martedì, dicembre 09, 2008

Momenti di gloria

Ciascuno dei membri della mia famiglia ha una colonna sonora, i cui brani cambiano a seconda delle necessità. Ad esempio, quando Gabriele si sente particolarmente in forma, fa colazione cantando ad un volume allarmante la sigla della 20th Century Fox (avete presente, quella che fa “ta-tatataaaa tatatatatatattà tatatattatattà tatattattata ta-tatataaaa” ecc., col leone che ruggisce). E Alberto, se è in un mood festaiolo, mima uno sciamannato che balla con la cravatta annodata alla fronte e canta la samba, quella di fine anno quando si fa il trenino. Ecco, cose così.

Ebbene, da sabato sera ho aggiunto un brano alla mia colonna sonora: “Momenti di gloria”, accompagnato dal mimo del maratoneta che taglia il traguardo. Alè! Ho finito il mio primo lavoro a maglia! Sono entrata nel favoloso mondo del knitting, soooooooo trendy, signora mia! (“Ma lo sa che anche Sarah Jessica Parker fa la maglia? Sì sì, quella di Sex and The City! E Russel Crowe, il Gladiatore, sferruzza sul set!”).

È andata così.
Sabato pomeriggio a casa di mia suocera, umore antracite, tempo schifoso. Pesco da una libreria uno dei mille volumi di una “Enciclopedia dei lavori femminili” (sottotitolo) il cui titolo credo che sia “Il Filo”, e mi metto a sfogliarla. Tra gli improbabili modelli proposti con tutte le tecniche possibili – cucito, ferri, uncinetto, perline, ecc. ecc. (immagino che il découpage non esistesse, negli anni 70) – intravedo la possibilità di avviare un’attività parallela a quella di guardare la tv. E mi vedo realizzare mantelle, maglioni, guanti e cappelli come se piovesse. Solo che io, di famiglia, vengo da una razza di sarti, che ha sempre guardato con sospetto questo genere di attività professionale ridotta a mero passatempo per giovani amanti del focolare: in pratica, a mia mamma la maglia e l’uncinetto non sono mai piaciuti, e quindi qualcosa ho imparato, ma solo il minimo sindacale per fare figura con le mie amichette di scuola. E allora ho preso il coraggio a due mani, sabato pomeriggio, e ho espresso il mio desiderio di imparare a lavorare ai ferri. Ad alta voce. Mia suocera si è attivata. Dopo 20 minuti sapevo (sic): montare le maglie e fare il diritto e il rovescio. Mia suocera mi ha regalato i suoi ferri (in seguito mi hanno detto che non si fa, per cui la volta dopo che ci siamo viste glieli ho pagati, un prezzo simbolico, naturalmente), accuratamente conservati nell’oggetto più fantastico che io abbia mai visto: un portaferri di legno, cilindrico, lungo una sessantina di cm e del diametro di 5 o 6. Una figata spaziale!

Alla prima occasione, entro nella mitica merceria delle mitiche sorelle che ai “lavori femminili” hanno dedicato tutta la vita. Con me c’è mio marito, sguardo sardonico di chi si chiede come andrà a finire. Io entro con l’espressione della fiducia, mentre nella testa mi girava “… e siamo noi, e siamo noi, il paradiso siamo noi…”. Chiedo alla signora se ha degli schemi, perché lo so che li ha. Lei sta per farmi di sì, e io aggiungo che ho bisogno anche di due gomitoli di due colori contrastanti, da spendere poco, che mi servono solo per fare le mie prove. La signora si blocca. Non sorride più. Mi chiede cosa so fare. Le rispondo: dritto e rovescio, ma imparo in fretta e sto studiando. Lei scoppia a ridere e guardando mio marito mi fa: “Ma lei è fuori di testa!”. A me??? Fuori di testa??? La merciaia??? Ecchecc…

Mi giro. Mio marito è piegato in due dalle risate, se ne sta in fondo alla merceria, seduto su una sedia tenendosi la pancia. Si porta il palmo della mano alla fronte e fa “Noooooo!!!”. Io potrei sprofondare, ma non lo faccio, preferisco attaccare.

