lunedì, febbraio 14, 2011

Se non ora quando, il giorno dopo




Ovviamente stamattina ho fatto la mia personale rassegna stampa. Ovviamente mi sono sentita una radical chic, come molte delle mie amiche. E mi sono trovata parzialmente d’accordo con Beppe Severgnini, quando dice che ci vorrebbe un modo nuovo di manifestare (e però, Severgnini, la piazza è la piazza, se una cosa non inizia lì non si può neanche dire che sia iniziata).

Ma il giorno dopo per me significa soprattutto il primo giorno di quello che succederà da qui in avanti. Siamo scese in piazza, è stato bello, importante, bagnato per chi era a Milano, e poi? Ora come daremo sostanza a tutto questo? Come fare che le voci, il milione di voci, si trasformino in fatti? Davvero le dimissioni di B sono la soluzione? E come la mettiamo con la signora G, che è un Ministro della Repubblica, si badi, e solo per fare un esempio. Perché anche con la mia vicina, come la mettiamo.

Vedo due cose importanti su cui riflettere subito, da ieri sera:

1) Battere il ferro finché è caldo. Continuare ad essere presenti, non necessariamente nelle piazze, ma nelle città sì. Con quello che abbiamo e che sappiamo fare, che è tanto, tantissimo. Continuare a comunicare lo sdegno (che brutta parola, ma non ne trovo un’altra), nei luoghi in cui si sente e con le modalità che ci sapremo inventare. Gli studenti hanno fatto lezione all’aperto, in altri tempi ci sono stati i girotondi, e insomma ci sono altri modi. Usiamoli. Li usiamo per i nostri clienti, sapremo ben farlo per noi.
2) Trasformare in azione le belle parole. Le poesie, i discorsi, le lettere: dovranno portare a qualcosa di concreto, qualcosa di visibile anche ai milioni di persone – di donne, ma non solo – che ieri in piazza non c’erano. E poi, tra uno, due, cinque anni, tornare in piazza per fare il punto. Come ha fatto Loredana Lipperini ad alcuni decenni di distanza dallo splendido Dalla parte delle bambine.

Infine, ho una richiesta d’aiuto. Ieri con me c’era mio figlio. Sotto la pioggia e schiacciato dalla folla, dal basso dei suoi 130 cm di settenne non vedeva che gambe e non sentiva niente. Ed era troppo pesante per me, per prenderlo sulle spalle, come sarebbe stato giusto. Ma è stato bravo, ha capito che era una cosa importante per me, e per un’oretta e mezza se n’è stato lì. Poi non ce l’ho fatta io, a vederlo inventarsi improbabili giochi da fermo con un pupazzetto che si era portato dietro, e siamo andati, fendendo la folla per mezz’ora prima di uscire dalla ressa.

Mi ha chiesto perché tutta questa gente, che cos’era questa manifestazione. Gli ho risposto che tutte le donne hanno deciso di protestare per difendere la loro dignità. E naturalmente gli ho spiegato che cos’è la dignità. O meglio, ho provato a spiegarglielo. E lui ha rilanciato: ma è colpa di Berlusconi anche questo? E io: beh, Berlusconi ha fatto diventare la situazione ancora più grave. E lui: per via del bunga bunga? Io non lo sopporto più, il bunga bunga, lo dicono tutti, e poi dicono che è una cosa brutta ma quando lo dicono ridono, anche Arianna quando lo diceva rideva (il riso amaro e l’ironia sono cose che non sempre i bambini possono distinguere, soprattutto se si parla di cose che non conoscono).

Per fortuna a questo punto siamo arrivati a casa. Perché non è la prima volta che me lo chiede, e di nuovo non so cosa rispondergli. Non è una cosa che si possa spiegare a un bambino di 7 anni.

Perciò la mia richiesta d’aiuto è questa: qualcuno di voi ha spiegato questa storia ai suoi figli? Oppure, anche: qualcuno di voi ha avuto una mamma femminista, e ha ricevuto qualche spiegazione a suo tempo?

Ecco, questa è la cosa che mi offende più di tutto. Non poter spiegare a mio figlio che cosa sta succedendo, e che cosa vorrei che succedesse, invece.

7 commenti:

mariziller ha detto...

Ciao Giuliana, che bel post!
Cosa gli diciamo, a questi bambini? Io sono di una scuola probabilmente assolutamente perdente, ma io gli dico la verità.
Ieri gli ho detto che la gente era in piazza perché non ne può più di Berlusconi, perché vuole un paese migliore per loro, bimbi di oggi e uomini di domani. Perché non ci sono più opportunità.
Questo al grande (quasi 7). Alla piccola (3) abbiamo detto "oggi si va tutti in piazza a fare i capricci".
Lui si leggeva tutti i cartelli e mi chiedeva via via spiegazioni, io gliele davo raccontandogli più o meno tutto. Non so, a volte mi vedo da fuori, a fare questi pipponi infiniti con parole da grandi e mi chiedo se capiscano, poi mi viene in mente quando mio papà mi teneva vicino a lui sul divano dopo pranzo e mi leggeva "Panorama" (anni 70) e cercava di raccontarmi le br, Andreotti, la guerra fredda.... Io credo che alla fine qualcosa resti.

lorenza ha detto...

