giovedì, marzo 20, 2008

Siamo tutti CT - Prima puntata

Decalogo semiserio per aspiranti Commissari Tecnici e/o Direttori Generali

La forza della nazionale (di calcio) scorre potente anche in azienda. A fronte dei problemi più o meno quotidiani, più o meno straordinari, più o meno incancreniti, della propria azienda, ci sentiamo tutti CT. E dissertiamo interminabilmente delle soluzioni possibili. Proprio come al Bar dello Sport.

E chi sono io per esimermi dall’esercizio di uno sport mai passato di moda? Se io fossi CT – che mi piace di più di Direttore Generale – applicherei il mio personale decalogo. Siccome è una cosa piuttosto impegnativa, però, lo pubblicherò un po' alla volta.

1) Energie rinnovabili o le persone non sono risorse
2) Nonsolocottimo o il valore delle persone non è misurabile solo in termini di tempo
3) Edit your profile o tutte le persone hanno qualcosa da dare

Energie rinnovabili o le persone non sono risorse

risórsa
s.f.
AU
1 mezzo, espediente con cui è possibile provvedere a un bisogno, a una necessità: risorse abbondanti, scarse; risorse materiali, economiche; disporre di molte risorse dote, morale o intellettuale, o abilità a cui una persona può fare ricorso nell’affrontare le situazioni: risorse dell’ingegno, della fantasia, dell’esperienza; persona di grandi risorse, piena di risorse, che ha grandi capacità e spirito d’iniziativa o è molto abile nel trarsi d’impaccio
2 insieme dei mezzi e delle disponibilità produttive, che costituiscono fonte di ricchezza: il turismo è la principale r. della regione, questo podere è una grande r.; risorse alimentari, energetiche, petrolifere; un paese dalle enormi risorse
3 TS biol., spec. al pl., in un ambiente naturale, disponibilità di energia biologica che, assunta dalle singole specie sotto forma di cibo, soddisfa le loro esigenze alimentari
4 TS inform., ciascuno degli elementi che costituiscono un sistema, come per es. l’unità centrale, le memorie, le periferiche, ecc.

Polirematiche
risorse forestali loc.s.f.pl. CO ministero delle risorse agricole alimentari e forestali risorse naturali loc.s.f.pl. TS econ., complesso degli elementi materiali e delle fonti energetiche dell’ambiente che vengono sfruttate dall’uomo per soddisfare i propri bisogni e per produrre ricchezza risorse rinnovabili loc.s.f.pl. TS econ., l’insieme delle fonti energetiche non soggette a esaurimento, come per esempio l’energia solare e l’energia eolica risorse umane loc.s.f.pl. TS econ., risorse costituite dal lavoro umano e contrapposte a quelle naturali.



Le persone hanno una vita, famiglie, case, amici. Le risorse umane hanno una job description.
Le persone parlano, ridono, amano, sudano, hanno delle opinioni. Le risorse umane fanno.
Le persone hanno dei diritti. Le risorse umane hanno doveri.
Le persone sognano, si proiettano in un qualche futuro, si vedono per come saranno tra dieci anni. Le risorse umane vivono solo il presente.
Le persone hanno senso critico. Le risorse umane sono lobotomizzate.
Le persone parlano come mangiano, e anche se non mangiano parlano lo stesso. Le risorse umane non è detto che mangino, ma di sicuro parlano solo per dire sì.
Le persone sono simpatiche o antipatiche, affabili o scontrose, amabili o odiose. Le risorse umane sono e basta.
Le persone sono curiose, vogliono delle spiegazioni, si guardano attorno, si confrontano. Le risorse umane bevono alla fonte della comunicazione istituzionale.
Le persone usano il 10% del loro cervello. Le risorse umane l’1%.
Le persone pensano, riflettono ed elaborano. Le risorse umane eseguono.
Le persone sono diverse fra loro. Le risorse umane sono intercambiabili.
Le persone sentono. Le risorse umane sono emotivamente ignoranti.
Le persone si misurano in termini di qualità. Le risorse umane si misurano in termini di quantità.
Le persone sono energie rinnovabili, infinite. Le risorse umane, checché se ne dica, sono finite.

Se io fossi CT vorrei delle persone. Le risorse umane se le prenda qualcun altro. Il Responsabile delle Medesime, per esempio.



Nonsolocottimo o il valore delle persone non è misurabile solo in termini di tempo.

C’è un malcostume comune all’Italia e ad alcuni Paesi orientali che vuole che il valore delle persone sia giudicato in base al tempo trascorso alla scrivania. Nessuno si muova se il capo non è andato a casa. E se il capo soffre di insonnia o la moglie lo ha sbattuto fuori casa, tanto peggio: si vada ai materassi*.

