Pare che il mio citofono abbia ripreso a funzionare. Il che è un bel vantaggio, perché non è divertente dover andare giù a prendere le persone dirette a casa mia. Soprattutto è un bel vantaggio poter ricominciare a fare la spesa online: senza citofono non si può, perché chi consegna non può telefonare (al contrario degli amici).
C’è solo una persona che, citofono o non citofono, è sempre arrivata davanti alla mia porta: Antonio, un ragazzo del gruppo leninista che ha sede vicino casa, e che ogni mese, da ormai quasi quattro anni, mi porta Lotta Comunista, il loro giornale. Non ho mai capito come facesse, lui, ad entrare sempre. Un inciso ideologico: trovavo i leninisti fuori di testa già quando ero all’università (durante un’occupazione continuavano a trasmettere letture dalle opere di Lenin per 12 ore al giorno attraverso degli altoparlanti lungo tutta via Zamboni: faceva molto Grande Fratello, quello di Orwell, e quindi ho deciso che solo dei fuori di testa potevano concepire una tale cavolata), e col tempo la mia posizione in merito non è cambiata. Dicono cose anche interessanti, a volte, peccato che non facciano mai niente. Quindi fuori dalla mia agenda. E poi trovo Lotta Comunista un giornale illeggibile. Pesante, contorto, troppe risposte definitive per chi, come i suoi editori, si fabbrica da solo anche le domande. E però ho iniziato a comprarlo, perché Antonio mi stava simpatico, e soprattutto perché per un breve e drammatico momento della mia esistenza era praticamente l’unico adulto con cui riuscissi ad avere una conversazione che non contemplasse tra i suoi topic pannolini e pappe e cacche molli.
Antonio è comparso alla mia porta durante il mio periodo di maternità. Sola a casa col piccoletto, grande innamoramento ma carenza di argomenti, per giunta era inverno e quindi non si poteva neanche uscire granché. Col marito che tornava dal lavoro a ore folli non è che fosse un gran vivere. La chiacchierata sui massimi sistemi dava una tregua, per quanto breve, alla depressione che avanzava. Antonio rimaneva sempre sulla porta, e lì, tutti e due in piedi, potevamo, all’epoca, andare avanti anche per un’ora a parlare. Io gli ho subito esposto la mia posizione in merito – compresa la storia dei matti di via Zamboni -, ma lui ha detto che non importava, che gli faceva piacere lo stesso.
Una sera è successa una cosa imbarazzante assai. Gabriele era occupato a mangiare, Alberto era in ufficio e io, visto che la serata era ancora lunga, mi ero aperta una birra. E ne avevo generosamente attinto, a quanto pare, perché, arrivata la citofonata di Antonio, sono andata ad aprirgli il portone con più entusiasmo del solito. E intanto che lui saliva (non essendo allenato, è più lento di me a fare i 5 piani) ho continuato ad attingere, mentre mettevo su la cena. Così, quando è arrivato, per la prima (ed unica) volta l’ho invitato ad entrare in cucina.
Io: “Ti dispiace se intanto continuo a cucinare?”
Antonio: “Figurati, non voglio farti perdere tem…”
Io: “Vuoi una birra?” (stappo prima che lui mi risponda)
Antonio: “… ehm… grazie, non è…”
Io: “Allora, qual è il grande tema del mese?”
Antonio: “Sì. Questo mese c’è un articolo interessante sulle elezioni, esponiamo le nostre tesi…”
Io: “Che c’entrate voi con le elezioni? Non siete astensionisti? Anzi, guarda, è un sacco che te lo devo dire, questa cosa qua a me fa proprio schifo, che testa si deve avere per essere astensionisti? Come vi viene in mente??? Volete riconsegnare l’Italia alla destra?????? E che destra!”
Antonio: “No, non è che…”
Io: “Non avete alcuna giustificazione! Siete degli irresponsabili! E ne andate anche fieri!”
Antonio (cominciando a sudare): “Certo, perché la nostra attività…”
Io: “Attività ‘sta cippa! Attivo è chi fa delle cose, mica chi se le racconta e basta! La birra”
Antonio: “…?”
