mercoledì, luglio 22, 2009
Libri: Thomas Jay
Conosco Alessandra come blogger.
Allora ho cercato il suo libro ovunque, e l'ho trovato alla fine su ibs (io sono una di quelle persone che amano l'odore delle librerie, che vogliono sentire "di che carta sono fatti" i libri, e quindi online compro solo come ultima ratio). E l'ho letto in fretta, cosa che forse non andrebbe fatta, con questo libro.
Ci ho letto molto studio e una grande profondità, una ricerca costante sull'uomo e sulle sue emozioni, motivazioni, desideri, veramente rari. La storia è un pretesto, credo, per parlare di questo mondo interiore (sospetto che quello del protagonista non sia molto diverso da quello dell'autore, e questo, lo confesso, un po' mi inquieta: mi ero fatta un'immagine diversa di lei. spunto su una riflessione profonda sui blog e su quanto emerga, attraverso di essi, della reale identità dei loro autori) complesso e anche complicato.
Un'altra utente di anobii mi ha chiesto cosa ne pensassi, e io non ho saputo risponderle. Non è un libro di cui si possa dire "mi piace, non mi piace", perché è un libro di analisi della natura umana, e di questi libri come si fa a dire "mi piace, non mi piace".
Da leggere senza interrompersi, se no si perde il filo. L'ideale è in viaggio, un viaggio bello lungo, magari in treno per guardare fuori di tanto in tanto - il "fuori" è prezioso per il protagonista, lo si rivaluta molto - senza farsi distrarre dalle chiacchiere dei compagni di strada. E poi da tenere lì, per pensare ogni tanto al nostro modo di rapportarci agli altri, alla spiritualità, al senso della scrittura, alla redenzione, al senso di colpa, alla punizione, alla giustizia. Alla vita, insomma.
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5 commenti:
Che coincidenza, Giuliana. Ultimamente, tempo permettendo, sto provando a gestire la mia libreria via Anobii (ma impossibile trovare il tempo per caricare tutti i libri sparsi per casa e negli scaffali alti della libreria) ed è favoloso per salvare nella wishlist i libri che mi vengono suggeriti, anche da bloggers. Qualche minuto fa ho inserito proprio Thomas Jay perché di Alessandra (Raperonzolo), il cui blog trovo bellissimo e perché "novità tra gli amici", commentato da te in Anobii.
Potrebbe essere obiettivo di lettura delle vacanze. Sto facendo una cernita. Un abbraccio.
Anche a me piacerebbe una bella discussione sulla reale identità dell'autore di un blog. Proprio in questi giorni leggevo un libro di una blogger francese, sui disturbi alimentari, nel quale racconta di come anche nel periodo peggiore, sul blog, riusciva ad essere ironica. E di quanto questo le sia stato d'aiuto. Di Alessandra, per esempio, io oltre al libro che mi è piaciuto molto per l'argomento e per la scrittura, ho apprezzato il registro diverso dal blog. Io che adoro le atmosfere cupe ho pensato che era stata davvero brava a dare parola a una parte disturbata. Non so se lei l'ha vissuta, magari in passato o se semplicemente come tanti di noi ce l'ha dentro e l'ha portata alla luce attraverso le parole. So che la scrittura ha questo potere pazzesco di fare ordine. Di parti che si vivono o di altre che sono latenti. Quando leggo un libro do per scontato che chi l'ha scritto quella roba lì la conosce. Realmente o con l'immaginazione. E per me l'immaginazione è a volte più importante della realtà, ma va bé questa è un'altra storia e mi sto dilungando.
Giuliana, grazie di questo commento inserito qui e su aNobii. Pirandellianamente potrei risponderti che l'autore è uno, nessuno e centomila. Perché siamo tante cose, una per ogni stante che viviamo, per ogni emozione che proviamo, per ogni esperienza che ci forma, per ogni ragionamento in cui ci arrovelliamo.
Thomas Jay è un viaggio nel profondo. Dostoevskij sosteneva che la natura umana è definita dai suoi estremi. Thomas Jay è forse un io potenziale, che tocca estremi che non mi appartengono, ma che in un'ipotetica esistenza, avrebbero potuto appartenermi.
Il divario tra realtà e immaginazione è nella possibilità di traslitterazione di quest'ultima (vedi "Climbing Clive") in universi controllabili e modificabili.
In questo, almeno in linea di principio, i labirinti di Thomas Jay non sono poi lontani dal blog che è di per sé un universo narrativo a sé stante. Un mondo ideale in cui riordinare la realtà. Cambia il timbro, ma non necessariamente i temi.
Come dice Thomas Jay: l'immaginazione, anche la più aberrante, è sempre innocente.
Ho colto il tuo suggerimento per una lettura sul treno. Pensavo di passare in feltrinelli oggi ma da quello che leggo forse non lo troverò?!
@renata: no, da feltrinelli non lo trovi sicuramente, non lo distribuisce :(
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