martedì, settembre 08, 2009

Le mamme, il web, la noia e il territorio

Giorni fa scopro, su segnalazione di un’amica, l’iniziativa di Beppe Grillo “Mamme 2.0”. Grandi temi, le mamme che possono cambiare il mondo e bla bla, poi la proposta è, in sostanza, quella di organizzare una sorta di mercatino in cui ci si scambiano le cose invece di comprarle. Flavia lancia un thread, inizialmente via email, poi saggiamente trasferito su VereMamme, per discutere su cosa ne pensiamo di quest’iniziativa. È una roba lunga, perciò se ne avete voglia andate a leggervelo. In sintesi, però, emerge quanto segue: le mamme che sul web ci vivono sono infastidite. L’operazione di Grillo puzza di marketing di bassa lega, e il rischio di strumentalizzazione è alto. Fondamentalmente, la proposta è quella di dissociarsi attraverso una lettera aperta. Ovviamente la discussione svaria sulle fasce, dall’emancipazione femminile svilita nei toni da chi ha scritto l’infelice post con cui viene lanciata l’iniziativa, alle minacce/opportunità che possono discendere dal legarsi a Grillo. Io sono una delle poche voci fuori dal coro: non credo che quello delle mamme online sia un territorio da occupare né un marchio registrato, per cui per me che Grillo e il suo mercatino facciano quello che vogliono.

Il giorno dopo, credo, Mariela, una delle persone che hanno reso possibile il Momcamp, annuncia, sempre via mail, che non intende fare più parte dell’organizzazione, “per motivi personali”. Mi dispiace molto, e glielo dico. Io e Mariela non la pensiamo allo stesso modo su molte cose, e soprattutto abbiamo un modo diverso di stare in rete, ma averla in un team significa avere una marcia in più – al di fuori la conosco troppo poco per poter dire alcunché. E poi arriva il post, questo, con cui Mariela espone le sue motivazioni. Sorvolo su quelle legate al suo vissuto della maternità, perché è una cosa delicata assai, e non mi permetterei mai di entrare nel merito – soprattutto fuori da casa sua –, ma sul resto si può discutere. In sintesi, Mariela è stufa delle mamme, della loro autoreferenzialità, della monotonia dei loro discorsi, della banalità delle loro scoperte/pensate/invenzioni/iniziative e chi più ne ha più ne metta.

Ho sorriso. E mi sono venuti in mente i miei primi due post, e le mamme-del-parco, e tutte le volte che ho lanciato invettive contro le donne che credono che essere mamme significhi smettere di essere persone. E a quando la mia acidità verso la categoria mamme mi faceva rifiutare a priori qualunque cosa che venisse da questo mondo, i flame su Mamme nella Rete, la nausea per chi ha perso l’ironia, le discussioni interminabili. E sì, Mariela ha ragione, spesso le mamme in rete sono autereferenziali, spesso sopravvalutano quello che fanno, spesso sono melense. Ma. Ma non avrebbe senso buttare via il bambino con l’acqua del bagno (che in questo caso mi sembra particolarmente azzeccato): ci sono un sacco di mamme pensanti che meritano molto di più. Il dilemma è semmai: essere gruppo rafforza o crea l’effetto riserva indiana? Mi interrogo di frequente su questo – tanto per dire, ogni 8 marzo –, e sì, sarebbe bello che non ce ne fosse bisogno. Il problema è che ce n’è bisogno. Voi che cosa ne pensate?

14 commenti:

Unknown ha detto...

Penso che ognuna dovrebbe esprimere quello che pensa e agire di conseguenza. Il fatto di unirsi in un gruppo "ufficiale" lascia il tempo che trova secondo me.
Spesso anche storicamente, i vari movimenti non erano regolarizzati, semplicemente i posteri hanno riconosciuto gli stessi gesti/ideali in una moltitudine invece che nei singoli.

Lety ha detto...

