lunedì, febbraio 11, 2008

Il lunedì e il codice fiscale

Mi decido stamattina, in ritardo di mesi, a fare una raccomandata con ricevuta di ritorno. Visto che passo alle poste prima di andare in ufficio, resisto alla tentazione di rimandare l’invio di un pacco a casa dei miei, promesso ieri sera, ma che, conoscendomi, loro non si aspettano di ricevere prima dell’estate, quando li raggiungerò per le ferie estive.

Molto contenta per l’energia con cui sto affrontando la nuova settimana, e moderatamente ottimista per la coda non troppo scoraggiante all’ufficio postale, cerco di procurarmi il cedolino per la raccomandata e la scatola con cui inviare la mia roba in anticipo, in uno sportello accanto a quello dei Prodotti Postali. Nessun cliente davanti, dietro un impiegato che ammazza il tempo pulendosi le unghie.

“Deve andare all’altro sportello, quello dove c’è la signora bionda”. Ok, non si può anticipare niente. Ma non saranno certo questi due minuti in più a farmi perdere fiducia nella mia rinnovata efficienza. E infatti, dopo poco, la ragazza che è davanti a me va via dallo sportello e io posso finalmente farmi dare le cose che mi servono. Mentre prelevo il tutto e inizio a compilare la ricevuta per la raccomandata, sento che il volume dietro gli sportelli si alza.

“NON CAPISCO! NON PUO’ PARLARE ITALIANO?”

Evidentemente no. La ragazza che era davanti a me interviene, e chiarisce la questione. Due sportelli più in là c’è un ragazzo svedese che deve mandare a casa sua, appunto in Svezia, un mazzo di chiavi, e deve farlo alla svelta, entro venerdì. Quindi sta chiedendo all’impiegata come fare.

L’impiegata, tutta in agitazione, diventa rossa e comincia a cercare una soluzione. Nel frattempo parla con il ragazzo:

“POSSIAMO FARE CON UN PACCO INTERNAZIONALE. MA NON LE SO DIRE QUANDO ARRIVERA’” (il volume è questo, la dichiarazione circa l’efficacia dell’operazione pure)

La ragazza-traduttrice: “Signora, questo ragazzo ha bisogno che arrivi in fretta, non c’è una soluzione più sicura?”

L’impiegata (alla ragazza): “Sì, ma costa 30 euro, mi sembra troppo caro. Vediamo un po’…”

Il ragazzo parla piano alla traduttrice, ma è visibilmente agitato.

La traduttrice: “Non importa, dice che non gli interessa se è caro, basta che le chiavi arrivano”

L’impiegata: “COSI’ ARRIVANO, GUARDA. SOLO CHE COSTA MOLTO. 30 EURO, CAPISCI, 30 EURO!!!”

La traduttrice: “Dice che va bene. Che cosa deve fare?”

L’impiegata: “QUESTA BUSTA NON VA BENE. CI VUOLE QUEST’ALTRA” - gli porge una busta imbottita, di quelle con le bollicine. “E POI DEVI RIEMPIRE QUESTO.” – e gli porge un modulo.

Lui lo guarda, guarda la traduttrice, le dice che non ha tempo di riempire il modulo, deve andare. La traduttrice gli fa presente che non c’è altro modo e lo aiuta a riempirlo. Finché non arriva alla voce CODICE FISCALE.

La traduttrice: “Signora, lui non ha il codice fiscale”
L’impiegata: “Eh, ma ci vuole”
La traduttrice: “Cioè, non è che non ce l’ha lui, non esiste proprio, in Svezia, il codice fiscale.”

Nel frattempo io ho guadagnato il mio posto dall’altra parte del vetro di fronte alla signora bionda, che guarda la collega con commiserazione e mi passa un ulteriore modulo da riempire (con il quale fanno tre, e io non ho ancora concluso niente). Mentre sono presa in questa faccenda, il ragazzo prende il mio posto. Allo sportello della signora bionda.

La signora bionda: “FIRMI QUI E QUI”
Il ragazzo: “I don’t…”
Intervengo, gli dico che deve firmare, lui mi dice che ha molta fretta, che deve andare, quindi vuole pagare e scappare. Io passo le informazioni alla signora bionda.

La signora bionda: “33 E 35. HAI PRESO LA BUSTA, VERO? SONO ALTRI 30 CENTESIMI”

Traduco. Il ragazzo tira fuori 40 euro e li mette nella finestrella dello sportello.