Io: “La birra, non bevi? È vero, non ti ho dato il bicchiere. Te la versi da solo, vero?”
Antonio: “Non ti preoccupare del bicchiere… comunque dicevo che…”
Io: “Sono io che dicevo. E dicevo che francamente vi considero un branco di ragazzini viziati, tutto il tempo a blaterare, e la situazione internazionale, e il socialismo, e la sede di Parigi… Ma che cazzo ve ne fate di una sede a Parigi, si può sapere? E perché non se la pagano i parigini, ‘sta sede, invece di farsela finanziare da voi? Vedi che siete dei mammuzzoni inutili?” (ho detto proprio così, mammuzzoni inutili, ndr)
Antonio (ha i lucciconi negli occhi): “Invece no, ti sbagli, la nostra posizione è…”
Io: “La vostra posizione è a 90! Voi neanche esistete per il mondo! Chi fa esiste, chi parla e basta non serve a nessuno, neanche a se stesso! Si può sapere perché non bevi?”
(Antonio vorrebbe scappare ma non sa come fare. Intanto Gabriele ci guarda tutto contento dal suo seggiolino sospeso al tavolo. Uno show così neanche a Un posto al sole l’aveva mai visto).
Antonio: “No, sono a stomaco vuot… Senti, facciamo così, io ora vado che si è fatto tardi, però un giorno tu vieni in sede, ti faccio parlare con uno degli anziani…”
Io: “Uno degli anziani??? E perché, ti sembra che possa essere interessata? Cos’è, mandano in giro i giovani e poi quando non sapete cosa dire ci spedite dai vecchi?”
(Antonio si chiude il cappotto. È tutto sudato, cammina all’indietro cercando di guadagnare la porta. Probabilmente pensa che sto per picchiarlo. Gabriele se la ride beatamente, guarda il nostro ospite e batte le mani).
Io: “Te ne vai davvero? Sì, in effetti è un po’ tardi… E io non ho ancora cucinato… Comunque lo sai che non riesco a venire da voi, il bimbo dove lo lascio?”
Antonio: “Portalo con te. Ora però devo andare, devo proprio andare. Vado, eh? Ci vediamo il mese prossimo. Ciao!”
È fuori in un baleno. Non mi ha neanche lasciato il giornale. Pazienza, me lo porterà la prossima volta, tanto lo uso per lavarci i vetri.
Gabriele sorride felice. Che sagome, ‘sti comunisti!
18 commenti:
Come l'hai ridotto 'sto povero apprendista. Però deve imparare ad aprire gli occhi.
Te li ricordi quelli di Potere Operaio o di Avanguardia Operaia? Stesso genere.
Quando vuoi, te ne racconto una su P.O.
racconta, racconta, sono qui apposta. per la cronaca, lui non ha smesso di venire a portarmi il giornale, e se ne ha la possibilità si ferma sempre a chicchierare. è un bravo ragazzo, solo un po' giovane :)
Hi, hi, anch'io in un momento di depressione compravo lotta comunista da un povero sfigato che bussava alla mia porta (in un quartiere di fascistoni peraltro e mi sa che ero l'unica nel giro di due chilometri che gli apriva la porta...)
Ma poi si guarisce da soli!
Esilarante..davvero spassoso ti giuro!
Ma credo che la prossima volta sarà meglio che tu beva una coca cola, così magari non scappa via senza neanche lasciarti il giornale!
Con cosa laverai i vetri questo mese eh?
Incosciente!
Miiiii, a me fanno quasi simpatia quando fanno "vendita militante", anche se non ho più voglia di ingaggiare interminabili duelli verbali a colpi di citazioni di Marx, Lenin e Trotzky.
Un tempo, però, ci prendevo gusto, e talvolta si finiva per passare dalle parole alle mani visto che ero schierato tra quei simpaticoni di...Cloruro Liberato.;-)
Per un po te lo dimentichi Lotta Comunista consegnato a casa ;)
Ti rimando al mio post, perchè è lunghino... non per autopubblicità.
