mercoledì, gennaio 28, 2009

La candelina e il consumatore competente

Molti anni fa feci un lavoro sull’Ikea. Si trattava di un’analisi dell’offerta in termini di apprendimento, e cioè quanto deve “imparare” un consumatore per poter usufruire nel modo più completo dell’offerta di un punto vendita. L’analisi fu appassionante e richiese alcune visite al negozio di Corsico, nato da pochissimo. Il risultato, in estrema sintesi, fu che (all’epoca, naturalmente) il tipo di offerta proposto dall’Ikea, rivoluzionario per l’epoca, richiedeva una notevole attivazione da parte del cliente, e non solo nel momento successivo all’acquisto, quando questo signore doveva cioè montarsi i mobili da solo, ma anche nella fase precedente, essendo il negozio ridotto all’osso in termini di assistenza tradizionale (nel senso più ampio del termine, dal personale nei vari reparti – scarso e difficile da trovare – all’assenza di indicazioni nel parcheggio), e delegando tutto a meccanismi, appunto di assistenza, originali e molto più coinvolgenti della norma, come ad esempio i cartellini dei prodotti, ricchi di informazioni sia sul prodotto che sul modo di reperirlo nel magazzino. Da queste osservazioni nacque poi un bellissimo progetto.

Fatto sta che in quel periodo intuii la prima legge del giro all’Ikea:

Il vero motivo per cui vai all’Ikea è totalmente ininfluente rispetto a quello che comprerai.

Sono tuttora straconvinta che sia così. Lo scorso week end, per esempio, sono andata all’Ikea per prendere delle lenzuola per il lettino di mio figlio. Sono tornata a casa con delle bavaglie per la figlia di una mia amica, un materasso nuovo per il lettino di cui sopra e una pianta grassa a forma di cuore. Ovviamente, niente lenzuola.

Nel giro di un paio di visite, nel corso di quel lavoro tanto bello ma tanto pericoloso per il portafogli, aggiunsi anche un corollario alla prima legge:

Anche se non hai bisogno di niente, uscirai dall’Ikea almeno con una puttanata.

Che so, dei tovaglioli di carta. Delle candeline. Un asciugamano. Chi non ha bisogno dei tovaglioli di carta, delle candeline o di un asciugamano in più? E perché negarsi il piacere di caricare in macchina il sacchettone di carta, anche se hai dovuto fare un’ora di coda alla cassa per pagare uno spargizuccheroavelo da 1 euro e 50, che con buona probabilità non userai mai?

Poi adesso siamo proprio al futuro: sempre all’Ikea di Corsico, sono arrivate le casse fai-da-te: passi tu lo scanner sui tuoi acquisti, la macchinetta ti fa il conto, paghi con carta di credito, firmi e infili la ricevuta firmata in una cassetta apposita. Alé. Quindi, ricapitolando: ti sei preso da solo le cose di cui avevi bisogno (o le puttanate, ma questo non rileva), le hai messe nel tuo carrello anche se erano pesanti, ti sei fatto il conto alla cassa, hai pagato, ti carichi il tutto in macchina, e quando sei a casa te lo monti anche. Ecco, non riesco ad immaginare cos’altro si possa fare da soli (o forse sì…).

Allora però mi è venuta in mente una cosa. A volte ho la sensazione che le persone dentro all’Ikea sino più educate e responsabili che altrove. Voglio dire, la gente gira tra gli ambienti, prova le cose, ma mediamente non le scassa; i bagni sono puliti; al ristorante non ci si accapiglia in coda. Ecc. ecc. ecc.

(Certo, mi hanno raccontato che all’Ikea di Napoli, qualche anno fa, si è verificato questo strano fenomeno: poco prima di Natale sono state vendute un sacco di sedie; subito dopo le feste, approfittando dei famosi “30 giorni per cambiare idea”, sono tornate tutte indietro. Del resto, la famiglia è grande e Natale si fa tutti insieme, non vorremo mica far accomodare gli ospiti a terra? E poi però che ne facciamo di tutte ‘ste sedie?)

Insomma, mediamente ai clienti Ikea si chiede di essere più svegli e più “civili”. O no?