Sono pienamente d'accordo su quanto dici relativamente alla strumentalizzazione. Le mamme costituiscono un gruppo, ma quello che hanno in comune non è la voglia di iscriversi ad un partito per entrare in politica, è qualcosa di più profondo e umano.

piattinicinesi ha detto...

c'è una cosa che soprattutto mi fa riflettere in questi giorni, e cioè che l'impatto comunicativo ed emozionale del web è fortissimo. altrettanto se non più alle volte di quello che c'è nella vita reale.
per me, che sono sempre stata un po' a margine in tutti i gruppi (sempre troppo rivoluzionaria per alcuni, troppo brava bambina per altri, mai inquadrata comunque) il web è stato fino ad adesso e spero che continui ad essere un territorio fluido, dove poter conversare, ascoltare chi la pensa in modo diverso, scambiare informazioni e dire la mia per chi ha voglia di ascoltarmi (chiaro che avere qualcuno che mi ascolti è un'esigenza, altrimenti che ci sto a fare sul web?)
nel momento in cui non sarà più così perché qualcuno vorrà mettermi un'etichetta, affibiarmi pensieri non miei o semplicemente non troverò più niente di interessante da dire o da leggere farò altro, ovvero troverò un altro modo per fare queste cose.

Costanza ha detto...

anche io come piattini non mi riesco mai a sentire parte di un gruppo, troppo per qualcuno, troppo poco per qualcun altro. ho letto il post di mariela, che non conoscevo se non dal momcamp, e ho lasciato un mio commento. anche io sono in una fase riflessiva sull'argomento. il mio blog era uno spazio personale, poi mi sono resa conto di far parte di un gruppo, e la cosa oltre ad avermi stupita all'inizio, mi ha fatto conoscere tantissime persone in gamba. certo, tutto è fluido, in movimento, mi piace anche stare a bordo campo a vedere come evolve la situazione. tanto in rete lo sappiamo tutti, panta rei e molto velocemente.

VereMamme ha detto...

grazie di queste riflessioni Giuliana. Ho lanciato un "che ne pensate" anch'io e ho imparato molto dalle varie risposte. Soprattutto ho notato questo, una differenza di vedute tra chi apprezza l'idea di lavorare in team - mi esprimo così piuttosto che "fare gruppo", perchè trovo interessanti le iniziative concrete - su qualcosa (su cosa, ovviamente, sono benvenuti i contributi dei singoli) e chi invece si sente subito male, anzi malissimo, alla sola idea di essere "etichettato come parte di un gruppo". Io mi riconosco meglio nel primo atteggiamento ma ciò non vuol dire che non capisca anche l'altro. Per risponderti direi che sì, ce n'è bisogno. Ce n'è bisogno perchè l'emancipazione della maternità dalla retorica e dagli stereotipi è una rivoluzione silenziosa che dobbiamo fare e stiamo facendo, che ci piaccia o no, INSIEME, ma non insieme fondando partiti, bensi' insieme rimanendo persone uniche e diverse ognuno con la propria voce (e qui il dispiacere per la citazione di Mariela, che di VereMamme non ha compreso lo spirito, ma tant'è. sarei presuntuosa a pretendere che tutti conoscano tutti, però meglio, se non conosci bene, non citare). Io parlo spesso di un movimento di opinione, perchè sono questi movimenti che cambiano, col tempo, i modelli culturali dominanti. senza una massa d'urto non si va da nessuna parte. Ma perchè fa paura? Capisco l'orrore verso le etichette, ma io posso assumere a seconda del giorno e dell'umore quella di mamma 2.0, quella di ex-ex-pat, quella di dirigente d'azienda poi consulente, quella di amante delle moto, quella di amante dei gatti, potrei continuare all'infinito. Il web è fluido e le associazioni spontaneee di persone sono il modo in cui funziona e il modo che permette alle idee di circolare. noi qui ne abbiamo una forte, di idea: non buttiamola via con l'acqua del bagno :) perchè ci facciamo venire i complessi.
Infine: SPONTANEE (le associazioni). Nessuno ti costringe a fare niente, per fortuna. Sei libero di seguire o guidare quello che ti pare, e non c'è bisogno di attaccare qualcuno per dare maggiore legittimità alle tue scelte. MI fermo anche se potrei continuare... baci
Flavia

Claudia - La Casa nella Prateria ha detto...