L'unica volta che un poveretto di Lotta Comunista è riuscito ad arrivare al mio campanello, gli ho aperto in accappatoio e senza occhiali. Ergo, non vedevo nulla. Non so nemmeno che faccia avesse, magari era anche caruccio, ma era giunto in un momento inopportuno.
Un saluto
Chiara
care chiara, giuliana...Lotta Comunista "non fa niente" per chi non vuol vedere; perche' si pensa che si faccia qualcosa solo se si compare in un salotto televisivo o se si e' al parlamento. Noi ai salotti della tv non ci andiamo, preferiamo il contatto diretto con la classe, con i lavoratori...e il parlamento, ti assicuro e' assolutamente inutile per i salariati , visto che le decisioni vengono prese in altri organismi della borghesia ( FMI, Banca Mondiale e Centrale,...), il parlamento e' solo il luogo di ratifica burocratica e spartizione della spesa pubblica clientelare. Comunque noi interveniamo nei luoghi di lavoro e nel sindacato. Ebbene diffondere il giornale fuori da una fabbrica , da una universita' , in un quartiere e' il lavoro piu' pratico che ci sia perche' permette di portare l'unico giornale comunista, fatto e sostenuto solo da lavoratori, scientifico, agli altri salariati per poter aumentare attivisti e simpatizzanti per essere di piu' nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche. Perche' solo con una forte organizzazione si difendono i lavoratori, non con con i parassiti del parlamento che criticano Berlusconi e poi ( nevitabilemente) praticano in generale la stessa politica ( imposta dall'economia..). Il giornale e' difficile perche' la realta' e' difficile e non banale e non puo' essere spiegata a luoghi comuni e slogan. E ricordatevi che soprattutto bisogna avere le organizzazioni dei lavoratori pronte quando la storia presenta i momenti decisivi. Puo' essere che qualcuno che fa la diffusione sia piu' o meno preparato, piu' o meno timido ,piu'o meno "forte". Ma va apprezzato per l'impegno non comune in questo periodo di apatia e passivita'. Buona lettura di "lotta comunista".
caro anonimo, solo una curiosità: il "contatto con la classe" implica il rimanere anonimi quando si commenta in un blog? ;)
Un nome inserito in internet vale l'altro.
Ora mi firmero Zarida, ma potrebbe essere solo uno pesudonimo ed anonimo può essere uno pseudonimo come un altro.
Pensiamo a quello che si scrive perchè ritengo che il compagno Anonimo abbia lasciato un messaggio chiaro e semplice.
Comunque bel racconto.
zarida, non è un capriccio la mia richiesta di una firma. non mi interessa che sia vera, che questo sia il tuo nome, ma devo sapere come chiamarti, altrimenti mi sembra di parlare al vento.
venendo a lotta comunista. innanzitutto sgombro il campo da qualche malinteso. non volevo offendere antonio. anzi, di questo post gli ho parlato io.
poi. credo che tutti voi siate animati da nobili sentimenti e da grandi ideali, e per questo vi ammiro. tuttavia quello che dici, la vostra azione, non riesco a vederla. quello che vedo sono sindacati allo sfascio, lavoratori privi della benchè minima idea dei loro diritti, e in generale un'umanità rammollita dalle leggi dell'economia. e voi, che non siete nei salotti e in parlamento perchè li schifate, siete terribilmente inefficaci. seguo i tuoi esempi: se è vero che le decisioni vengono prese in altri organismi della borghesia, e se volessi veramente fare qualcosa, portare avanti un progetto, farei lobby in questi organismi. voi no, però, perchè vi fanno schifo. e allora? dove sarebbe l'azione?
