martedì, gennaio 09, 2007

I gerontopunk

Ci sono stati i punk, e in contemporanea alcuni subpunk impazzavano nella provincia italiana. Poi sono venuti i postpunk, ma con loro già il credo era annacquato. Niente di nuovo, fino all’avvento dei gerontopunk.

La fine dell’anno è tempo di pagamenti, a casa mia. Si pagano i debiti per affrontare l’anno nuovo senza zavorre. Come sempre tra Natale e Capodanno arriva puntuale la telefonata di Drum, il nostro assicuratore, per fissare un appuntamento. Lui viene direttamente a casa, si chiacchiera, si beve una – o più – bottiglie di vino, e quando arriva il momento di staccare l’assegno quasi non ci si fa caso. Non è che si chiami Drum all’anagrafe: il suo vero nome è Saverio, o qualcosa del genere, ma da decenni solo la sua mamma lo appella in questo modo. Fatto sta che il 28 dicembre Drum suona al citofono di casa mia. Il citofono però non funziona, quindi chiama al telefono e un volontario va giù per cinque piani a farlo entrare (l’amministratore lo sa benissimo che questa merda di citofono non funziona, gli ho anche spiegato che così non posso fare la spesa online, né farmi consegnare la pizza o il sushi a domicilio, e insomma è un bel casino ogni volta che viene qualcuno. Che, fra parentesi, prima di arrivare al citofono che non funziona si è già fatto una ventina di minuti buoni di ricerca del parcheggio, e quel che è peggio è che quando questo qualcuno arriva a casa spesso non trova neanche granché, perché non ho potuto farmi consegnare la spesa, e neanche possiamo ordinare una pizza o un sushi o che so io. Perché cinque piani con la spesa e con 15 chili di bambino che spesso si addormenta in macchina mentre torniamo dal supermercato non sono mica uno scherzo, eh! E questo deficiente di amministratore continua a fregarsene. Se torno a nascere faccio l’amministratore di condominio, lascio tutti nella cacca e godo moltissimo).
Drum arriva abbastanza senza fiato, ma non è cambiato molto dall’anno scorso: appena un po’ più brizzolato e con qualche capello in meno, compensato da un filo di pancia in più, tenuta peraltro benissimo dentro il completo nero tra la Iena e il Blues Brother. Totale, 44 anni. Portati da 44enne con un certo stile.

Comme d’habitude, si stappa lo spumantino benaugurale e si chiacchiera di quello che è successo nei 12 mesi trascorsi dall’ultima visita. Si parla di piccoli acciacchi, più che altro malfunzionamenti del sistema dovuti all’usura e al paranoico trascorrere del tempo milanese. Si stappa un altro spumantino. Ci chiede della macchina rubata, e si sottolinea l’efficienza dell’assicuazione, che 48 ore dopo il fattaccio ci aveva fornito di un’auto sotitutiva, una Musa con cambio automatico (un incubo i primi giorni, io ho bisogno di “sentirla” la macchina, e con il cambio automatico non c’è verso. Poi l’ho rivalutata parecchio dopo avere affrontato in sua compagnia una coda di due ore in tangenziale: lì il cambio automatico è stato una mano santa). Lo spumantino è finito, si stappa un bianco fermo. Si parla anche di vecchie conoscenze, una delle quali è appena uscita da un soggiorno a San Vittore, per aver attraversato una frontiera malandrina con un quantitativo non ortodosso di sostanze niente affatto legali in macchina. Cose che capitano, quando si deve mantenere un tenore di vita un po’ sopra le righe: la famiglia chiede, i debiti crescono, e uno si dà da fare come può. Opinabile ma vabbè. Alla sua salute, si attacca il limoncello fatto in casa dalla vicina. E poi si parla delle novità. Il nostro amico si è di recente intrallazzato con i proprietari di un locale molto carino che organizza serate punk. Insomma, un punk anni 80, che attira anche i ragazzini per via del fascino un po’ d’antan, ma che soprattutto mette in condizione gruppi di signori avviati alla mezza età di fare le ore piccole, piccolissime, divertendosi come facevano negli anni 80. Drum ci racconta di quando è uscito da una di queste serate alle 3 del mattino, zuppo per aver pogato tutta la sera, ma incontenibilmente felice. E dei discorsi delle persone che erano lì: “Io ho lasciato i bambini ai nonni, me li vado a riprendere domani”, oppure: “I miei sono con la baby sitter, poi mi tocca accompagnarla a casa, è una ragazzina...”, e ancora: “Sai, la banca è un buon posto per non smettere di crescere (sic)”, e così via. E loro felici, a pogare. Nei loro abiti tra la Iena e il Blues Brother. Qualcuno con i segni indelebili delle ricottine di figli neonati.

Ovviamente gli abbiamo detto di inserirci nella sua mailing list, che non mancheremo sicuramente una di queste seratine in cui si possono cancellare vent’anni senza accorgersene. In compagnia dei gerontopunk.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Giuliana sappi che ti tengo il primo contratto appena apro la mia casa editrice (chissà se saranno giorni o l'eternità!), non ti impegnare con nessuno, mi raccomando!

Ah... non posso non aver apprezzato il francesismo, anche se qui ormai non lo usano più...

comme d'hab è diventanto, abbreviano tutto, tutto eh...

Anonimo ha detto...

adoro questa ironia. bravissima :-)

Giuliana ha detto...

mi fate arrossire!
simone: sarò lieta di firmarlo, il contratto, e se hai bisogno di aiuto per mettere in piedi la casa editrice conta pure su di me :)

free: benvenuta! ora vado a leggere il tuo blog, oggi è pari, no?

Anonimo ha detto...

Mi sembrava quasi di vedervi, lì in salotto, tra un cin cin e l'altro. Sarebbe stato bello farvi una foto "prima" e "dopo", da pubblicare ovviamente sul blog. Pensaci per il prossimo appuntamento annuale con Drum e facce vedè.
Ciao
TZ

Anonimo ha detto...

Noi quest'anno non abbiamo fatto nemmeno un bilancio...
Siamo punk o solo definitivamente geronto???
Ossequi

astralla ha detto...

Spettacolari! La descrizione e le seratine...! Ma il meglio è l'assicuratore, che ha capito perfettamente come rapportarsi con i suoi clienti ;)!

astralla ha detto...

Spettacolari! La descrizione e le seratine...! Ma il meglio è l'assicuratore, che ha capito perfettamente come rapportarsi con i suoi clienti ;)!

Maurizio Goetz ha detto...

Per il compleanno ti regalo un etilometro ;)