Ecco, questo è uno di quei post che non nascono per essere pubblicati, ma per dare uno sfogo all’anima: quando l’anima vuole parlare e la si incanala nell’abitudine della scrittura.
C’è una cosa che mi preoccupa molto, una cosa molto seria, di cui non parlerò. È una prova, forse, una di quelle cose che possono/devono modificare a fondo la tua vita per essere superate, o anche solo per poterci convivere. In senso fisico, il convivere, non metaforico.
(La prova è un motivo ricorrente della morale cattolica, e se solo avessi una fede più affilata potrei affidarmi puramente e semplicemente all’Altissimo, pregare e sperare. Purtroppo non è così).
Per fortuna la quotidianità offre miliardi di occasioni per pensare altrove. Le attività si inanellano, spesso private per usura del loro senso, ed occupano tempo come l’acqua occupa spazio senza imporgli una forma. Il lavoro genera lavoro. È il nostro mestiere.
La giornata si può anche aprire con una parvenza di neutralità, né troppo piena né troppo vuota, ma questo vale solo fino alla prima presa di contatto col mondo. Per esempio. Arrivo in ufficio piuttosto presto, perché così è tutto più tranquillo, e posso dedicarmi con calma ad organizzare la giornata. (Non ricordo una sola giornata che sia andata come l’avevo programmata al mattino). Di solito succede che rispondo a una mail, e il destinatario (chi sia non ha la minima importanza, non è in discussione qui il senso, né il significato, né tanto meno il contenuto, ciò di cui si parla è pura forma, espressione, atto) mi manda indietro due cose da fare, una delle quali richiede che io interpelli una terza persona. Lo faccio, e questa può:
1) darmi la risposta che cerco, e in questo caso posso dedicarmi a fare la cosa per la quale mi serviva la risposta, oppure
2) non darmi la risposta che cerco e portarmi a cercarla altrove.
Nel frattempo, avrò ricevuto almeno 3 o 4 mail di quelle con il punto esclamativo – non necessariamente palese, spesso è sottinteso, ed è ancora più periglioso dell’altro – e quindi comincio il balletto vero.
E sì che la giocoleria non è mai stata il mio forte. Ma tant’è, si fa di necessità virtù. Il circo va avanti con un andamento elastico, più intenso in alcuni momenti, più morbido in altri, ma anche quando la pressione diminuisce rimane la vigilanza: se ti rilassi un attimo è matematico che ti arriva una secchiata di cacca sul capo.
Anni fa vivevo molto lo stress da cliente. Ero in contatto costante con i miei interlocutori dall’altra parte della barricata, e in alcune situazioni mi hanno veramente tirata scema. Chiunque lavori in un’agenzia lo sa. Ma in generale non mi aspettavo (né in genere succedeva) che questo avvenisse anche dall’interno. Voglio dire, difficilmente un collega, indipendentemente dalla sua posizione gerarchica, mi rifilava la suddetta secchiata, magari, per buon peso, alle 6 di sera. Poi piano piano le cose sono cambiate. I punti di riferimento sono diventati sempre più scarsi e meno raggiungibili, l’atteggiamento collaborativo sempre più nascosto dietro comportamenti quanto meno discutibili. Sul piano del gusto, come minimo. Verso l’alto e verso il basso, verso destra e verso sinistra. E opplà!
Il vantaggio è che ci si distrae moltissimo dietro a queste minchiate. Che diventano il centro della nostra vita, il qui e ora e la prospettiva insieme, il vicino e il lontano. Narcotizzati dalle email e dalle secchiate di cacca. Più efficaci dell’Orudis, per i dolori dell’anima.
4 commenti:
Certo che è un bell'ambientino quello che frequenti per lavoro. Ringraziando Iddio non ho questi problemi, o almeno non sono così gravi. Però come te le giornate non sono mai noiose: quando la lavagna della cucina è pulita, stai certa che magicamente compaiono mille cose da fare, e prima di mezzogiorno.
Buon fine settimana.
Giuly, comprendo bene e vivo come te la "secchiata di cacca" come una spada di Damocle sulla testa. Mi sono imposto di tracciare un confine (che molte volte ho superato) ma è necessario. Comunque qui sono ci volgiono delle ferie lunghe staccando cellulari e connesioni internet ;)
Spero che le tue comincino prima delle mie, seconda di Agosto :)
@ maurice: mi incuriosisce moltissimo la vita in una cucina, e immagino che sia frenetica. chissà, magari in un'altra vita...
@popale: seconda di agosto, senza pietà, ale :)
A proposito dell'ambiente di lavoro, dalle mie parti di recente è stata soppalcata e rinforzata la piramide gerarchica, i rapporti tra colleghi sono diventati più formali e insinceri, in compenso sono aumentati i corsi su come "vivere l'azienda" e "gestire i collaboratori" nel migliore dei modi.
Beh, sempre meglio che lavorare.
Il lavoro narcotizza, ma tra poco occorrerà rabboccare di pensieri regolari anche le ferie altrimenti rimarrà troppo tempo per fermarsi a riflettere...
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