Naturalmente non c’è nessuna relazione tra la quantità di ore lavorate e la qualità del lavoro svolto. O meglio: a volte è necessario lavorare un numero di ore superiore a quello sindacale, ma se diventa lo standard significa che qualcosa non funziona a priori (ci sono meno persone di quelle che servono, c’è molta dispersione nel lavoro, troppe pause caffè, troppo tempo da dedicare agli aspetti “politici” del lavoro rispetto a quelli operativi, e così via). Quando questi vizi di forma diventano sistema, il sistema si involve e le persone pure. Quando questi vizi di forma diventano di sostanza, il rischio aumenta: se le persone lavorano per troppe ore, presumibilmente non saranno pagate per gli straordinari; se l’azienda non deve pagare un gran numero di ore lavorate, risparmia un sacco di soldi. È a questo punto che l’azienda chiederà sempre più spesso di lavorare di più: un’ora non pagata è un’ora risparmiata. E il fatturato respira. Il fatto che le persone smettano di respirare non è un problema: sono più stanchi? Renderanno meno, ma basta tenerli lì più a lungo. Quando non avranno altro che il loro lavoro, a cui dedicarsi, sarà realizzato il sogno dei Direttori delle Risorse Umane.

Se io fossi CT non saprei cosa farmene di cottimisti lessi nel cuore della notte, preferirei persone sveglie e attive fino alle 5 del pomeriggio, e poi che vadano tutti a imparare qualcosa fuori dai maroni, a vivere. Magari il mio Direttore delle Risorse Umane non vedrà realizzato il suo sogno, ma le mie persone saranno felici – rispetto al lavoro, almeno – e le persone felici lavorano meglio. Magari costerò un po’ di più ai miei clienti, ma il servizio che gli offrirò sarà necessariamente superiore. Magari i progetti mi costeranno di più, ma dentro ci sarà l’esperienza che le mie persone avranno avuto modo di fare fuori, e quindi saranno più avanti dei progetti di tutti gli altri, soprattutto più avanti dei progetti fatti ai materassi.



Edit your profile o tutte le persone hanno qualcosa da dare.

Questa è una cosa molto seria, si parla di valorizzazione delle persone. Essere definiti da una job description significa spesso rimanervi intrappolati, senza che il mondo esterno venga mai a conoscenza di quello che sappiamo e sappiamo fare, delle nostre passioni, delle nostre aspirazioni, delle nostre inclinazioni, dei nostri interessi. E così si perdono un sacco di buone occasioni. Ad esempio, mettere un sommelier a lavorare su un progetto in cui si parla di vino è assai più fruttuoso che metterci un astemio o uno che scegli il vino in base al nome o all’etichetta, non foss’altro che perché il sommelier potrà avere una relazione con il cliente molto più intensa e basata su competenze specifiche.

In realtà, si potrebbe andare anche oltre: perché non usare una persona interna per fare formazione su argomenti particolari? Che so, un corso di crescita personale tenuto dal collega che studia queste tematiche da anni, ma lo fa per conto suo; una serie di incontri di musicoterapia per stemperare il clima nei momenti più pesanti; uno shatzuka che dedichi una pausa pranzo alla settimana a massaggiare i colleghi. Insomma, se uno ha un talento, perché non permettergli di esprimerlo anche in azienda? Per il bene comune, oltretutto.

Ma, tornando all’esempio del vino, come faccio a sapere che Tizio è sommelier e Caio è astemio? Un primo modo è chiederglielo. Anche così, direttamente, con una mail del tipo: “Abbiamo un nuovo cliente che fa vini in California e vuole entrare sul mercato italiano col botto. Qualcuno di voi è sommelier o intenditore di vini, e magari parla anche inglese? Astenersi astemi, il cliente offre fin da ora una degustazione di benvenuto al team di progetto, che si terrà presso la cantina Tal de’ Tali non appena avremo un team”. E se non sono vini, sarà qualcos’altro: tutti i progetti hanno un aspetto appetibile per qualcuno.

In alternativa, anzi, preferibilmente, chiederei a tutte le persone della mia azienda di aprire un loro profilo su un social network in cui ci si possa taggare, uno come Spock, ad esempio. In questo modo avrei tag per tutti, e tutti potrebbero mettere in evidenza le cose che vogliono che si sappiano di loro. Naturalmente non obbligherei nessuno, non sono mica il Grande Fratello. Ai “non taggati” invierei la mail di cui sopra, ma mi dispiacerebbe molto se ci fosse fra di loro uno shatzuka e non ce lo facesse sapere…

Se io fossi CT metterei in piedi tutto ‘sto casino, pur sapendo di alienarmi definitivamente la simpatia del Responsabile delle Risorse Umane, che di sicuro si sentirebbe un po’ ridicolo ed eccessivamente giovanilista nel raccontare queste pugnette di tag e mica tag alla gente che incontra per i colloqui di assunzione. Prendere o lasciare. Qui si lavora così. E da oggi cambi pure etichetta, e ti chiami “Responsabile delle Persone”.


