversazione avuta a pranzo con una mia amica. Le raccontavo di aver visto La versione di Barney in tv, e che mi era piaciuto moltissimo. E dopo un po’ che ne parliamo, lei mi fa: adesso ti faccio una domanda che non c’entra ma c’entra. Le tue password le ha qualcun altro oltre a te?

Segue un silenzio più breve di quanto non meriterebbe la domanda. No, nessuno ha le mie password. Se proprio dovesse essere necessario, confido dell’abilità di marito, che se vuole arrivare da qualche parte ci arriva, non saranno mica un paio di password in amicizia che gli bloccheranno la strada. Perciò - è là che volevamo arrivare - che muoia tutto con me.

Faccio mentalmente il censimento dei miei horcrux (in fondo è un po’ così, no?): l’account Twitter, al quale sono sempre più affezionata; Facebook, che ancora agevola carrambate e contatti che se no non ci sarebbero (ed eventualmente fa passare notizie, come oggi); LinkedIn, che non seguo con la cura che meriterebbe; Friendfeed, ma non ci sto quasi più (e un giorno mi piacerebbe spiegare perché in un post); la mia libreria di aNobii, curata in modo maniacale all’inizio e con un po’ di distacco più tardi, quando ho preso coscienza della dipendenza che stavo sviluppando; Flickr, aperto per un motivo e tenuto in vita per altri; il sito aziendale, per il quale mi prendo meno sgridate di quelle che meriterei dalla mia socia; e naturalmente questo blog e quell’altro, che tante soddisfazioni mi hanno dato e mi danno. E il risultato è che sono tanti pezzettini di me, ciascuno con la sua parte di anima, ciascuno che deve rimanere inviolabile.

Perciò che io sia visibile agli amici che mi contatteranno dopo 40 anni per dirmi ti ricordi?, a quelli che sfoglieranno i miei libri per far crescere la loro libreria, alle persone che se lo sono chiesto spesso ma non hanno mai osato formulare la domanda: che cosa significa Forbiceverde?, a chi leggerà Hai voluto la carrozzina? e, per un eccesso di entusiasmo, andrà a curiosare nei blog delle autrici. E un giorno non ci arriverà più nessuno. Ma sarà morte naturale, e non suicidio per mano di qualcun altro.

(Sì, un sacco di bei pensieri, non c'è che dire).

1 commento:

Flavia TTV ha detto...

ecco, ucciderei per molto meno come mi dicesti quel dì, ma per averlo chiamato sito aziendale... !!! dopo che io in pubblico ho chiamato te mammablogger, vabbè, siamo pari.