Ci siamo. Sabato la mia amica si sposa. E potevano forse, le sue amiche, sottrarsi all'addio al nubilato? Neanche per sogno. E poi io avevo un sassolino nella scarpa di cui liberarmi. Non sono stata all’altezza, ma del resto non era cosa facile, essendo stato il mio addio al nubilato un prodigio di coordinamento e creatività malefica.
Ed ecco il sassolino. Si era creata, all’epoca del mio matrimonio, una pericolosissima alleanza tra le tre bionde del mio seguito: L., appunto, che sta per perdere il suo stato di donna che vive nel peccato, E., che nel peccato continua beatamente a viverci, ma non per questo è meno attiva sul fronte del rendere felici le amiche che fanno scelte diverse dalla sua, e infine D., famigerata svampita, la prima persona frequentata a Milano, profetessa di quanto sarebbe accaduto con Alberto in tempi non sospetti, e in parte anche per questo mia testimone di nozze.
(Qui è d’obbligo aprire una parentesi. D. è una persona assai particolare. Ci siamo amate e ignorate a stretto giro, nel corso degli anni. Nel momento in cui ci frequentavamo di più abbiamo condiviso un simil-fidanzato, convinto che non sapessimo niente l’una dell’altra, con conseguenze – sul piano del gossip o auto-gossip, se si può dire – che si possono facilmente immaginare. I nostri trascorsi, tuttavia, non le hanno impedito di sparire dalla mia vita, facendovi ogni tanto irruzione con uno stralunato SMS che recita più o meno sempre la stessa cosa: “G, non ci puoi credere! Mi stanno succedendo un sacco di cose, quando torno dall’India ci dobbiamo assolutamente vedere! Baci D”. Ecco, all’incirca ogni 4-5 mesi succede questa cosa – l’India è naturalmente solo una delle mete esotiche da cui si fa viva. Da un paio d’anni ho smesso di rispondere, visto che dopo l’SMS non riesco comunque più a parlarle. Peccato.)
Le tre bionde, per la prima volta insieme, si erano rivelate un cocktail esplosivo. Perché la sera convenuta successe quanto segue. Mi viene dato un appuntamento davanti a un locale da aperitivo fighetto, dove, oltre alle bionde, trovo altre 6 o 7 sgallettate. Si fa l’aperitivo fighetto. Insistono per farmi calare anche il terzo Negroni (all’epoca ce la facevo). Nel frattempo loro, a turno, si mettevano al telefonino per brevi comunicazioni, con fare da servizio d’ordine (stesso atteggiamento, stessa segretezza, stessa esibizione di efficienza: mancavano solo gli occhiali da sole), e si scambiavano occhiate da giocatori di briscola. La cosa continua per tutta la durata della tappa successiva: un sexy shop sfigatissimo (scopro dopo che una delle telefonate avvertiva che quello in cui avevano deciso di portarmi era chiuso), dove dopo un rapido giro mi mettono in mano un ricordino della serata. Che non è ancora finita, però. D. mi prende per un braccio e mi tira fuori: “Via, via, non c’è più tempo, via!”. E mi ficcano in macchina, partendo con una sgommata nella notte milanese.
Non mi è dato di conoscere la meta della folle corsa, ovviamente, perciò mi ritrovo, un po’ stordita, sulla porta del Lili la Tigresse, un night all’epoca famoso per la lap dance, e, sempre al telefonino, mi trascinano dentro. C’è un tizio disteso sul bancone vicino a uno dei pali; occupato, il palo, da una pitonessa con cosce da costrictor in strass e paillettes che sventola come un trofeo la mutanda di lui, miracolosamente in bilico sulle zeppe che, da altitudini insondabili, sorreggono la di lei patata (si può dire patata in un blog?) a una distanza allarmante dalla faccia del cazzone ai suoi piedi. “Madonna mia, che cazzone!” penso infatti come prima cosa. Poi mi avvicino. Il cazzone è il mio futuro marito. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, e lui, ridanciano, mi guarda e mi riconosce. Si rivolge alla pitonessa: “Ehm… ti presento… mia moglie”. La pitonessa diventa bordò solo per un attimo, poi con grande presenza di spirito mi guarda e fa: “Piacere, Silvia”. E si abbassa ulteriormente sulle ginocchia per stringermi la mano.