* Andare ai materassi significa trascorrere le notti al lavoro, pratica comune in molte aziende e vissuta generalmente con grande orgoglio.


Ah, buona Pasqua!

14 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

mi vuoi per lavorare con te? Sono brava, ho tanta voglia di imparare e voglio essere una persona!

Giuliana ha detto...

coniglia, alla base di ogni discorso da ct da bar, c'è il fatto di NON essere un ct. da qui, trai le tue conseguenze :)
comunque, grazie per la fiducia!

Anonimo ha detto...

cara giuliana, ho letto sul tuo linkedin che lavora nell'azienda in cui io sono rimasta per 3 settimane ... l'ho letto dopo aver letto questo posto ma ho pensato: cavolo sembra una che ha lavorato in XXX.!!!
la cosa che in assolutami lasciava più basita era che se di default tutti lavorano 2 ore in più del dovuto c'era decisamente qualcosa che non andava [tra le altre cose mi era stato detto in sede di colloquio che erano richieste due ore in piùdi lavoro ... io credevol che scherzasse, giuro!].
LaVale

Anonimo ha detto...

Sono pienamente convinto che i boss nostrani leggono qualche capitolo di qualche libro di un pirla d'oltreoceano qualsiasi, e pensano di avere la bacchetta magica per incrementare i profitti aziendali.
Prima che possano aprire la bocca dovrebbero - per legge - lavorare loro in trincea.

Anonimo ha detto...

le cose che scrivi sono sempre molto giuste, ponderate, esatte!
se non fossi così preso dal lancio della community( da ieri è on line il primo portale d'italia dedicato alle mamme.... www.mammenellarete.it) mi proporrei come tuo stretto collaboratore!!!un saluto. Ago

Anonimo ha detto...

A proposito del cottimo, sono d'accordissimo. In Italia bisogna cambiare cultura del lavoro:

http://yogasutra.areablog.it/lavori-16-ore-al-giorno-sei-un-perditempo-disordinato-e-poco-concentrato

Giuliana ha detto...

@ lavale: invece io ti ho scoperta subito, difficile dimenticare la tua fugace apparizione :) in realtà, scrivendo queste cose penso a un sacco di aziende, non solo la mia. nel tempo ho scoperto infatti che certi comportamenti sono assai diffusi...

@ maurice: molti in realtà lavorano in trincea e si fanno una discreta gavetta. il problema sorge dopo, quando leggono un linro di un pirla d'oltreoceano :)

@ ago: anche per te, vale quello che dicevo alla coniglia: per dare consigli a un CT, è necessario NON esserlo ;)

@ yogasutra: vado a leggere!

Francesca Palmas ha detto...

lo so che non lo sei, ma mi piacerebbe tanto lo fossi :)

citroglicerina ha detto...

le persone che lavorano hanno diritto al loro stipendio...le risoprse umane vivono d'aria, tanto lavorano tanto e non hanno tempo per spendere.

bt e alex

Giuliana ha detto...

@ bt e alex: a questo non avevo pensato, in effetti :)

Annachiara ha detto...

Cioè, adesso, lo so che vado completamente OT e in un post così denso di spunti è da giudicare pessimo (frustami!), ma cacchio Lavale e giulianona mia si conoscono di persona!!!!!!

Scherzi a parte, giuli, penso che c'è da averci un fegato così a fare il responsabile delle risorse umane o delle persone. Ho letto la trama di un libro "Il responsabile delle risorse umane" di Yehoshua Abraham, forse bisogna avere veramente fegato.....

Giuliana ha detto...

@ annachiara: ebbene sì, conosco Lavale. è stata una delle prime meteore della mia azienda (poi ne sono seguite altre, c'è stato uno che è rimasto 4 giorni...).
leggerò il libro di Yehoshua Abraham, e sono convinta che ci voglia un fegato così per fare quel mestiere. c'è anche da dire che non ti costringe nessuno...

Anonimo ha detto...

Che dire?
Responsabile delle Persone mi piace.
E anche l'idea dello shatzuka mi alletta. Chi si offre?

Giuliana ha detto...

@ simone: tempo fa avevamo una shatzuka. poi, chissà perché, se n'è andata.