userò un esempio preso dalla semiotica per spiegarmi. il linguaggio è formato da strati: il più superficiale è quello che si vede, le parole, i discorsi, i comportamenti; poi c'è quello della narrazione, dove si fissano le regole, la grammatica, la sintassi, l'ordine delle azioni in un racconto o in un progetto; poi c'è l'ultimo, il più profondo, quello più vicino al senso, dove ci sono i valori. per creare un qualunque discorso efficace è necessario fare tutto questo percorso al contrario, partire dai valori, dar loro delle regole di narrazione e infine rivestirlo di parole (e di comportamenti). la mia sensazione è che lotta comunista non lo faccia, questo percorso, e si limiti a rivestire alla bell'e meglio i valori. non ottenendo un discorso efficace, ma solo comprensibile a chi l'ha scritto e a pochi altri.
mi dispiace, zarida, ma non andremo mai da nessuna parte così. e io continuerò a non leggere lotta comunista, perchè continuo a trovarlo illeggibile.
Ciao giuliana, l'altra volta sono stato io a scrivere; volevo mettere un nick, ma il sistema me lo rifiutava ( chiamami "friend"). Alcune osservazioni sulle cose scritte da te.
1- Anche se volessimo essere presenti in istituti come il WTO, o la BCE, e' la borghesia stessa che ce lo impedirebbe: se fossimo li, vorrebbe dire che rappresenteremmo una frazione della borghesia; e non i lavoratori.
2- la cosa fondamentale e' essere indipendenti dal punto di vista di classe, cioe' non dipendere dallo stato o da gruppi economici: solo cosi si e' indipendenti dal punto di vista politico, e noi, scusa la presunzione, siamo gli unici. Gli altri ( tutti!) direttamente o indirettamente sono sostenuti dalla borghesia, da sue frazioni, da sue correnti
3- per essere difesa efficaciemente, la classe ha bisogno di una forte organizzazione radicata in essa e appunto indipendente. Io sono delegato e mi occupo di tutte le questioni "pratiche" di fabbrica( come dici tu), ma mi preoccupo anche di diffondere le idee nostre, perche ' se oggi l'europa ti chiede, nel suo nome, di fare sacrifici su salari e pensioni, un domani ti potra' chiedere ( e lo fara'...) di difenderla con le armi, magari sparando su operai americani e cinesi. Noi, per evitare un'altra carneficina, dovremo essere tanti, forti e organizzati. Ecco a cosa serve tutto quel lavoro che magari a te sembra strano e incomprensibile. E noi lo facciamo col contatto umano ( nei quartieri, in fabbrica , nel sindacato), senza facili e corrotte platee televisive o mass-mediatiche. Sarebbe facile accomdarsi con qualche partito, magari della "sinistra radicale", o con qualche gruppo che fa solo schiamazzo massimalista. Ma la storia ci insegna che ci vuole, serieta', studio, organizazione, indipendenza. Solo cosi si e' forti oggi e domani. Ma il partito va sostenuto e sviluppato. Altrimenti si, come dici te, si fa solo accademia. .
4- Il giornale non e' facile, ma non mi sembri una persona che non riesce a leggere nulla. Dai , un po' di sforzo...un giornale scientifico lo richiede. Buona lettura di lotta comunista!
caro friend, avevo scritto una risposta ricca e articolata, ma il server se l'è mangiata, per cui ci riprovo. ti risponderò punto per punto.
1 - che cosa intendete con borghesia? io sono una lavoratrice ma non un'operaia, e mi pare di essere comunque oggetto delle vostre attenzioni. mi spieghi? non ti sembra una categoria un po' superata?
2 - qualche motivo ci sarà se tutti gli altri si regolano allo stesso modo. saranno tutti delle merde? sono portata a credere di no. credo che la vostra indipendenza sia isolamento, e questo sì che non porta da nessuna parte.
3 - ok sulla necessità di un'organizzazione, molto meno ok sui metodi. quelli a cui oggi vi rivolgete sono gli stessi che fanno schizzare gli ascolti di maria de filippi, non so se mi spiego. quando l'europa chiamerà, lo farà, nella migliore delle ipotesi, da porta a porta, o, nella peggiore, da striscia la notizia. e gli stessi che oggi rispondono a voi domani risponderanno ai vari vespa, fede, e chi più ne ha più ne metta. questo è il paese che abbiamo. è anche quello che ci meritiamo? forse, ma intanto per muoversi qui serve un po' di realismo e forse anche un bagno di umiltà. per inciso: le persone meno organizzate dal punto di vista politico sono gli schiavi delle aziende del media, marketing, comunicazione, pubblicità. capisco che voi le aborriate, ma sono quelli che fanno una quota importante del pil. non vuol dire niente? siamo borghesia e quindi cacca?