Ho seguito il dibattito ma non mi sono sentita coinvolta al punto di intervenire.

Mi sembra che si stia facendo "molto rumore per nulla". Da chi si sdegna perché si accorge di essere solo "una tra le tante" a chi come Mariela sputa gratuitamente veleno.

Ma se una ha voglia di raccontare la sua vita mielosa e noiosa, ne avrà pure il diritto? Io lo faccio ogni giorno, mi piace farlo e continuerò finché ne avrò voglia.

Ci sono cose ben peggiori in rete di cui ci si dovrebbe preoccupare...

Per quanto riguarda i gruppi, amo Vere Mamme e qualche altro. Non per questo sono una "Vera Mamma" o qualcos'altro. Insomma mi sembra che in tutta questa storia si cerchi il pelo nell'uovo per il piacere di fare polemica.

Io torno nella mia prateria, che si sta meglio...

Wonderland ha detto...

Penso solo: che fatica. Ma non si può semplicemente smettere di farsi questo vagone di pippe? Ti va di far parte di un gruppo: fallo. Non ti va: esci. Nessuno chiede spiegazioni o giustificazioni. Ed essere mamma o blogger o qualsiasicosa sono tag nel momento in cui ti limitano. Non mi sembra che qualcuna qui si sia mai limitata per il gusto di identificarsi con un gregge.

bstevens ha detto...

mah.. il bello è essere parte di tanti gruppi, non di uno solo.. e gruppi aperti, non che una volta entrati non si esce più.

per esempio, nei primi mesi di vita di un bambino si ha particolarmente bisogno di confrontarsi con altre mamme per il fatto in sè che hanno partorito anche loro, poi grazie a dio tutto il resto della persona torna a galla. e anche frequentare solo, o soprattutto, mamme, diventa un po' noioso. si ha bisogno di punti di vista "altri".

chi è mamma? chi è cinefila? chi è viaggiatrice? chi è timida? chi è avvocato? chi conosce Stieg Larsson? e chi più ne ha..

mariziller ha detto...

Se ce n'è bisogno??? Caspita se ce n'è bisogno, e non solo di far gruppo on line ma di cambiare le cose. Alcune considerazioni:
1) stiamo parlando di mamme o di donne? e segnatamente, magari, di donne che nel momento in cui diventano anche mamme si trovano ad affrontare qualche problema in più?
2) si possono mettere sullo stesso piano le mamme che ricamano le calzine e donne/mamme che vogliono unirsi perchè ne hanno le palle piene di come vanno le cose in questo paese??? non solo a livello politico, parlo del rapporto con le aziende, parlo del livello individuale in cui le risposte al modello supermamma italiana vogliono essere diverse dal sentirsi perennemente inadeguate? Sì. Perchè se una crede nel "liberare la maternità" deve accettare che ci sia anche chi vuole ricamare il calzino 3) sul web c'è tanta libertà e si può scegliere, è vero, ma anche sul web ci sono le relazioni e come nella vita reale relazione vuol dire compromesso, vuol dire che se non mi piaci non ti grido vaff... in faccia ma medio questo istinto con la tua sensibilità e con la tua identità. A volte c'è un pudore eccessivo forse perchè è tutto nero su bianco.
Molte di voi hanno postato anche da Mariela usando toni diversi. Mi sembra normale. Però secondo me ogni tanto bisogna anche dirsi quello che si pensa senza mediare poi troppo. E lì il giudizio dipende dalla sensibilità di ognuno, accetti il rischio di stanare i veramente solidali e di allontanare i benpensanti offesi assieme ai più sensibili o ai meno empatici. Posso pensare che Mariela abbia mancato di rispetto a mamme che magari sono mille volte più mielose di me ma che intanto sono riuscite ad inventarsi un lavoro, cosa che io medito di fare da anni senza mai avere le palle per farlo. Allo stesso tempo penso che lei avendo a sua volta il suo spazio abbia fatto bene a sputarci (perchè questo ha fatto, zero filtri)dentro ciò che le pare. Adesso libertà reciproca, da una parte e dall'altra, di frequentarsi o meno.
mariangela

PS vi aspetto a riva ;-)

Lety ha detto...