Dietro di me c’è un boato da stadio o da concerto del Primo Maggio. Le mie amiche si sono moltiplicate: ora anche tutti i maschietti sono lì, che guardano la scenetta e ridono come matti, e fanno il tifo per me, per Alberto, per Silvia (“Piacere…”), che ancora non è scesa dalla faccia del mio fidanzato ma che ci tiene a farmi sapere che le mutande gliele ha tolte senza toccargli i pantaloni, tagliandole con un paio di forbici (tecnica interessante, ma lì per lì non mi viene voglia di approfondire).
Il resto è storia. Fatto sta che, nella testa della mia nubenda di questo giro, io non aspettavo altro che un’occasione di vendetta. Complici gli anni, il momento di superlavoro e uno stato d’animo non proprio festaiolo, vendetta non c’è stata.
In sintesi, l’abbiamo portata a vendere preservativi colorati al gusto tropicale sui navigli, e, una volta finita la mercanzia, costretta a farsi firmare la maglietta da tutti i maschi della zona. Abbiamo permesso al fidanzato (e ai suoi amichetti) di raggiungerci mentre lei vendava l'ultimo condom a uno con la maglietta da Superman che, intanto, le si dichiarava sul cuore "Ciuppa ciuppa". L’innocenza, insomma.
18 commenti:
Bentornata! Come stai con i colpi di sole ;)
Sempre detto che non si finisce mai d'imparare qualcosa di utile sull'universo che c'è in ogni donna :-)
:) questa storia mi ha commosso un po'
"Sex and the city" a voi vi va un baffo, eh?
Bentornata! baci!
Ora sappiamo qualcosa in più su tuo marito!
Marò che battuta pessima...però me l'hai proprio tirata fuori!
Con che faccia la prossima volta saluterò tuo marito? :-DDD
aiuto che ridere...ma tuo marito non lo hai fatto fuori? io lo avrei strangolato con le mie mani!!!! però dai la vendetta un pò c'è stata :)
Scusa l'ignorana....ma che vuol dire il titolo del tuo post???
Baci, Laura
ahem, scusa l' IGNORANZA!
in effetti devo dire, ad onor del vero, che se lì per lì ho riso, dopo, a freddo, non ci sono rimasta benissimo. da qui la paura di una vendetta da parte di L.
quanto al titolo, invece, il Polterabend è "festa della vigilia delle nozze", in tedesco (ma pare che si porti anche qui, e quindi ho adottato).
ciao a tutti, sono D. la "famigerata svampita"
D ma perchè non ti fai senitire tu invece di aspettare il mio SMS ogni 4 5 mesi?
D ma perchè dici che facevamo finta di non sapere di avere un fidanzato in comune? Ne parlavamo liberamente tutti i giorni...di tutto
D
D!!! Non ci posso credere!!!
non mi faccio sentire io perchè ci ho provato ma il tutto si è sempre esaurito in un sms dall'india ;)
non ho detto che noi facevamo finta di non saperlo, era lui che faceva finta di non sapere che noi sapevamo l'una dell'altra...
ci sentiamo fra 4 mesi, al prossimo post? :P
Ci penso io ad avvertirla, sempre che non cambi feed!
grazie, collega. da questo momento sei il nume tutelare di una lunga amicizia :)
(non immaginavo che voi lavoraste insieme, né che tu leggessi il mio blog, né... insomma, grazie!)
Dai, giuli, meno male che non ne hai parlato male dell'amica D., altrimenti pensa che figuraccia!!!
accipicchia Annachia', mai sottovalutare il potere della rete :)
Amore mio, non per smentire ma solo per precisare:
1> ero giustamente ubriaco e notevolmente divertito
2> Tutto c'era tranne che eccitazione sexuale
3> Era uno scherzo e come tale lo stavo vivendo
4> Questa storia è stata seppellita dopo minaccia di eliminare dalla cerchia degli amici gli organizzatori
Vuoi forse dire che dobbiamo saltare il matrimonio sabato??
Ti amo dolce topina dalla memoria da elefante, anche se un po' selettiva.
ehi, va bene, c'è stata forse qualche omissione da parte mia (una per tutte, il tasso alcolico, ma lo davo per scontato), ma non ti viene in mente che per parlarne così vuol dire che la cosa è ampiamente superata? che è arrivato il momento in cui se ne può ridere?
baci, amore mio, e domani questo matrimonio s'ha da fare.
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