4 - grazie, immagino sia un complimento. effettivamente mi capita (quotidianamente) di leggere cosa anche più complicate di lc. solo che ne condivido i principi e le finalità, cosa che non è nel caso di lc.
ti invito a leggere un proseguimento del dibattito su triclinio, l'altro blog su cui scrivo: http://triclinio.blogspot.com/2007/03/tra-il-dire-e-il-fare.html
a presto
Ciao giuliana, sono friend. Mi piaci perche' fai tante domande. Pero' a questo punto devo dirti che per tante risposte ai tuoi quesiti e su tante altre questioni di politica, economia, sindacato, geopolitica, storia...dovresti seguire qualche conferenza o qualche relazione in qualche circolo dove potresti intervenire e fare tutte le osservazioni che vuoi. Vedi, una cosa di cui non siamo innamorati e' proprio il "dialogo" asettico in internet. Non siamo contro la tecnologia, anzi, la usiamo molto. Ma il lavoro politico ( con la P maiuscola) richiede il contatto tra persone. Cioe', in questa fase di passivita', e' utile vedere chi fa un piccolo sforzo per dare una mano in fabbrica, nel sindacato nel circolo. Fare dibattiti virtuali puo' essere interessante ma non portano a nulla di concreto. E malgrado la passivita' imperante, ti assicuro che c'e' chi ha voglia di impegnarsi, di capire, di dare una mano. O anche almeno di sentire in viva voce cos'hanno da dire 'sti comunisti...Per borghesia s'intende la classe detentrice dei mezzi di produzione. Cioe' tutti quei "soggetti" proprietari di "luoghi" dove si produce acciaio, elettricita', scarpe...insomma le merci. La borghesia e' stratificata..fino arrivare alla piccola, tipo commercianti e artigiani. L'altra classe ( la piu' numerosa!) e' quella dei salariati..che va dall'operaio industriale ( il vero lavoratore produttivo..) al'impiegato classico, pubblico o privato. La produzione e' gia socializzata, ma i profitti sono appropriati privatamente. Ai salariati sono lasciati poco piu che briciole ( facendo un conto complessivo, a proposito di pil...). Quando ci saranno crisi generalizzate e internazionali le masse si muoveranno da sole e non sara' "striscia" o la De Filippi a poterle guidare. Quegli elementi si volatilizzeranno. Ci dovra' essere un partito in grado di indirizzarle. Facile? Per niente! Ci vuole un lavoro lungo decenni, per poter intervenire ora ( in fabbrica, nel sindacato, nel luogo di lavoro..) e per essere pronti in quelle fasi.
Certo, se si puo' si usano anche mezzi come radio e tv, ma la borghesia non te li lascia facilmente utlizzare. Sono costosissimi ( che fine hanno fatto le radio "libere" degli anni '70?) e se puo' te li fagocita. Circoli + interventi in fabbrica , sindacato e quartieri e' la cosa che (ora) si puo' fare. Avrai una marea di altri quesiti e di dubbi. Vieni in circolo, ad una relazione, alle conferenze pubbliche. E nel sindacato certamente trovi compagni che si impegnano. E leggi il giornale scientifico. Saluti da friend!
Brava Giuliana, il post è bello anche se alcuni commenti (non i tuoi) di scientifico hanno solo la pallosità. Sono in tantissimi a pensarla come te su certi argomenti. Ancora brava.
ho cancellato il commento precedente perché non era un commento ma un concentrato di insulti gratuiti. questo è uno spazio di confronto, non aperto ad attacchi fini a se stessi. e, come detto sopra, se non ci si firma non si può parlare, per quanto mi riguarda.
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