martedì, marzo 11, 2008

I complimenti del Manager

Il lunedì mattina è già uno strazio. A credere nei segni, la pioggia acida che scrosta le auto non prelude a una settimana brillante. E sì che Il Manager è appena tornato da una settimana di vacanza, ricco di ottimismo nonostante abbia fallito il suo obiettivo principale: pensare a cosa vuole fare da grande. Troppo impegnato con computer e telefonino. Però una cosa sì, che gli è riuscita: niente antidepressivi, sulla spiaggia. E ora questa grande vittoria se la vorrebbe portare dietro. Facciamo niente pasticche per un mese. No, impossibile, meglio due settimane. Sì, due settimane si può fare. Al limite domenica si fa un bilancio e si vede.

150 email nella casella di posta. Merda. E dire che si è smazzato un sacco di roba mentre era in vacanza. Il Manager inizia a provare la vaga sensazione di disagio che prelude a giornate in cui si prenderà solo mazzate. Legge una email, è di Art. c’è una jpg in allegato. Manager scrive. Vorrebbe dire che non gliene frega niente, ma invece fa un lungo elenco delle cose che secondo lui non vanno ancora, riepiloga brief, cita meeting report, suggerisce. Insomma, stronca. Con garbo. In fondo è uno dei buoni, lui.

Anche per lei la giornata è iniziata da schifo. Deve essere la pioggia, fa diventare tutto grigio. E poi ha appena detto addio alle sue, di vacanze. C’è poco da stare allegri, porco di qua e porco di là. Lei di email ne ha meno, e quella di Art l’ha vista subito, ma ha deciso di rispondere dopo aver letto anche le altre. E quindi quando sta per farlo arriva quella del Manager. “Il rientro gli ha preso male”, si dice mentre scrive la sua risposta. È vero, nell’immagine ci sono delle cose che non vanno, ma c’è modo e modo per dirlo.

La mail successiva è di Art, e arriva come una fucilata. “Dobbiamo vederci, tutti. Alle 14.30. Art”. Ok, e che problema c’è. A parte che il cliente si aspetta questa roba per la settimana scorsa.

Alle 14.30 Art cerca di mantenere un certo aplomb, ma si vede che è alterato. Prende la parola per primo.
“Manager, io non ce l’ho con te, non solo con te. Ce l’ho con tutti voi. Ogni volta che vedete qualcosa siete capaci solo di distruggere, non ho mai sentito nessuno di voi dire ‘hai fatto un buon lavoro’, eppure dovreste saperlo, che prima di mandarvi qualcosa dobbiamo essere sicuri e soddisfatti”
Manager: “Sì, lo so, scusa, è che non c’è mai tempo…”
Art (visibilmente alterato): “Il tempo? Ti prende tanto tempo dire ‘Hai fatto un buon lavoro. Ecco dove potresti migliorarlo’? Il tempo è solo una scusa!”
Manager: “Non c’è bisogno di alterarsi…”
Art (urlando): “Noi non lavoriamo con i numeri, il processo creativo è qualcosa che riguarda molto il mondo dell’emotività, come fate a non capire? E invece voi continuate con le vostre liste di cose che non vanno, come se si trattasse di righe di codice. Lo capisci che è come se ti dicessi: ‘TUO FIGLIO FA SCHIFO?’”

Cala il silenzio. Dura un sacco. Poi Manager decide che tocca a lui parlare.

“Sai, è che ho messo cancellato la mia parte emotiva da un po’, se no mi sarei buttato giù dalla finestra. E adesso scusatemi, vado a prendermi una pasticca, ho scelto il giorno sbagliato per smettere”.

Exit Manager.
Sipario.

Uno sparo squarcia il silenzio.

14 commenti:

copyman ha detto...

Stica!!
Ho scelto la giornata sbagliata per leggere questo post.
E' avanzata qualche pastiglia nella lastrina? :-/

Giuliana ha detto...

copy, che tempismo! l'ho pubblicato dieci minuti fa e già spande i suoi effetti letali :)

Annachiara ha detto...

Avrei voluto vederla la sedia sulla quale saliva per buttarsi giù...

Francesca Palmas ha detto...

sei meravigliosa. E' un post scritto meravigliosamente. E ti lascia in bocca quel sapore di ruggine...come la vernice scrostata delle auto sotto la pioggia acida...

Giuliana ha detto...

in realtà non ho fatto molto. a parte il suicidio finale (un po' di splatter non fa mai male) è uno di quei casi in cui il riferimento a persone e fatti reali è... più realista del re

pOpale ha detto...

E io che pensavo che il mio lunedì mattina fosse stato il peggiore ;)

Bellissimo :)

Ari ha detto...

Post meraviglioso.
Prova a dire a Manager che la Fluoxetina è solo un placebo per la psiche. Per vedere l'effetto che fa.
Un abbraccio.

Giuliana ha detto...

@ popale: non c'è mai limite al peggio

@ arigag: è sempre un piacere averti qui. a dir la verità sarebbe un piacere ancora più grande leggerti... che dici? :)

Ari ha detto...

Eh, giuly... Grazie.
Per il momento è un piacere leggere te. La pigrizia è un peccato capitale. Ed è la principale nemica della scrittura (e dei blog).
Mò ci penso.
:-)

MasterMax ha detto...

Ho scelto il momento sbagliato per leggere questo post ;)
Racconto fantastico... e non troppo irreale... purtroppo .
Un saluto notturno, Max

Giuliana ha detto...

max, molto più che non troppo irreale ;)
ma per fortuna oggi è venerdì, e c'è anche il sole...

Anonimo ha detto...

ma che art suscettibili che avete...
e poi questa frase "Noi non lavoriamo con i numeri, il processo creativo è qualcosa che riguarda molto il mondo dell’emotività" è più degna di un artista che di un "graphic designer": il processo creativo è comunque un processo razionale (vale sia per un designer grafico come Spiekermann, sia per un pittore come Pollock), che nel caso specifico tra l'altro deve considerare una serie di vincoli posti dal cliente (e molto probaiblmente "manager" è responsabile del rispetto di questi vincoli).
infine, non per difendere il "manager" ma perchè dovrebbe dire "hai fatto un buon lavoro" se non ritiene che sia così?
certo, se la motivazione è che "manager" non trova "carino" il lavoro di "art", questo ha tutte le ragioni del mondo ad inviarlo a..., ma se le motivazioni sono circostanziate e appunto basate sulla rispondenza ai desiderata del cliente, "manager" ha il dovere di farlo sapere ad "art" (concordo però che c'è modo e modo per farlo).

Giuliana ha detto...

@ andrea: e infatti la chiave di tutto è il modo. il fatto è che quando una cosa delicata come il processo creativo - sul quale sono d'accordo con te, non prescinde dall'aspetto razionale - viene trattato alla stregua di un qualunque processo produttivo, i risultati non possono essere di eccellenza. una cosa è fare tondino, un'altra fare creatività. quando l'azienda dimentica questo dettaglio, le cose non possono andare bene. e allora è sufficiente un'ombra di riconoscimento del lavoro altrui per ottenere tutto un altro effetto. per inciso: il lavoro era davvero bello, manager si è incarognito su dettagli che andavano sì corretti, ma che non erano fondamentali ai fini del complesso del prodotto.

Anonimo ha detto...

geniale!
LaVale