lunedì, aprile 18, 2011

Un caso di riposizionamento professionale dei nostri tempi: il consulente per la comunicazione

Il consulente è un prodotto della comunicazione degli anni 80-90, quando si occupava di organizzazione aziendale e/o di revisioni di bilancio. Nel primo decennio del 2000 ha deciso – fatte due proiezioni, esaminata accuratamente la rubrica, valutato il suo livello di qualità della vita alla luce di un millantato rifiuto del PIL come unico misuratore di benessere e, ultimo ma non meno importante fattore, visto che la famiglia gli ha dato l’aut aut – di mettersi in proprio e diventare consulente per la comunicazione.

Il consulente per la comunicazione si è ritagliato un posizionamento molto preciso: aiuta l’azienda (che in generale è multinazionale, molto multinazionale) a fare le scelte migliori in fatto di comunicazione, privilegiando il punto di vista di un buon bilanciamento costi/benefici. In pratica strozza i fornitori in nome e per conto dei clienti. Possiamo anche dire che non ha abbandonato il suo ruolo tradizionale di revisore di bilanci, ma ora lo fa solo per la comunicazione.

Il consulente per la comunicazione è solo maschio. Date le medesime premesse in fase di valutazione, il consulente di organizzazione femmina preferisce diventare direttore marketing o pubblicitaria.

Il consulente per la comunicazione ha un dress code molto preciso, un po’ come quello degli agenti immobiliari. Si vocifera che in Italia esistano due o tre stylist che si dedicano solo a vestire consulenti e agenti immobiliari.

Il consulente per la comunicazione cambia abito a seconda della situazione:

  • Incontro con il cliente: abito blu in fresco lana, se il cliente è abituale si concede lo spezzato (giacca blu, pantaloni grigio scuro), camicia bianca, cravatta molto colorata o sottilissima e nera, mocassino (perché fa uomo dall’agenda molto fitta);
  • Presentazione: come l’incontro con il cliente, ma la cravatta è più sobria e la camicia di un bianco particolare, scelto dallo stylist perché è il colore che dispone meglio l’interlocutore tra le circa 40 tonalità di bianco che ha a disposizione. Stringate al posto dei mocassini, che vogliono dire: oggi sono dedicato solo a te;
  • Riunione interna: niente giacca e cravatta, maniche rivoltate. Anche se fa un freddo becco, perché nelle riunioni interne il consulente tende sempre a surriscaldarsi molto;
  • Casual Friday.


Il consulente per la comunicazione di solito poggia la sua competenza in comunicazione sul fatto di guardare la TV a tarda notte, navigare Internet per le offerte di viaggi last minute e ascoltare la radio mentre guida. Frequentando sporadicamente alcuni amici amministratori delegati di agenzie di pubblicità (molto multinazionali anche queste) e direttori marketing, si è convinto che sia più che sufficiente.

Il consulente per la comunicazione è di solito divorziato o in via di, ha due figli e una casa in montagna. Va in palestra due volte la settimana, il week end a sciare e, se glielo chiede un cliente, può accettare inviti a giocare a tennis o ad andare in barca (ma soffre di mal di mare, quindi questo lo fa solo se il budget è adeguato alla sofferenza). Se non va a sciare, porta i figli a mangiare da Mc Donald’s e poi a giocare con la sua Kinect nuova di pacca.

Il consulente per la comunicazione stabilisce dei legami fortissimi: se lo incontri una volta da un cliente, più è stata dura la trattativa e più c’è la concreta possibilità che dal quel momento tu lo trovi da tutti i tuoi clienti. Se e quando riesci a digerire che da quel momento tutto quello che fai sarà scannerizzato col metodo di “ho fatto un chilo e tre, che faccio, lascio?”, con un po’ di fortuna puoi continuare ad avere una vita non troppo difficile.

Gli altri ospiti della galleria dei mestieri della comunicazione:
il community manager
il copy
il guru
il direttore creativo
il direttore marketing
il pubblicitario

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' spassoso (temo sia molto vero):-)

Maurice ha detto...

Semplicemente splendido.

emily ha detto...

ussignur è precisissimo!!!!