“E allora?”
“Lei deve fare la sciarpa a punto legaccio”
“Ma non mi piace il punto legaccio!”
“Non mi interessa. Come questa” E prende una sciarpa dalla vetrina, molto bella, in verità. È un duro colpo per me.

Accetto. Scelgo la lana, prendo i ferri e vado a casa. Mio marito continua a fare “… e siamo noi, e siamo noi, il paradiso siamo noi…”, e io lo strozzerei ma ho le lacrime dal ridere, al pensiero della sciura che mi dice che sono fuori di testa e mi costringe a fare una sciarpa a punto legaccio.

Insomma, fatto sta che la sciarpa è finita, ed è pure bella. Durante l’ultimo giro ho cantato a squarciagola “Momenti di gloria”. Certo, fare il maratoneta che taglia il traguardo mi impediva un po’ i movimenti con i ferri. Ma ora sono pronta per una nuova sfida. Trecce, sto arrivando!

(E se non dovessi farcela, ci ho comunque guadagnato un portaferri di legno incredibilmente cool!)

12 commenti:

Costanza ha detto...

brava! e fai vedere alla merciaia con chi aveva a che fare!!!!
dimmi dov'è il negozio, che quando le porti la sciarpa a vedere voglio esserci anch'io!

Anonimo ha detto...

Io da ragazzina e da "giovin signora" sapevo fare un mucchio di lavori a maglia... s'intende, sempre sotto l'ala rassicurante di una mamma "super efficiente"....Poi la famiglia, due bimbi piccoli da accudire, il lavoro e la mamma "super efficiente" che sferruzzava anche per me mi hanno fatto passare la voglia! Un trentennio dopo, diventata nonna, vengo colpita dal sacro fuoco della "sferruzzatrice" folle!!!! Mi sto cimentando in un sacco per la nanna per il mio nipotino di 4 mesi!!...Una goduria!!....Insisti: è una grande soddisfazione!!
Elena

Anonimo ha detto...

Ma che merciaia antipatica!!
Se hai finito la sciarpa io andrei a fargliela vedere e con aria di sfida le direi:
"Adesso mi dai gli schemi!"

Anonimo ha detto...

vogliamo la foto della sciarpa! Anch'io voglio ispirarmi e iniziare...

Giuliana ha detto...

facciamo così: quando andrò al negozio a portare la sciarpa (e a prendermi gli schemi ;)) metterò un annuncio qui sul blog con l'orario e tutto, così si fa un'invasione :D

Anonimo ha detto...

Io pure ho iniziato con una sciarpa, bellissima, per il primo Natale assieme al mio Scimmione. Sono stata brava, la sciarpa era veramente bella tanto che mia suocera era convinta l'avessi comperata (ha!). Già vedevo la mia via cosparsa di sffici maglioni e calde coperte... Inutile dire che la sciarpa è stata la mia unica creazione. Oltretutto era di lana pelosa e si attaccavano i pelucchi alla barba dello scimmione che quindi l'ha usata pochissimo :(

Anonimo ha detto...

merciaia milanese.
dovevi dirle aho', ma che te credi che sto a pettina' 'e bambole?

Caterina Narracci ha detto...

ho capito una cosa: non bisogna dare per scontato nulla. alcune colonne sonore sono da pelle d'oca e tra queste c'è proprio "Momenti di gloria".
A presto!

piattinicinesi ha detto...

non solo trendy, ma anche rilassante.
fare la maglia, o l'uncinetto, è la cosa più rilassante che esista.
durante i periodi di stress mi attacco all'unicinetto o alla nutella. meglio il primo

sonia ha detto...

Adesso che torno a casa anche io non vedo l'ora di riprendermi gli spazi per cucito e sferruzzo! Ollivud o no, girare con qualcosa di fatto da sé da grande soddisfazione!

Anonimo ha detto...

Mi aspetto un regalino a Natale!!!
Una bella sciarpetta

Annachiara ha detto...

Io il primo e ultimo golf che ho fatto a maglia l'ho portato almeno tre anni. Poi il nulla. Spero tu sia più fortunata!

P.S. appena ho tempo mi leggo il post fiume! Baci