Ci passo spesso, davanti a questo negozio, da quando abito qui. È piccolino, ad una sola luce, e da fuori non si vede bene l’interno. Ha una vetrina, piccolina anche lei, che è una specie di vetrina delle meraviglie. Solo che per anni, passandoci davanti, io in quella vetrina ci ho sbirciato e basta, quasi mi vergognavo di fermarmici davanti. È un negozio di lingerie. Ma non pensate a cose come Intimissimi o Tezenis, niente a che vedere, anni luce di distanza, come paragonare un negozio di design con una ferramenta. Quella vetrina, per esempio. Ci sono i sogni di ogni donna (con gli ormoni a posto) che ha voglia di sentirsi femmina, ogni tanto.
Mesi fa, durante un periodo un po’ difficile, è successo, tra le altre cose, che aprendo il mio cassetto della biancheria mi è venuto da pensare che sembrava quello di una clarissa, e ho deciso che era giunto il momento di fermarmi davanti a quella vetrina. (Ovviamente, c’è sempre un motivo preciso per cui una donna decide di fermarsi davanti a una vetrina di lingerie – o anche di scarpe, il tema è lo stesso. Il mio, ovviamente, non lo racconterò qui).
Ci sono passata davanti e mi sono incantata a guardare una guepière. Sono arrossita e me la sono squagliata. La seconda volta ho pensato che magari socializzando la cosa potevo farcela, e ho mostrato la guepière a Emanuela, che, non essendo scema come me, ha espresso tutti i suoi pensieri al riguardo e mi ha costretto ad indugiare davanti alla vetrina. Il ghiaccio era rotto.
La terza volta nel negozio ci sono entrata. La proprietaria, Annamaria, stava servendo una cliente, una signora di una certa età, e lo faceva in un modo che raramente ho visto in giro. Le stava raccontando una storia, la sua storia – quella della cliente. E quando si è resa conto della mia presenza si è interrotta. Quella storia, però, non doveva essere molto interessante, perché Annamaria mi ha guardato e ha affrettato i tempi, chiedendomi genericamente che cosa stessi cercando. Io ero piuttosto guardinga. Oltre al negozio strapieno di cose e ammobiliato in modo che definire particolare non descrive niente, mi aveva colpito e terrorizzato il camerino di prova, davanti al quale una tenda rosa molto leziosa rimaneva un po’ aperta da una parte. “E io dovrei spogliarmi lì dentro, praticamente sotto gli occhi della sciura? Fossi matta”. Ma il treno era partito, e non potevo certo fermarlo adesso.
Ho fatto una richiesta molto tranquilla (no, non la guepière) e la signora Annamaria ha iniziato a tirar fuori cose, chiedendomi giusto due o tre dettagli. Senza fretta, il piccolo banco si è riempito di meraviglie che andavano bel al di là di quello che avevo chiesto io. La cliente di una certa età nel frattempo aveva fatto la sua scelta ed era uscita dal camerino. Lasciandolo a me.
All’inizio cercavo di mettermi in modo da non farmi vedere da fuori, ma a un certo punto sento la voce di Annamaria che mi fa: “Allora, come va? Si giri, che la guardo io”. Ah, ecco a cosa serve la tenda aperta da una parte. Scema che sono. “Abbia un attimo di pazienza”, mi fa, e congeda la cliente che era dentro prima di me. Poi si affaccia nel camerino.
“L’ho capito, sa, che lei mi ha chiesto una cosa e ne voleva un’altra. Chi entra e cerca le cose che le ho dato da provare ha un motivo. E il suo deve essere…”. E mi ha raccontato una storia, la mia, quella che mi aveva portato lì dentro. Trascurando solo qualche dettaglio che proprio non poteva conoscere.
“Che non le venga in mente di indossare questo in un modo diverso da…” – ed ecco che Annamaria mi descrive il mondo del capetto che ho addosso in quel momento: la situazione, l’atmosfera, la musica, il prima, durante e dopo, il perché. E allora io nello specchio vedevo una storia, non un capetto. Questo per ognuno dei capetti.