La signora bionda: “MA QUI MANCA IL CODICE FISCALE. NON SI PUO’ FARE SENZA IL CODICE FISCALE!”
Io: “Signora, mi pare che le abbia già detto che non ce l’ha, il codice fiscale. Se mette gli estremi del suo documento dovrebbe essere sufficiente, no?”
La signora bionda: “E no, eh! Io ho le mie procedure da rispettare. Qui si chiede il codice fiscale, come faccio a non metterlo?”

Io e la lunga coda di clienti che si è formata dietro di me la convinciamo a soprassedere, prendere gli estremi del documento del ragazzo e spedire queste cacchio di chiavi.

La signora bionda: “HAI DETTO CHE CI SONO DELLE CHIAVI? NEL MIO ELENCO NON CI SONO CHIAVI!” (la signora bionda sta selezionando da un menù a tendina il contenuto del complicatissimo pacco che deve spedire).

Il ragazzo è agitatissimo, tira fuori dal portafoglio 4 euro, se ne riprende 10 e mi dice che non gliene frega niente, di far mettere qualunque cosa, lui ha fretta (in effetti questa pantomima dura ormai da 25 minuti). Io riferisco.

La signora bionda: “E no, eh? C’è la mia responsabilità”

Come prima, tutto l’ufficio postale la convince a dichiarare che nella busta c’è un telefono, o un coltello, o una bomboletta spray, insomma qualunque cosa riesca a trovare nel suo elenco, e a lasciar andare il ragazzo, nonché noi stessi, che ormai ci sentiamo ostaggi delle Poste Italiane nonché di un codice fiscale svedese.

La signora bionda: “VA BENE, ECCO. E’ FATTO. TI DO’ IL RESTO… ma dov’è? Dov’è finito???”
Io: “E’ andato. Direi che il resto lo può tenere”
La signora bionda: “Eh, la fate facile voi. Noi abbiamo le procedure…”

Mentre finisce le sue giaculatorie riesce anche a spedire la mia raccomandata e il mio pacco. Ci ho messo in tutto 40 minuti, praticamente senza fare la coda.

p.s.: ok che quando si parla con uno straniero si alza la voce come se lui fosse sordo, ma perché ci si sente anche autorizzati a dargli subito del tu?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

cafoni e incompetenti...si conoscono modi più carini per definire questi personaggi qui????

Giuliana ha detto...

non so se serve conoscere l'inglese per lavorare come sportellista alle poste. certo, il panico che si è creato era sproporzionato rispetto al problema. però mi veniva troppo da ridere :D

marge ha detto...

Come al solito gli italiani si perdono dietro a montagne di burocrazia...che figuraccia...
non voglio neanche pensare cosa diranno di noi gli svedesi

Anonimo ha detto...

ogni volta che ho a che fare con la burocrazia italiana mi vengono in mente le dodici fatiche di Asterix...
comunque è scientificamente dimostrato che varcare il confina italiano nuoccia gravemente all'apparato uditivo. questo per rispondere alla tua domanda.
mentre invece per l'altra, suppongo sia colpa dell'inglese, che ci ha informalizzati un po' tutti : P
poerello...

MasterMax ha detto...

Che figura! Mi vergogno davvero.
Mi è capitato quasi lo stesso dalla germania. Dovevo spedire un pacco urgente in Italia. Io non parlavo tedesco ma la signorina parlava perfettamente inglese (ovviamente). 5 minuti totali e il giorno dopo il pacco era a destinazione.

fabdo ha detto...

Giulia'...lei ha le procedure!!!!!
La fai facile tu!!! And what a cauliflower! ;)

tortadimele ha detto...

la "consolazione" è che spesso si comportano così anche se sei italiana...io una vlta il mio pacco..me lo sono andato a consegnare..

Gallinavecchia ha detto...

Quando leggo queste cose penso che in Italia siamo purtroppo arrivati al punto di non ritorno. E' uno sfacelo su tutta la linea :-(
E se alle Poste, invece di rifarsi il look in giallo e blu e riempire gli uffici postali di giocattoli, libri e gadgets, pensassero ad assumere gente capace di stare ad uno sportello al pubblico e che magari conosca anche una lingua farebbero sicuramente meglio!

citroglicerina ha detto...

aiutiamo gli stranieri, aiutiamo le donne e i loro diritti, aiutiamo le mamme...cercasi volontarie mamme per pandora a Roma , andate sul loro sito o su mammenellarete..

ammiro molto i tuoi ultimi post battaglieri giuly, mi piace molto la tua ironia, ma quando ci vuole la lotta bisogna scorticarsi i gomiti!

bt