giovedì, ottobre 26, 2006

Libri!

Prologo. Sia io che mio marito leggiamo parecchio, e Gabriele promette bene. Preciso meglio: io – confermata in questa convinzione dalle persone che frequento, lettori anch’esse – credevo di leggere molto; poi, quando ho conosciuto mio marito, ho scoperto che si poteva fare di più, molto di più. Morale: in casa non c’è più posto, i libri sono ovunque. Per mesi Gödel, Escher, Bach, Il Signore degli Anelli e l’opera completa di Shakespeare in lingua originale mi hanno fatto da comodino. Servivano per metterci sopra altri libri, sostanzialmente, e l’effetto di senso complessivo era di annullamento della dialettica contenitore/contenuto (o ospite/anfitrione); questo finché non ho avuto un vero comodino. Altri libri sono stipati nella fragilissima Bookworm Kartell, la libreria a “S”, che ti dà sempre l’impressione di essere lì lì per cedere. E a nulla vale l’annuale viaggio all’Ikea per ingrandire la nostra Ivar, tanto sappiamo che in capo a qualche mese sarà di nuovo insufficiente.

Abbiamo gusti diversi, io e Alberto, tanto che generalmente classifichiamo come “spazzatura da cesto” (i libri nel nostro bagno stanno sopra al cesto della biancheria sporca) le scelte dell’altro, senza complimenti e con grande dignità. Per fortuna ciò non ci ha mai impedito sporadiche ma gustose irruzioni nei reciproci territori dello spirito. E così, mentre lui si faceva affascinare (faticosamente, per questioni squisitamente linguistiche) da Camilleri, io cedevo alle lusinghe di Douglas Adams, facendo della Guida Galattica una delle mie letture cult. Per ogni Almudena Grandes passata a lui, c’era un Neil Gaiman per me. E così via, con in più la sorpresa, salvo poche eccezioni, di trovare nei reciproci inviti alla lettura delle vere perle per entrambi. Naturalmente non tutto viene condiviso: molte delle scelte di Alberto sono veramente spazzatura da cesto.

Fatto sta che in alcune situazioni ci compriamo dei libri a vicenda. L’ultima volta che ho comprato un libro a mio marito è stato quando si è ricoverato. Il mandato era: “Che sia bello grosso. Qui mi annoio un sacco…”. Così sono andata alla Feltrinelli e, per la prima volta da un sacco di tempo, mi ci sono fermata quasi due ore. E lì eccolo: col 15% di sconto (meno male, costa una fortuna! Io sono per le edizioni economiche, sai com’è, non ho spazio…) mi fa l’occhiolino questo Infinite Jest di David Foster Fallace, che non conosco. Sembra uno di quelli che piacciono a tutti e due, fanta-qualcosa ma più che altro costruzione di mondi possibili in un futuro non troppo lontano. Preso.

Beh, raramente io lascio i libri a metà. Anzi, ho il coraggio di farlo da un preciso momento: dopo aver letto Come un romanzo di Daniel Pennac, in cui ho riconosciuto come mio diritto il fatto di non poterne più. E da ieri sera ho preso coscienza che io, di questo libro, non ne posso proprio più. Mille e passa pagine di disturbo bipolare intriso di acido lisergico. Due palle, ho passato l’età. Ho chiesto ad Alberto come gli era sembrato, e lui mi ha risposto: “Sono riuscito a seguire solo un thread (a volte mio marito si esprime così, ndr), quello del drogato”. Appunto, il maniaco-depressivo.

E ora non so cosa leggere, vorrei qualcosa in inglese, leggero, giusto per riprendermi senza rinunciare al gusto di non capire un piffero alle prime pagine per poi andare come un treno a partire dalla metà del libro. Magari è la volta che mi sparo l’opera omnia della Kinsella.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma un bel romanzetto tipo "La mia vita su un piatto" di India Knight piuttosto che tutti 'sti polpettoni?
Senti lo so che è bello leggere polpettoni, possono darti soddisfazioni etc, ma un bel romanzetto che parla di una povera sfigata che riesce alla fine a redimersi è mooolto meglio!!!

Giuliana ha detto...

Ma ceeeerto che l'ho letto, La mia vita in un piatto! e anche quello prima o dopo, non so, "Single senza pace". Cariiini, però sai, ci sono anche momenti in cui c'hai proprio bisogno di polpettoni...

Anonimo ha detto...

Allora ti suggerisco un bel polpettone, di quelli che però ti riempiono il cuore di giuoia:
"L'uomo autografo" di Zadie Smith
Oppure un altro molto più pepato e divertente, magari non proprio recente ma sicuramente esilarante:
"Eureka street" di Robert McLiam Wilson
Perché va bene esagerare, ma se ci metti un po' di pepe va ancora meglio!

lemoni ha detto...

L'opera omnia della Kinsella non è stata poi malaccio e il mondo gramour di cui lei parla e l'ironia di certe situazioni paradossali mi hanno fatto compagnia quando la Michi era appena nata che non sai se piangi di commozione o perchè quella cacchio di gravidina stà lentamente scemando e tu non ci capisci più nulla e vorresti solo stare spenta...e comunque hai ragione...pure io non brillo più a seduttività...e preferisco leggermi nei rari momenti di relax qualcosa che pesa solo un paio di etti.
Comunque grazie pee essere passata da me, ti verrò a trovare spesso.
Baci
Gra

Giuliana ha detto...

grazie dei suggerimenti, metto subito in lista!