La mia prima visita al negozio di Annamaria è durata un’ora e un quarto. Durante la quale ho provato molti capetti, ho fatto molte parole, ho imparato molte cose, ho capito che ciascuno degli oggetti di quel negozio è una storia, e che anche ogni donna in quel negozio è una storia: il ruolo della signora Annamaria è far incontrare le storie dei capi che vende con quelle delle donne che li indosseranno. Tutte queste donne, intanto che sono lì dentro, si sentono bellissime. Io mi sono sentita bellissima. E questo non ha prezzo. Il completino che mi sono portata a casa, invece, un prezzo ce l’aveva, e anche bello salato. Come un paio di sedute di analisi.
Ho raccontato questa storia ad alcune amiche, che si sono prenotate per una visita guidata dalla signora Annamaria. Stamattina ci sono tornata, nel negozio delle meraviglie, per comprare un costume (in saldo, eh). Giacché c’ero però ho incontrato una storia in forma di completino, e me la sono presa (stavolta però non ho speso come l’altra volta. C’è da dire che la storia di oggi era assai meno pesa di quella di qualche mese fa). E ho detto alla signora che avrei scritto un post su di lei e sul suo negozio, e anche che prima o poi le porterò le mie amiche. “Mi faccia sapere quando venite, e mi dica anche qualcosa di loro, che vi organizzo una cosa su misura. E mi dica l’ora, mi raccomando, così decido se farvi trovare dolce, salato o bollicine”.
Bene, adesso lo sapete. Le prenotazioni sono aperte.
Per info: il negozio si trova in via Crema 8, zona Porta Romana, a Milano. Lo riconoscete dalla vetrina.
(Mi corre l’obbligo di specificare che non sono pagata dalla signora Annamaria, anzi, le faccio delle belle strisciate. Ma è così bello stare lì che non posso tenermelo per me).
10 commenti:
Aspettavo questo post.
Io mi prenoto, quando vuoi :-)
In gruppo io ci vengo. Ma da sola no: le capacità di analisi della signora mi mettono soggezione!
Bene...manderò lì la mia carissima amica che vive a Milano per comprarmi il regalo di Natale o di Compleanno...grazie per la dritta!!!
Ovviamente mi hai fatto venire voglia di andare. Alla prima occasione mi faccio ospitare da mia cugina, che magari lo conosce già, e vado a cercare la mia storia...
Com'è relativo tutto. Se questo post (complimenti!) l'avessi scritto io, sarei passato per il solito maschio sessuomane. Così va il mondo.
Ti racconto una mia esperienza. Per un san Valentino, in crisi di fantasia, sono entrato in un negozio simile per un completino per mia moglie. Deciso il modello, non avevo idea della misura. "Più o meno come lei" dissi alla commessa, una ragazza mooolto carina, attorno ai 17 anni. "Se vuole me lo provo", mi rispose, lasciandomi di ghiaccio. Ovviamente (o purtroppo) declinai l'offerta.
allora, ricapitolando. a settembre ci mettiamo d'accordo con @lanterna e @m di ms. vedo se riesco a tirare su anche un paio di romane che erano interessate alla cosa. @silviakittys, ti vuoi aggregare? @fabi: e no, non ti senti bella se non li provi personalmente. vieni a trovare la tua amica e portala in gita.
@maurice quello che dici mi ha fatto pensare, hai proprio ragione. quindi ho deciso che ne farò un post, seduta stante. però l'offerta della commessa potevi accettarla, credo che lavorando in un posto così il rapporto con il proprio corpo cambi parecchio, e quindi lei (forse) non ti avrebbe dato del maniaco. o forse sì. comunque bel pensiero il tuo, io avrei apprezzato moltissimo. che poi se non va bene si cambia, no?
Con un post così, chi non vorrebbe aggiugersi al gruppo?
Se mi volete, a settembre ci sono anch'io :-)
Preferisco le bollicine, ma mi va bene anche il resto!
ma naturalmente sei la benvenuta, Stefania :)
Ottimo, allora ci sentiamo a fine agosto per i dettagli :-)
la magia. dove tutto può succedere. piedi gentili che entrano nel negozio, la porta che accompagnata da un dolce scampanellio chiude fuori tutto il resto.
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