Quando è stato che hai smesso di guardarti allo specchio? Non me la spiego diversamente la tua faccia: le borse sotto gli occhi, i capelli bianchi che ti incorniciano in un’aureola che urla vendetta, i solchi che mettono tra parentesi la tua bocca. Lo so quando è successo. Era sera, tardi, e non è che tu ti fossi divertita, ma proprio non ce la facevi a struccarti e metterti le tue cremine, per cui sei passata oltre. E la mattina dopo, uscita dalla doccia, eri troppo di fretta per idratarti. E avanti così: ogni sera e ogni mattina, c’era sempre un buon motivo per non curarti. Poi lo specchio è diventato superfluo, e anzi adesso mi pare di vederti, quando ci passi vicino e lo eviti.
Ecco, ora che ti ho detto come la penso su come stai trattando il tuo corpo, mi sento già più leggera. Non che mi interessi molto, il tuo corpo, a dir la verità, ma ho la sensazione assai sgradevole che tu ti stia comportando allo stesso modo con la tua anima. Che tu la stia maltrattando. Dici di no? E allora dimmi un po’: da quanto tempo non ti fai una risata, di quelle crasse, di cuore, con le lacrime? Da quanto tempo non ascolti la tua musica? Da quanto tempo non suoni? Dici che non ti interessa più. A quale parte di te non interessa più? Alla testa? Al cuore? Non ti manca l’aria, quando sei in apnea nella quotidianità?
Quanto spesso dici di sì pensando “preferirei morire”, o rinunci a una cosa (una cosa qualunque, un oggetto da comprare, una serata con gli amici, un piatto al ristorante) dicendo che non è importante e poi però rimani lì a pensarci? Non hai mai calcolato quanto ti costa tacere un’opinione in nome del (più) quieto vivere? Dev’essere per questo che hai messo la bocca tra parentesi.
So cosa vuoi dire: riprendere le fila di tutto questo significa fare scelte dolorose, non solo per te ma anche per le persone che ti stanno attorno. Oppure no. Oppure significa solo ricordare a queste persone come ti hanno comprata, specchio e tutto, e far loro notare che era quella la persona che avevano scelto, non l’ombra che sei diventata.
C’è stato un periodo molto doloroso, in un passato abbastanza recente, in cui spesso ho sentito di stare vivendo la vita di un’altra persona. Non c’è niente di più pesante, frustrante, brutto e basta, che sentirti fuori da te, vederti vivere e non condividere quello che fai, avere i tuoi desideri in un altro luogo, che non sei tu, che non è dentro di te. Acquisire abitudini che non ti appartengono, dire cose che non pensi, perfino preoccuparti per situazioni che non ti spaventano: ogni azione è una negazione, tu sei una negazione, vivere è negazione. Di questo passo si finisce in manicomio, e speriamo che ci sia qualcuno a portarti una rosa.
Allora adesso io non vorrei che anche tu arrivassi a questo. Non vorrei che tu iniziassi a vivere la vita di un’altra persona. Non lo vorrei proprio, perché poi dovrei venire a trovarti e regalarti una rosa, e a me gli ospedali fanno veramente schifo.
Vedi, amica mia? Si comincia dal rimmel e si finisce al festival di Sanremo. Quindi, mai sottovalutare il rimmel.
Con affetto
Giuliana
18 commenti:
Il fatto è che ogni volta che ti leggo, il mio primo pensiero è quello di complimentarmi lungamente e lungamente e lungamente su come scrivi e su quello che scrivi.
Poi penso che sarei banale.
Dopo ancora penso che se si è sinceri non si deve aver timore di risultare banali.
Qindi mi complimenterò, anzi, l'ho già fatto, perdonami.
C'è un po' della tua amica anche in me e forse in molti che ti leggeranno.
E' importante quello che hai scritto e utile a chi ascolterà le tue parole.
Io cercherò di farlo.
grazie, Brigida, spero che lo sia. è la mia rosa :)
Per chiunque tu l'abbia scritta è fortunata/o ad avere un amica che si preoccupa così.