Bellissimo post (e bellissimo commento della Mari). Non so, io sul bunga bunga direi qualcosa del tipo: "usare le persone come se fossero dei pupazzetti o delle bambole (o delle Barbie...)"... Oddio, non so se in questo modo lui possa capire. Ma forse non c'è bisogno che capisca davvero fino in fondo. Io ricordo alcune cose che allora non capivo, ma ricordo soprattutto i volti seri dei miei genitori. Tuo figlio ricorderà sicuramente la sua prima manifestazione (insieme alla sua mamma!!)

fabdo ha detto...

Io, vivendo all'estero e avendo una piccola di 5 anni, che praticamente è nata in un altro mondo, non ho il tuo problema. Ma ti capisco perfettamente, anche perchè anche a me si presenterà prima o poi l'occasione.
Che dire ai nostri figli piccoli? Come tradurre lo schifo che ci circonda. Non è facile, ma credo che l'unica strada sia dire la verità con le parole che loro possono capire.
Sono d'accordo con Servergnini nella misura in cui bisogna trovare un altro mezzo, oltre la piazza. Una piazza più visibile e che possa raggiungere chi queste cose continua ad ignorarle. Lui non mi sembra dia spunti degni di nota.
Io, però, credo come te, che la piazza sia il trampolino di lancio indispensabile. Ma il tam tam deve continuare con costanza e a tempo indeterminato, fino a diventare assordante. Il berlusconismo, questo mostro, bisogna combatterlo con gli stessi strumenti di visibilità di cui esso stesso si nutre. Bisogna attivare un contro lavaggio del cervello.
Mio marito (olandese), dice sempre, ma cosa ci vuole in Italia per creare una nuovo canale TV? Uno con contenuti reali?
Autotassatevi, convolgete imprenditori, persone del mondo dello spettacolo, dell'arte della cultura, studenti, uomi e donne che credono in un'altra Italia.
Non so cosa rispondergli. Ma credo anche io che l'unico modo per sconfiggere questo cancro, sia avere visibilità su grande scala. Come ottenerla, questo rimane il problema.

CosmicMummy ha detto...

un bel post. io non penso che le dimissioni di Berlusconi siano la soluzione, credo siano semplicemente una necessità, una diretta conseguenza di quello che è successo. ma cambiare questo paese, la sua mentalità, è ben altro. hai ragione tu, è da oggi che bisogna trasformare le parole in fatti.
riguardo a tuo figlio, non è facile dare consigli. io ho avuto la mamma femminista ma non ricordo particolari spiegazioni. forse semplicemente i miei cercavano di dirmi le cose come stavano (certo scandali sessuali come questi non ce ne erano) nel modo più semplice possibile. certo bisogna dire la verità anche se non è facile trovare le parole giuste. ma già avendolo portato con te e avendogli spiegato il perchè per te era importante essere lì sei a buon punto.
e riguardo al bunga bunga, anche io non ne posso più di sentirne parlare e di sentire ridere e scherzare su questo. trovo che sia di pessimo gusto, non c'è proprio più niente da ridere.

Giuliana ha detto...

@mariziller: anch'io voglio dirgli la verità, ma non volevo legare troppo a berlusconi la manifestazione di ieri. berlusconi finirà, prima o poi, e forse per lui sarà un pallido ricordo d'infanzia; le donne invece rimarranno, con la loro dignità definitivamente allo sfascio oppure ripristinata. da qui la difficoltà. tra le due cose c'è un nesso (forse), e questo nesso è la parte più difficile.
poi, per carità, come dici tu, ci si prova.
@lorenza: ricordo, a proposito di spiegazioni facilitate, come mio padre mi spiegò prima la politica e poi il mestiere più vecchio del mondo (fu una necessità, pare che alcune mie compagne della scuola media lo esercitassero). però, alla luce di quello che ho capito io allora, ho deciso di non ripetere l'esperienza, non in quel modo, ché poi ci si fanno convinzioni come minimo un po' bizzarre.
@fabdo: ci sono i canali tv fuori dall'influenza, ma ahimè non sono così gettonati dalle persone che bisognerebbe coinvolgere. purtroppo in questi casi ci si scontra pesantemente con gli strumenti e con l'accesso a questi. però qualcosa salterà fuori, ne sono sicura.
@cosmicmummy: :)

Zio Burp ha detto...

Io non ho figli maschi e ogni tanto ci penso
Io ho avuto la "fortuna" che il 13 febbraio abbiamo festeggiato alice e così ho aggirato l'idea di spiegarle perché l'avrei voluta portare in piazza. Però l'avrei messa sulla dignità, sul fatto che non è importante la bellezza ma la sostanza -l'intelligenza, la passione, la fatica, lo studio - e che quelle che sono solo belle ma oche non devono far carriera solo perchè belle e sceme.
Io sono felice che non abbia ancora chiesto cosa sia il bungabunga.

Giuliana ha detto...

@zio burp, da quello che dici e da quello che ho letto un po' in giro in merito, ho visto che molti genitori hanno messo la cosa in termini di maschio/femmina.
io però, che sono molto pesante, ho pensato che la dignità non ha sesso, e che la prima cosa che vorrei che mio figlio imparasse è la dignità di per sé. anche perché, come dice la mia saggia compagna di banco, fino a 8 anni i bambini sono tutti bambini, e solo dopo diventano maschi e femmine.
perciò sono stata su cose comprensibili al di là del sesso. il che mi ha reso il tutto parecchio complicato.