Chi ha i capelli ricci lo sa: belli e pratici quando sono lunghi, una volta tagliati diventano una iattura. Quando li ho tagliati ho verificato accuratamente che potessero rimanere decenti anche lavandoli a casa, ma poi la débacle è stata inevitabile. Due settimane dopo mi sono presentata dalla stessa parrucchiera con un carciofo al posto della testa, e ho protestato. Lei ci si è messa d’impegno, se n’è fatto un punto d’onore: ha regolato un po’ il taglio e mi ha convinto che era un problema di prodotti: “Perché sai, i ricci vanno curati con i prodotti giusti...”. Totale: una trentina di euro tra messa in piega e uno shampo superfigo che doma qualunque vegetale ti cresca sulla testa.
Ieri però, a pranzo, una delle mie (ex) colleghe mi dice che è andata a farseli da un parrucchiere cinese: 5 euro, anche piastrati. “Ok, anch’io”. Ho chiesto alla tata di mio figlio, che è la maggiore esperta vivente sui temi risparmio e territorio, e lei, ovviamente, ce l’aveva.
Il negozio è spartano. Si chiama “Natura”, vai a capire perché: usano prodotti del supermercato, gli stessi che si comprano quando si va in vacanza, per dire, o che trovo a casa di mia suocera. Le ragazze che mi accolgono nel negozio vuoto continuano per tutto il tempo a parlare fitto fitto, una delle due a un certo punto mi chiede anche: “Non capisci niente, eh?”. “Eh”, le faccio io.
Tre quarti d’ora più tardi, mentra vado alla cassa, ci sono dentro altre tre signore, due delle quali per un colore. La mia testa è decente, magari la piega è un po’ cinese – di quelle delle cameriere dei ristoranti – ma con un po’ di vento e una sapiente spettinata verrà fuori una cosa dignitosa. Il mio conto è di 6 euro. Sono felice, mentalmente faccio un discreto segno dell’ombrello alla parrucchiera da 30 euro.
Con una rapida indagine, salta fuori che dai parrucchieri cinesi ci vanno in tantissimi. Come direbbero i kotleriani, è un servizio trasversale rispetto ai target. Come i discount, insomma: se devo comprare l’occorrente per una festa in casa da venti persone, al Lidl trovo tutto spendendo un terzo di quello che mi costerebbe un qualunque altro supermercato. Rimane il fatto che al supermercato (ma magari anche nella bottega del centro) ci vado lo stesso, perché no nello stesso giorno.
La filosofia è quella del low cost: servizio ridotto al minimo, ti dò solo l’indispensabile per soddisfare il tuo bisogno, in questo caso avere “la testa a posto”. D’altra parte, quanto è importante per me il design del negozio, il camice usa-e-getta, i prodotti haut-de-gamme? Tutto sommato, queste cose possono anche servire, una tantum: personalmente, devo pagare il dazio al mio patrimonio genetico che mi ha fornito di capelli bianchi fin dai 25 anni, e una fastidiosa allergia alle tinte mi impedisce di mettermi in testa la qualsiasi, ragion per cui tornerò dalla parrucchiera fichissima. Ma solo in caso di esigenze particolari.
E voi? Avete degli esempi di consumi alternativi? Chessò, lo showroom in Montenapo e il mercatino del sabato, la crociera extralusso e il week end low cost, il ristorante con le stelle Michelin e la schiscetta in ufficio?
4 commenti:
Voglio, anzi esigo anche io il parrucchiere cinese!
Ma come, dicono che quella nell'hinterland fiorentino sia la più grande comunità cinese d'Italia, e qui ancora non ci sono parrucchieri cinesi?!?? :-o
No, no, no, così non va.
Quasi quasi stampo un volantino e glielo vado ad attaccare ai pali della luce di Chinatown ;-)
p.s. sulla formula low-cost in generale, concordo in pieno. A saper cercare, si trova tutto, spendendo meno della metà.
(ma il cino-parrucco ancora mi manca, mannaggia)
manca anche a me, ma forse sono io che non giro abbastanza.però qui si sta diffondendo il parrucchiere o estetista a domicilio, non ha un nome famoso ma costa meno perché non ha spese di negozio) in quanto al doppio binario, sono un'adepta da sempre, anche se con scivolamenti più sul basso. e conosco tantissimi che mescolano mercatino e marche (anche perché al mercatino trovi anche le marche).
http://www.tagliatiecolorati.com/
8 euro la messa in piega
10 euro la messa in piega con crema
c'è la fila e si prende il numeretto come dal panettiere
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