Buon inizio settimana :)
ale
ciao!
diventiamo amiche? mi farebbe molto piacere.
catj
ale, buona settimana a te!
caterina, è un piacere :)
Ricordi Charles Aznavour? Lui la cantava meravigliosamente bene, ma tu l'hai detto meglio.
Pigrizia e quindi noia: così finisce anche la coppia.
Vorrei che mia mamma leggesse questa tua lettera, anzi, gliela farò leggere. A me non da retta,ma magari ad 'un'amica' che le scrive senza conoscerla realmente darà più retta che ad una figlia che dice e pensa ciò che vuole,perchè è giovane,come mi dice lei...
gabbiano, coniglia, mi state dando una responsabilità troppo grande... io sono solo una mamma in corriera, che dietro il passeggino rimugina a lungo :)
(passeggino metaforico, a dir la verità, perchè quello fisico me l'hanno rubato insieme alla macchina!)
come Brigida, a volte penso sia banale, ma veramente devo complimentarmi sul tuo modo di scrivere, asciutto a volte, ma profondo. L'amica che ti leggerà non potrà restare indiffirente alle tue parole, come non lo sono rimasta io, e chissà che qualcosa non cambi veramente...
giuliana, mi piacerebbe tanto...
Non sono tanto d'accordo, o meglio: non sarei tanto sicura. Possono essere mille i motivi per non badare più al proprio corpo, o per badarvi in un altro modo. Non tingersi, la noncuranza, non farsi più piacere ciò che prima piaceva, tutto questo può essere anche una sfida, o un cambiamento di direzione necessario e non necessariamente distruttivo. E può essere che quella persona non stia affatto vivendo la vita di qualcun altro, ma semplicemente una vita che tu non puoi più condividere. Non so.
Credo che il voler bene a se stessi, passi anche da certe piccolezze come l'idratarsi...parte tutto da una piccola cosa...spero che quel che scrivi faccia capire a tutti di volersi più bene, ogni giorno...
Boh, non so. Mia madre per esempio ha un'altissima stima di sé, ma non si sognerebbe mai di mettersi una crema idratante...Non è che sempre l'aspetto esteriore debba essere l'indice dell'autostima.
A parte tutto, giulià, magari è solo un momento quello della tua amica. Li abbiamo tutti, chi più chi meno....
untitled io: può darsi. solo che quando conosci una persona e la vedi spegnersi, credo che sia preciso dovere di un'amica parlarne. anche, perchè no, per scoprire che c'è un cambiamento di direzione.
charisma: sì, credo che anche i gesti più banali facciano parte di un insieme di cose necessarie a costruire la propria identità. e, avendone esperienza, so che l'identità è una cosa che si fa presto a perdere.
meringa: non credo che l'aspetto esteriore sia indice di autostima, spesso anzi serve proprio a costruirsela, un'autostima. la preoccupazione viene più che altro per i maltrattamenti dell'anima, e quelli li senti. ovviamente spero che siano solo momenti
Proprio ieri guardavo "Mulan" con Amelia (eh, lontano il periodo dei film d'essai...) e c'è una canzone in cui la protagonista dice "e il riflesso che vedrò sarà uguale a me", riferendosi al giorno in cui sarà realizzata e fiera di sé.
Non è (solo) una questione di specchi e cremine: li abbiamo avuti tutte dei periodi in cui non avevamo tempo per lo specchio. Il momento preoccupante è quello in cui, come dici tu, la decadenza fisica va di pari passo con quella dell'anima. Penso che saresti altrettanto preoccupata se la tua amica ostentasse una facciata finta e supercurata per nascondere l'avvizzimento dell'anima.
Ti auguro di riuscire a colpirla, con questo post.
Un saluto
Chiara
chiara, è esattamente quello che intendevo dire. grazie :)
Giuliana, il tuo blog e' bellissimo!
:)
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