Il mio amico Antonio, ex compagno di liceo, è un social network vivente. Riesce a tenere i contatti con una quantità spaventosa di persone, e spesso da questi contatti fa nascere qualcosa, presentando conoscenti, frequentando eventi, ecc. ecc. Non si può dire che sia un presenzialista, però. A volte sparisce per mesi, o anche per anni, e quando meno te lo aspetti, eccolo: ti chiama al telefono mentre sei nel bel mezzo di una riunione importante, ma non c’è verso, a lui non puoi rispondere semplicemente “Ti chiamo tra un po’”, così ti scusi invocando l’urgenza e ci parli lo stesso. Non che gli serva il telefono, a dir la verità: una notte io e Paola (altra compagna di liceo, e poi di università, e soprattutto di vita) ce lo siamo visto presentare nella nostra casetta bolognese priva di telefono alle 4 del mattino. Aveva voglia di farci un salutino, e il fatto di non avere il nostro indirizzo non aveva costituito un problema. Ci chiediamo ancora come abbia fatto.
Insomma, qualche mese fa vedo il suo nome sul cellulare che squilla: non ci posso credere, erano almeno quattro o cinque anni che non lo vedevo (ripensandoci, credo che non lo vedessi dal giorno del mio matrimonio, quando a sorpresa era comparso con un gruppo di altri amici a festeggiarmi a serata inoltrata…). Da lì, il resto viene da sé: ora vive a Milano, quindi ci dobbiamo assolutamente vedere. Cena, qualche telefonata, poi sere fa mi invita, per sabato, all’inaugurazione del negozio di lampade e design e fotografia di un suo amico. Lì per lì non capisco, poi naturalmente aderisco con entusiasmo.
Io ho una grande fortuna: un figlio mondano. Che a 2 anni si è fatto metà delle esposizioni del Fuori Salone, oltre naturalmente ai nostri eventi, cui ha partecipato con grande intensità. Figuriamoci adesso che di anni ne ha 3. Ama i buffet e il ristorante giapponese, dove ormai ordina da solo, salvo pescare dal piatto di tutti (a nulla sono valse le mie riserve sul pesce crudo e sulle uova di pesce, quelle grandi e arancioni, che lui adora…).
Così, dopo una giornata passata per concessionarie, ce ne andiamo belli belli a questa inaugurazione.
Il posto si chiama A&V Photobooks and More e si trova in via Ripamonti 20, a Milano (pare che il sito non sia ancora attivo). Uno dei due soci, Vincenzo (l’amico di Antonio) è un fotografo ritrattista, e la sua filosofia è semplice: “democratizzare” il ritratto, ricreare l’atelier fotografico di tanto tempo fa, quello in cui chiunque poteva entrare e farsi fare una foto, ma bella, “da fotografo”. Così ha messo su questo negozio sfizioso, dove da una parte c’è lo studio fotografico, il set, e dall’altra un’esposizione di lampade e altri oggetti di design, alcuni di circuiti commerciali conosciute, altri pezzi unici di artisti e designer.
La cosa che mi ha colpito di più è il concept del negozio: la luce come filo conduttore di tutte le attività che vi si svolgono.
In bocca al lupo!
A seguire, poteva forse mancare il giappo? Ma certo che no! E allora eccoci tutti al Konoka, ristorante giapponese, via Pomponazzi 9, sempre Milano. I proprietari sono cinesi, come spesso accade, ma l’atmosfera è jappo al 100%. L’ambiente è semplice e il servizio accurato: la proprietaria considera ogni cliente come un suo nipote, e lo tratta di conseguenza, consigliandolo, aiutandolo a scegliere, sollevandolo dall’imbarazzo quando pretende di mangiare un Nabeyaki Udon con le bacchette. Nella sua fascia di spesa è fra i più validi, con un ottimo rapporto qualità/prezzo e un’ampia scelta di piatti – oltre a sushi e sashimi, il menù offre un sacco di alternative.
Buon appetito!
Quindi, alè! Grazie Antonio ;-)
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