11 commenti:

Mammamsterdam ha detto...

perfettamente d'ccordo. Siccome tutto il concetto è basato sull'intelligenza, autonomia e civiltà del cliente, automaticamente il cliente medio diventa più intelligente, civile e autonomo.

A parte quei mariti che ogni volta partono per ed escono dall'IKEA pronti per un colpo apoplettico. Che mica l'ikea fa bene a tutti, eh?

marge ha detto...

Forse per la spiegazione potrei prendere spunto da alcune teorie di pedagogia infantile....più libertà dai e più responsabilizzi!!!
oppure più banalmente che all'Ikea vanno solo le persone educate..

p.s. candeline e piantine sono la mia passione all'Ikea e l'incubo di mio marito!

Anonimo ha detto...

no. le madri e i padri all'ikea raggiungono apici incommensurabili di quel fenomeno strano per cui "io ho un figlio, tu no: io ho tutti i diritti, tu sei una nullità".
dovrebbero mettere un obbligo per cui i figli sotto i 12 anni vengono lasciati nelle pallette, davvero.
mi sento cinica e stronza, ma visto che vado all'ikea (bello sbatti) per fare acquisti vorrei farli senza un ragno di due anni che mi salta sui piedi, mentre la madre mi guarda e mi dice "ma stia attenta", senza dover aprire l'anta del pax sulla faccia di un ragazzino che corre urlando, mentre i genitori stanno guardando i mobili del bagno.
l'inciviltà dei genitori in questi ambienti è pazzesca.

Anonimo ha detto...

ahahahah quanto è vero!!
Anche io puntualmente entro per comprare una cosa e va a finire che compro tutto l'immaginabile meno il motivo per cui c'ero andata!!

Come dice sempre una mia amica "siamo tutti figli di ikea" :)

Silvia ha detto...

Cielo quanto è vero!
Io non riesco ad uscire dall'Ikea senza almeno una confezione di candeline ... com'è, come non è, ne prendo almeno un pacchettino.

Ma qualcuno è mai riuscito ad uscire dall'Ikea a mani vuote? Secondo me no ...

Giuliana ha detto...

auro, hai ragione. a volte mi detesto anch'io, quando mollo mio figlio ai totem con i giochini per guardarmi in pace le librerie :)
però lo giuro: non ho mai pensato "io ho un figlio, tu no: io ho tutti i diritti, tu sei una nullità"; tutt'al più ho provato un breve ma intenso moto di invidia :D

Anonimo ha detto...

Tutto vero, apprezzo le tue riflessioni. L'Ikea, da tanto tempo ormai, è un caso esemplare di marketing di successo. Anni fa ad un corso ricordo che emerse questo concetto: che all'Ikea ci vai per fare un'esperienza, per calarti in un mondo, magari diverso dal tuo. All'Ikea vai non solo per comprare delle cose, ma anche per acquisire uno stile di vita, sentirti in un certo modo. E difatti puoi giocare a fare il nordico evoluto. Detto ciò, ho saputo che l'Ikea va male (anche se non sembrerebbe). Ma come potrei farne a meno??

VereMamme ha detto...

si', si chiama marketing esperienziale, e quello che è certo è che il marito italiano medio italiano farebbe di tutto pur di evitare... l'esperienza

VereMamme ha detto...

dimenticavo: l'episodio delle sedie a Napoli...geniale. come alle poste, si chiedevano perchè gli uffici di Napoli spendessero tanto di più in rotoli di carta per i numeretti delle file. perchè puntualmente qualcuno di prima mattina li prende TUTTI, e poi durante la giornata vende...risparmi di tempo.

Elena Galli ha detto...

ciao mammaincorriera!!
sono assolutamente d'accordo. Poi non mi spiego come mai esco SEMPRE con quelle cavolo di candele che non uso MAI!

Gallinavecchia ha detto...

Verissimo: non esiste una volta che sia andata all'Ikea che non sia riuscita a portarmi a casa anche "l'aggeggio superfluo ma che costava una bazzecola ed era tanto carino che..." ;-)

Per quanto riguarda la tipologia di clientela anche secondo me è un po', come dire, superiore alla media ;-) (chissà poi perché)

bacio