@ Mariziller: scusa, posso essere d'accordo con tutto ciò che riguarda la libera espressione, però l'educazione dove è finita? Non è perché siccome si tratta di un blog allora l'educazione diventa un optional e quindi posso sputare "virtualmente" in faccia a chiunque (oltretutto nel piatto dove ho mangiato). Non è perché una mamma al parco giochi mi sta antipatica glielo devo per forza dire in faccia: "senti i tuoi discorsi ripetitivi del cavolo mi hanno stancato". Posso semplicemente evitare di starle accanto. Idem sul blog.

chiara ha detto...

Sono stata un pò assene dal web e dai blog delle mamme, quindi mi sono persa queste novità, ma aggiungerei una cosa sola:
è proprio seccante quando ricevi delle proposte di associazionismo o invito a fare pubblicità sul proprio blog, lo so che tutti cercano sempre di sfruttare la situazione quando si presenta,ma io l'ho sempre sentita come una limitazione alla mia finalmente raggiunta libertà di poter dire o raccontare quel che mi passa per la testa come voglio.
Anche per questo, credo si arricchisca molto di creatività il web, perchè non hai limitazioni.
Se un gruppo serve a definirre meglio l'autore del blog, perchè no,
io fin'ora non ho trovato chi mi possa definire meglio di come sono.

la.stefi ha detto...

Sono d'accordo con Wonderland, ma anche con Mariela.
E' vero: spesso nei gruppi di mamme (ma anche di amanti dei gatti, fan di un cantante, appassionati di fotografia) ci finiscono persono monotematiche e che "se la cantano e se la suonano".
Perciò, chi non è monotematica, dopo un po' si stufa.
Io l'ho imparato a mie spese.

Annachiara ha detto...

Io penso che essere mamma è una marcia in più al mio essere donna. Come donna sono sempre stata fuori dal coro, e come mamma tendo ad esserlo ancora di più. Mi annoia in generale sentire persone che parlano in maniera troppo seria dei loro problemi insignificanti, figuriamoci una mamma che si prende troppo sul serio. Io per principio non amo le categorie. Ora mi vado a leggere Grillo e ti dirò. Volevo giusto farti sapere che sei sempre molto puntuta come sempre, e che quest'estate ho sfiorato di nuovo Via pretoria.
Baci

Chiara Trabella ha detto...

Ti dico: il post di Mariela non mi è piaciuto. Non tanto per i contenuti, che possono essere in parte condivisibili (molte cose che lei scrive le pensavo anch'io, prima che Flavia aprisse Veremamme e mi portasse a conoscere tante persone interessanti). Quanto per il tono e per il percorso che racconta.
Anch'io, ai primi albori della mammitudine 2.0, mi sono scontrata con comunità di mamme ignoranti, sdolcinate, facilone e autoreferenziali al limite dell'autismo. Ma non mi sono messa a prenderle in giro in forma anonima: ho smesso di leggerle, basta.
Poi è uscita l'iniziativa di Flavia, e io ho avuto molta paura di incontrare le stesse mamme che si scannavano sulla marca di LA. Invece mi sono trovata tra persone meravigliose, che erano anche madri. E abbiamo cominciato a parlare di come migliorare le cose, eccetera. Sono venute le Spighe, c'è stato Boppy e speriamo sempre più occasioni.
E, da riserva indiana, stiamo forse diventando qualcosa di buono.