Gabriele deve imparare a memoria una poesia. Il soggetto è la famiglia. La poesia si apre con:
Bastano un papà e una mamma/un figlio ed una figlia/per fare una famiglia
Ammetto: mi è partito l'embolo. E se i genitori non sono due? E se i figli non sono due? E se una coppia non ha figli? Non sono forse famiglie anche queste?
Per inciso, c'è una cosa che mi spaventa più di tutto: che lui venga a reclamare la sorellina, senza quale, ohibò, non si dà famiglia (questa cosa è già avvenuta, e prima o poi ne parlerò, ma magari no, e quindi ho bisogno di smontare il mito dei due figli). Al di là delle ragioni personali, tuttavia, trovo veramente fastidiosa questa cosa. Molto di più del crocifisso in classe, per dire, che alla fine se ne sta lì e non dà fastidio a nessuno.
Con la mia proverbiale pacatezza, ho iniziato ad elencare a mio figlio il gran numero di famiglie che ci circondano e che non corrispondono a questo modello. Fino a che Marito non mi ha stroncata. Adesso basta, dice. Il sottotesto è ampio: la scuola trasmette un modello - mainstream? -, e poi su quello ognuno si costruisce le sue eccezioni.
La discussione è finita lì, anzi non è mai iniziata, essendosi svolta in forma silente, ma io non sono contenta lo stesso. Che ne dite, sono piombata in un altro dei miei baratri paranoici?
6 commenti:
vabbé, rimedia facendogli vedere o rivedere lilo e stich, ohana vuol dire famiglia, che vuol dire che nessuno viene lasciato indietro. meglio ti tanti discorsi e ipocrisie.
Fagio mi chiede di disegnare i suoi amici di scuola, poi i loro papà e poi le loro sorelline. Ma sono figli unici, non si può. Altra domanda: ma la mia tata non ha bimbi? No, vive sola ma ha tanti fratelli.
Ah. Quindi anche chi ha una famiglia "classica" così capisce che ci sono famiglie diverse.
Fai bene a rizzare le antenne, ma non essere troppo pesante sull'argomento. Alla fine tuo figlio capisce benissimo di averla già una bellissima famiglia.
Non ti accanire ma non arrenderti neanche. La tua intelligenza è meglio di qualsiasi esempio verbale.
guarda, mi identifico pienamente in arrabbiature del genere. me ne capitano di continuo e non solo su famiglia, religione... mi irrita il modello imposto della 'normalità', e poi scopro che i figli vogliono sapere cosa sia 'normale' o considerato tale.
io mi sgolo in sproloqui che nessuno ascolta. ormai a casa mia sorridono quando inizio le prediche.
spero che i discorsi aperti e ampi lascino traccia, altrimenti sto allevando i più ottusi dei figli, grazie anche alla società in cui siamo immersi.
sono d'accordo: senza farne una questione di vitale importanza, è bene rizzare le antenne.
Questa normalità da Pubblicità della Pasta o dell'olio cuore non è un bel valore da instillare di questi tempi. Poi arriverà il momento in cui faranno fare il tema sui nonni. e chi i nonni non li ha?
poi ci i lavori di gruppo: cosa fa tuo papà? e c'è chi il papà non l'ha, e al suo gruppo deve spiegare anche questa cosa.
Basta davvero poco perchè un bambino si senta 'fuori'.
Insomma, magari una poesia può essere accettabile, mettiamo che l'hanno messa giù così giusto per fare la rima, ma c'è davvero da stare attenti e spiegare sempre l'altro lato della medaglia ai nostri figli. Il lato scomodo.
Io ero una di quelle bimbe che a scuola il lavoretto per la festa del papà lo preparava per la nonna, dato che il papà si è dileguato prima della mia nascita.
Non mi sono mai sentita diversa se non nel momento in cui hanno voluto rendermi uguale dandomi un papà (mia madre si è sposata con un uomo che non era mio padre quando avevo 9 anni).
I bambini capiscono e non vivono traumi finchè non si vuole a tutti i costi intruppare in una finta normalità.
Probabilmente ci saranno bambini nella classe di tuo figlio che non hanno una "classica famiglia" e che impareranno lo stesso la poesia ben sapendo che "famiglia" è anche altro.
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