giovedì, gennaio 18, 2007

Le mille facce dell’Open Source, ovvero Operazione restyling – episodio 2: appunti

Ieri sera ho finito molto tardi di lavorare. Per fortuna non ero sola, perché a farmi compagnia c’era un amico. Una compagnia discreta, dal momento che ci tenevamo in contatto via ICQ, entrambi chini sul rispettivo fatturato, e la piacevolissima e salutare chiacchierata è stata soprattutto un modo per non addormentarsi e superare i momentanei blocchi che avrebbero portato entrambi a fare l’alba; chiacchierata discreta anche perché quest’amico io non l’ho mai visto in faccia, nonostante abbia avuto la sensazione di conoscerlo da tanto. Questo nuovo amico è copyman, che saluto – come direbbe Luca Giurato – e a cui auguro una giornata più leggera di ieri.

Stamattina avevo una riunione alle 9.30, in sala caffé perché non c’erano sale riunioni libere. Una delle colleghe è arrivata con cornetti per tutti, e li ha anche scaldati prima di offrirceli. Sebbene l’oggetto della nostra riunione non fosse ciò che definirei eccitante, questa colazione inaspettata è stata fondamentale per riportare il morale a livelli accettabili (sempre in termini di fatturato, eh!).

Allora pensavo: ecco, c’è sempre un’anima. Un’anima che nel momento del bisogno si manifesta e ti porge una mano. E poi ho ripensato alla storia della ristrutturazione e al commento di Titti, e non so perché ma ho associato le due cose. Anche in quel caso, sostanzialmente, serve una mano.

In realtà ci ho pensato parecchio, nei giorni scorsi, a questa cosa dell’Interior Design Open Source, e sono arrivata a definire almeno due fasi. Chiaro che per qualunque suggerimento, consiglio, osservazione e offerta di lavoro volontario (ahahahahah) siete i benvenuti.

Fase 1: il vernissage!
Ci sarà un vernissage, ma questa volta sarà letterale. Ci saranno degli inviti e un buffet, naturalmente a casa mia, ma ci saranno anche gran bidoni di vernice e pennellesse come se piovesse (che fa anche rima e sottolinea il concetto). Missione: imbiancare.
Tutti insieme, blogger e lurkers, digitali e analogici, con cappellino di carta di giornale, tuta da lavoro e rullo. E musica, e chili (nel senso di piatto messicano, non di peso) e guacamole e tacos e salsa piccante e da bere, tanto da bere, per alleviare le fatiche. Sarà una grande festa, e alla fine saremo tutti più sporchi e più contenti (soprattutto io, se l’operazione riesce :)).
Quindi, preparatevi: per chi ci sarà, sarà bello vedersi in tenuta da lavoro; per gli altri, prometto un resoconto dettagliato via blog. Si accettano da subito adesioni.

Fase 2: food for work
Siccome la mia manualità e quella di mio marito sono un po’ limitate (la versione di Alberto è “siamo sempre oberati di cose da fare”), una serie di lavori richiederanno interventi più esperti di quelli realizzabili nel vernissage. Quindi l’idea è: offriamo servizi in cambio di lavori.
I servizi possono essere vari, quelli che mi vengono in mente per primi sono le cose che sappiamo fare meglio; il ragù di Alberto, e naturalmente il suo chili e guacamole, hanno ormai una fama nazionale, per cui ne prepariamo (da congelare, suppongo, altrimenti le quantità non possono coprire il disturbo) e saranno il pagamento, che so, per il restauro di una finestra. E così via. Magari un giorno che mi gira faccio un elenco di tutto quello che possiamo offrire. Anche in questo caso, chi è interessato si faccia avanti.

Ecco, questi sono solo degli appunti di progetto, ora bisognerà decidere i tempi e dettagliare il tutto. Le persone a cui ho raccontato quest’idea hanno avuto le reazioni più diverse: si va dallo scettico: “è tanto che non vai dall’analista?”, all’entusiastico: “sì, fichissimo, metti annunci anche su Radio Popolare, che lì trovi sicuramente! Io vengo, eh! Ti metto il parquet!”. Quindi, visto che non c’è stata una bocciatura unanime, magari si può fare. O no?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Lieta di averti dato il "bandolo della matassa". Vedo che ne stai facendo uso egregio, con tutte le varianti del caso. Peccato non poter essere a Milano tra voi, imbrattati di vernice e...di ragù!

TZ

copyman ha detto...

Per il vernissage ti darei la mia disponibilità se fossi certo di essere in zona MI x la data dei lavori.
Con rullo, pennelli, guantati e spugnati non me la cavo male.

Tienimi informato

Anonimo ha detto...

Abbiamo fatto qualcosa di simile, a casa nostra.
Un amico, in particolare, si è fatto prendere dall'entusiasmo e in un paio di giorni ha dipinto benissimo tutto il piano terra e le scale; e un altro (direttore di banca in pensione) si è fatto tutte le finestre! È andata così bene, che io – che ho ancora meno attitudini manuali di voi – non ho fatto quasi nulla, perché mi dicevano che stavo impicciando.
Questa primavera vorremmo dipingere il primo piano•